I furbetti dei super alcolici... Dopo il blitz di polizia nel Locarnese, ecco come la Regia federale dell'alcol smaschera gli illeciti. E quali sono le conseguenze per chi sgarra. Tre locali nel mirino, uno dei quali aveva 90 bottiglie acquistate all'este
Sergio Peverelli, responsabile del settore 1 della Regia, che comprende il Ticino e valli italofone del Grigioni, ritiene che l’acquisto di super alcolici in Italia sia un fenomeno abbastanza diffuso tra gli esercenti: nel 15% dei controlli vengono infatti scoperti dei furbetti
BELLINZONA - Martedì scorso
Vale a dire importati direttamente, eludendo l’IVA e la tassa sugli alcolici. È uno degli illeciti constatati dalla Polizia, nell’ambito del controllo effettuato su dodici locali pubblici del Locarnese, controllo al quale hanno preso parte anche gli ispettori della Regia federale dell’alcol.
Sergio Peverelli, responsabile del settore 1 della Regia, che comprende il Ticino e valli italofone del Grigioni, ritiene che l’acquisto di super alcolici in Italia sia un fenomeno abbastanza diffuso tra gli esercenti: nel 15% dei controlli vengono infatti scoperti dei furbetti.
Questi casi profilano un’infrazione alla legge federale sull’alcol e a quella sulle dogane. C’è chi pensa che rischiare convenga, considerato che su ogni litro di alcol acquistato in Svizzera grava una tassa di 29 franchi, e se prendiamo un super alcolico oggi molto diffuso, come il gin, che ha un tenore vicino al 50%, possiamo stimare che il risparmio su una bottiglia è di circa 15 franchi.
Ora la Regia federale verificherà i casi nel dettaglio: il sequestro delle bottiglie è solo un atto provvisorio, nell’ambito di una procedura penale amministrativa, in attesa di verifiche sulla contabilità dei locali, per stabilire quante bottiglie acquistate all’estero siano state messe in commercio negli ultimi sette anni. Poi verrà quantificata la multa, che di solito ammonta al doppio della tassa elusa.
I locali coinvolti sono tre sui dodici controllati, e in uno dei tre sono state trovate una novantina di bottiglie di provenienza estera. Il che significa che l’illecito era una regola e non un eccezione…
Peverelli spiega che tre sono i sistemi di controllo. “Se acquisto un super alcolico italiano e lo rivendo a livello commerciale deve sempre figurare chi l’ha importato e sdoganato: a volte c’è il nome dell’importatore sull’etichetta, in altri casi un numero in codice che forniamo noi come Regia”.
Un secondo sistema di controllo si basa sulla contabilità: “L’esercente – spiega Peverelli - deve sempre conservare le pezze giustificative, e se acquista prodotti all’estero deve avere la prova dello sdoganamento, perché la franchigia è limitata al consumo privato dei super alcolici e non a quello commerciale”.
C’è infine un terzo sistema di controllo: alcuni prodotti hanno gradazioni alcoliche diverse da paese a paese: il Campari venduto in Italia, per esempio, contiene il 25% di alcol mentre quello destinato al mercato elvetico solo il 23 %. “Ma queste differenze – aggiunge Peverelli – sono sempre più rare, perché c’è una tendenza alla standardizzazione dei prodotti”.
Poi rimane sempre, di fronte a un fondato sospetto, la possibilità di effettuare analisi chimiche, per scoprire, per esempio, se un esercente furbetto spaccia grappa estera per nostrana…