CRONACA
"Hai vinto, ma prima devi versare un anticipo". Società con sede a Chiasso al centro di un vasto procedimento penale per "truffa dell'anticipo"
Nell'ambito dell'inchiesta sono state interrogate diverse persone nei cui confronti si ipotizzano i reati di truffa per mestiere e riciclaggio di denaro. Al vaglio degli inquirenti vi è la posizione di altre persone, alcune delle quali risultano risiedere all'estero
© Keystone / Ti-Press / Gabriele Putzu
CHIASSO – Inviava lettere in cui annunciava una vincita importante da riscuotere soltanto dopo aver incassato un anticipo, maa il premio non arrivava mai.

Una società con sede a Chiasso, comunicano il Ministero pubblico e la Polizia cantonale, è al centro della "truffa dell’anticipo", oggetto di un vasto procedimento penale.

"L'indagine – fa sapere la polizia – ruota in particolare attorno a una serie di invii di materiale cartaceo in cui si annuncia una vincita importante che potrà essere incassata una volta versato un anticipo. Il meccanismo del raggiro, in base alle ricostruzioni, ricalca insomma quello noto come "truffa dell'anticipo": si versa del denaro con la convinzione di ricevere importi maggiori o premi di valore destinati in realtà a mai arrivare".

"Queste lettere – prosegue la nota stampa – venivano recapitate in numerosi Paesi europei all'indirizzo soprattutto di persone di una certa età. Punto di smistamento e crocevia degli invii sarebbe stata proprio la società di Chiasso".

Nell'ambito dell’inchiesta sono state interrogate diverse persone nei cui confronti si ipotizzano i reati di truffa per mestiere e riciclaggio di denaro.

Al vaglio degli inquirenti vi è la posizione di altre persone, alcune delle quali risultano risiedere all'estero.

Considerato che gli atti sinora esperiti hanno permesso di evidenziare un raggiro di dimensioni piuttosto estese e di sequestrare un'ingente mole di materiale, ulteriori accertamenti saranno eseguiti nel corso delle settimane a venire.

L'inchiesta, su cui non verranno fornite altre informazioni, è coordinata dalla Procuratrice pubblica supplente Cinzia Luzzi.
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