CRONACA
L'agente definito 'infiltrato di Unia in Argo1' non lavora più al centro per rifugiati di Camorino. Il direttore di Securitas: "In accordo con il DSS abbiamo deciso, a titolo cautelativo, di non impiegarlo lì. E per ora un suo ricollocamento risulta diffi
È una delle tante code di Argo1. Una coda legata ai recenti sviluppi mediatici del caso. Da quando il suo nome è stato fatto dal Corriere del Ticino, scrive oggi LaRegione, l’ex agente di Argo passato alla Securitas dopo lo scoppio del caso, non lavora più al Centro per richiedenti l’asilo di Camorino
Foto: TiPress/Gabriele Putzu
BELLINZONA – È una delle tante code di Argo1. Una coda legata ai recenti sviluppi mediatici del caso. Da quando il suo nome è stato fatto dal
, scrive oggi LaRegione, l’ex agente di Argo passato alla Securitas dopo lo scoppio del caso, non lavora più al Centro per richiedenti l’asilo di Camorino.

Lo ha dichiarato il direttore dell’agenzia, Stefano Moro: “Di comune accordo con il Dipartimento della sanità e della socialità abbiamo deciso, a titolo cautelativo, di non impiegarlo al centro di Camorino, finché la fattispecie non sarà chiarita.
, gli si addebita di aver trafugato informazioni e vogliamo mantenere una certa riservatezza, a tutela di chi abita al Centro richiedenti”.

Moro ha aggiunto che al momento un ricollocamento all’interno dell’agenzia dell’agente risulta difficile in quanto sono terminati alcuni mandati, il principale quello della sorveglianza del Centro nell’ex caserma di Losone, “e quindi abbiamo un certo esubero di personale”.

Il Corriere aveva definito l’agente un “infiltrato di Unia in Argo 1”, e “la mente nel procacciare documentazione nella ditta diretta da Marco Sansonetti”.

Il direttore di Securitas ha dichiarato ancora a LaRegione: “Non ho nulla contro i sindacati, o il fatto che i dipendenti siano affiliati al sindacato. Ci mancherebbe. Peraltro l’agente ha negato ogni addebito, compreso il fatto di risiedere in Italia”.

La Regione ha chiesto spiegazioni anche a Renato Bernasconi, direttore della Divisione dell’azione sociale del DSS, che ha risposto: “Mi risulta che, a seguito delle informazioni apprese dalla stampa, Securitas abbia preso la decisione di non più impiegare temporaneamente e a titolo cautelativo l’agente presso il Centro richiedenti l’asilo di Camorino. La stessa – scrive ancora Bernasconi – è stata da me condivisa”.

Unia sta valutando con l’avvocato se ci sono gli estremi per ricorrere contro il provvedimento. Intanto, ieri il Partito socialista ha scritto in una nota stampa: “Non è accettabile che dei lavoratori che denunciano delle malversazioni e delle irregolarità al proprio sindacato vengano definiti “infiltrati”, né che il lavoro sindacale di Unia sia descritto alla stregua di entità o di organizzazioni che nulla hanno a che fare con l’attività e il lavoro di un sindacato”.

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