Addio a Stephen Hawking, lo scienziato della "teoria del tutto". Il tributo commosso di Manuele Bertoli: "Ignorare la sua morte significherebbe non dare credito a una persona eccezionale che ci ha fatto sognare e aperto le porte della mente"
Nato a Oxford nel 1942, lo scienziato britannico è riuscito a crearsi una reputazione di livello mondiale grazie ai suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologica quantistica e sull’origine dell’universo
CAMBRIDGE - Stephen Hawking è morto all’età di 76 anni nella sua casa a Cambridge. L’annuncio del decesso dell’astrofisico, cosmologo e matematico di fama mondiale è stato dato dal portavoce della famiglia.
Nato a Oxford nel 1942, lo scienziato britannico è riuscito a crearsi una reputazione di livello mondiale grazie ai suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologica quantistica e sull’origine dell’universo, ma anche per le pungenti battute come “la vita sarebbe tragica se non fosse divertente” e “il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza”.
Nonostante fosse vincolato all’immobilità a causa di una malattia del motoneurone, costretto a muoversi in sedia a rotelle e parlare attraverso un sintetizzatore vocale, Hawking non ha mai rinunciato ad apparizioni in documentari e trasmissioni televisive, diventando un’icona della scienza moderna.
La vita e la carriera del celebre matematico è stata fonte d’ispirazione per registi cinematografici, compreso James Marsch che, in collaborazione con l’ex moglie e i suoi tre figli, ha portato al cinema “La teoria del tutto” nel 2014.
Stephen Hawking è stato anche titolare della cattedra lucasiana di matematica all’Università di Cambridge dal 1979 al 2009 ed era tuttora direttore del Dipartimento di Matematica Applicata e Fisica Teorica sempre nel capoluogo della Contea del Cambridgeshire.
Nel 2009 ricevette anche la Medaglia presidenziale della libertà dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
A ricordare la brillante carriera dell’astrofisico c’è stato anche il pensiero del presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli.
“Ignorare la morte di Stephen Hawking – scrive Bertoli su Facebbok - significherebbe dimenticare di commemorare un fisico visionario e un grande scienziato, ma soprattutto non dare credito a una persona eccezionale che ci ha fatto sognare, aprendoci le porte della mente”.
E aggiunge: “Hawking ha vinto le sue stesse barriere fisiche, ricordando a milioni di persone le incredibili potenzialità dell'essere umano. Ci ha insegnato che la grandezza che ci circonda può essere parte di noi e può essere in parte compresa. Ora Stephen è polvere di stelle, le stelle che ci ha insegnato ad amare. Buon viaggio, Stephen”.