La guida alpina Massimo Bognuda dopo la tragedia sulla Pigne d'Arolla: "Castiglioni era una persona perbene. L'effetto "whiteout" è tremendo, non si riesce a vedere nulla. Si parte sempre preparati a tutto ma poi...."
"Al giorno d'oggi la tendenza è quella di andare sulle Alpi con il minimo indispensabile, ma è sbagliato: meglio avere qualcosa in più che qualcosa in meno. Cosa avrei fatto in una situazione del genere? Avrei provato a scendere il più velocemente possibile...."
Ti-Press / Francesca Agosta
LODRINO – La spedizione finita in tragedia sulla Pigne d'Arolla, in Vallese, tra domenica e lunedì sta commuovendo tutto il mondo dell'alpinismo.
Sono sette gli escursionisti che hanno perso la vita durante la traversata Charmoix-Zermatt, in seguito a una tempesta che ha costretto all'addiaccio per un'intera notte la comitiva composta principalmente da italiani.
Tra le vittime figura anche Mario Castiglioni, contitolare della MLG Mountain Guide, l'agenzia di trekking con sede a Chiasso che ha organizzato l'escursione in Vallese. Sulla montagna è morta anche sua moglie, di origine bulgare, con cui Castiglioni viveva in Valle di Muggio.
"Mario era una persona perbene – racconta Massimo Bognuda, responsabile del gruppo Guide Alpine Ticino –, anche se non lo conoscevo di persona. Non faceva parte del nostro gruppo, ma l'ho incrociato in svariate occasioni. Non posso che essere scosso e dispiaciuto per quanto successo...".
A recitare un ruolo decisivo nel triste epilogo della traversata è stato l' "effetto whiteout": una tremenda bufera di neve e vento gelido capace di ridurre la visibilità da 200 a 0 metri in pochi secondi. "In quelle, disperate, condizioni – continua Bognuda – è praticamente impossibile riuscire a vedere quello che hai davanti. Perdi completamente il senso dell'orientamento, ti sembra tutto piatto e proseguire il cammino è realmente difficile".
L’esperta guida alpina ticinese spiega a quale metodo affidarsi per sopravvivere al "whiteout". "Personalmente, consiglio l'uso di una corda di cinque/sei metri da attaccare al bastoncino da sci. La si lancia in avanti in modo tale da riuscire a intuire il rilievo del terreno. Probabilmente, in certi casi, può non bastare, ma si tratta sicuramente di un aiuto in più".
Tommaso Piccioli – uno dei sopravvissuti alla tragedia sull'Haute Route – ha raccontato al Tg3 di essere stato sempre sveglio e in movimento durante la notte, altrimenti "c’è poco da fare, l'ipotermia ti prende e ti uccide".
Massimo Bognuda concorda con Piccioli. "L'esperienza, in quelle condizioni, è fondamentale. Devi sapere come muoverti, cosa fare in determinati casi e anche essere pronto all’imprevisto".
E aggiunge: "A mio avviso, chi intende partecipare a delle escursioni deve essere assolutamente autosufficiente: non possono mancare, infatti, vestiti caldi, una pala decente, una piccozza e soprattutto un sacco da bivacco. Al giorno d'oggi la tendenza è quella di andare sulle Alpi con il minimo indispensabile, ma è sbagliato: meglio avere qualcosa in più che qualcosa in meno".
"Cosa avrei fatto in una situazione come quella di Arolla? Difficilissimo dirlo, in montagna possono capitare un sacco di imprevisti che complicano le cose. Cosa è successo realmente non lo so, ma io avrei cercato di scendere di quota il più velocemente possibile".
Quanto successo in Vallese – malgrado la solidarietà verso i colleghi – non spegne la fiammella della passione per le escursioni di Bognuda. "Gli incidenti succedono e succederanno sempre, purtroppo. Si parte sempre preparati a tutto, ma non sai mai quello che può capitare...".