CRONACA
In gloria di Paolo Villaggio: "Benigni e i soldi. Il topo mangiato da De Andrè. Le mamme killer. La mia vigliaccheria. E Fantozzi non mi fa ridere"
La strepitosa intervista che l'attore scomparso negli scorsi giorni rilasciò parlando a tutto campo della sua vita (e di molto altro): "Vorrei vivere fino all’anno trentamila per avere un’idea esatta sull’origine dell’universo. La più grossa truffa della storia è l’invenzione di Dio"
©Ti-Press / Pablo Gianinazzi
ROMA - Si sono svolti ieri i funerali di Paolo Villaggio. Il grande attore è stato salutato a Roma da centinaia di persone nel corso di una cerimonia laica a cui hanno preso parte parenti, numerosi volti della politica e dello spettacolo, e tantissima gente comune.

 

In questi giorni si è tanto scritto della genialità comica (e non solo) del papà di Fantozzi. Ma Villaggio non è stato solo un attore di successo ma anche un raffinato intellettuale.

 

In una lunga intervista concessa a Diva e Donna, si era speso a tutto campo parlando della sua vita: dagli amici, alla vecchiaia, fino ai pensieri più intimi. Di seguito ne riportiamo alcuni stralci.

 

“La mia è una generazione di parlatori noiosi”

 

“In questi giorni sono a teatro con un monologo. Una specie di predica ai giovani montata su materiali fintamente autobiografici. Fingo anche di commuovermi, se è per questo. Le biografie inventate funzionano. A furia di raccontarle, poi finisce che uno ci crede. Quella mia vera non è per niente entusiasmante”. Le piace stare con i giovani? “Per niente. Mi piacerebbe anche, ma sono loro che non vogliono stare con me. La mia è una generazione di parlatori implacabili, aulici, noiosi”.

 

“La mia vigliaccheria”

 

Se pensa alla sua ormai lunga vita cosa le viene addosso? “La vigliaccheria di non aver mai saputo dire alle persone quello che penso davvero di loro. Ho paura di ferire il prossimo. Non so dire di no. Per questo, mi metto nei casini tremendi”.

 

“Ho avuto due vite”

 

“Io ho avuto due vite. Nella prima ero un fallito. Mio padre andava dal macellaio e diceva: “ho avuto una grande fortuna nella vita, avere un figlio così…”, si voltava e indicava Piero, il mio gemello secchione. Mia madre era possessiva e gelosa. Ha fatto di me e di mio fratello due castrati. Fino a trentaquattro anni non riuscivo a rivolgere la parola a una donna. Poi sono diventato Villaggio e sono state loro che si avvicinavano”.

 

“Fantozzi non mi fa ridere”

 

Fantozzi la fa ridere? “I film no, non li guardo proprio. I libri, quando li sfoglio, mi sembrano scritti da un altro. Le rare volte che li guardo, vedo solo gli errori. Rifarei tutto quello che ho fatto, film e libri. Nel senso che rimetterei le mani su tutto”. “Benigni e i soldi”

 

“Benigni è sempre fuori le righe, un clown euforico. Solo quando parla di soldi con la moglie diventa serissimo. Cambia voce, faccia. Esce il contadino che è in lui. Un grandissimo, Benigni, anche se non lascia nulla di scritto”.

 


“Fabrizio De Andrè e il topo mangiato”

 

“Fabrizio De Andrè era un’intelligenza speciale. Era molto divertente. Trent’anni passati insieme. Nella vita era simile a Tognazzi, terribilmente autodistruttivo, si sminuiva anche lui. “Sono uno stronzo”, diceva sempre. Appena è morto, l’hanno santificato. Ho invidiato molto i suoi funerali, tutta quella gente. Andai a trovarlo all’ospedale che non era più lui, gonfio, senza capelli. “Hei”, mi fa, “smonta quella faccia, lo so benissimo che sono al capolinea… Voglio solo che tu, dopo, dica alla gente che non sono un menestrello, un cantautore, ma un grande poeta”. Furono le sue ultime parole. Esagerato e vanitoso. Ricordo una notte di tregenda a casa di un amico che si chiamava “il paralitico” perché era paralitico. Raschiano alla porta, entra un gatto che vomita un topo morto. Urla delle ragazze. Orrore. Lui si alza e fa: “Se mi date ventimila lire, me lo mangio”. Gigi Rizzi, il playboy della Bardot: “Te li do io”. Fabrizio afferra i soldi, se li mette nel taschino, respira profondo e morsica il topo. “Non lo mangio, perché non ho più fame”. Faceva cose da debosciato”

 

“Nella mia vita ho scialato tanto”

 

“Nella mia vita ho scialato tanto, speso tutto. “Viaggi ovunque, Seychelles, Maldive, Turchia, Spagna, Londra, Americhe, aerei privati, con più ospiti a bordo, alberghi di lusso”.

 


“i cocainomani sono dei cretini”

 

“Per quello che mi risulta i cocainomani sono dei cretini. Tutti i viziosi sono gente mediocre. Hanno bisogno di altro per sopportare se stessi”.

 

“Le mamme assassine”

 

“Io salutista? Per niente. Ho assunto nella mia vita quantità letali di salame di felino. Quello che ho ingurgitato fino ai quaranta mi ha provocato danni irreversibili. Il grasso di maiale fa più guasti alle coronarie della cocaina. Penso a certe mamme assassine. Alle cofane di tagliatelle che portavano a tavola. Tutti quelli della mia generazione sono malati di cofanismo. Nelle scuole dovrebbero insegnare dietetica al posto della religione. Nel 2100 ci saranno agenti speciali all’entrata dei ristoranti per pesare i ciccioni e umiliarli davanti a tutti”.

 

“Vorrei vivere fino al trentamila”

 

“Vorrei vivere fino all’anno trentamila per avere un’idea esatta sull’origine dell’universo. La più grossa truffa della storia è l’invenzione di Dio. L’ultimo libro del Papa sulla resurrezione di Cristo è ridicolo”.

 

“Mi pento delle cose che ho fatto”

 

“Mi pento delle cose che ho fatto. Ricordo una trasmissione oscena con Mara Venier, ma prendevo ventiquattro mila euro a puntata per lavorare dieci minuti”.I soldi giustificano tutto? “No, se poi invece di accumularli li spendi tutti. Tornassi indietro farei meno stronzate. Ho fatto una serie di film atroci tipo “I pompieri”, “Scuola di ladri”. Mi davano anche due miliardi a film. Invecchiando, faccio meno stronzate e guadagno in autorità”.

 

“Gli uomini sono come i cani”

 

“Gli uomini sono come i cani: vanno avanti fino a una certa età e poi crollano di colpo. E’ l’invecchiamento a picco. Io sento le prime avvisaglie, l’avvicinamento dell’inefficienza. Si diventa impotenti, sordi, ci vedi male, hai delle lacerazioni di memoria”.

 

“La vecchiaia e la cattiveria”

 

Si dice che i vecchi sono cattivi perché non hanno più niente da perdere. “Lo dice chi confonde la cattiveria con il dire la verità, lusso che pochi si concedono. Gassman diceva sempre quello che pensava e io pure. La cosa disorienta. Ma perché, era forse buono Alberto Sordi? Sordi era una carogna, Eduardo anche”.

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