L'ex allenatore di Bellinzona, Chiasso, Locarno e Lugano ha festeggiato il suo sessantesimo compleanno. "Diatriba Team Ticino-Lugano? Deve essere trovato un accordo per valorizzare i nostri giovani"
LOSONE – Da quando Paul Schönwetter è arrivato in Ticino dalla Germania per vestire la maglia del Locarno (gennaio 1985), di anni ne sono passati e tante cose sono cambiate, ma non “l’amore che provo per il Ticino”.
“Pauli” – così lo chiamano tutti – ha da pochi giorni spento le sessanta candeline, ma del calcio e del nostro Cantone non smette di esserne innamorato. “Sono 33 anni – racconta a Liberatv – che sono in Ticino. E devo dire che mi sono sempre sentito a casa. Anzi, mi sento più ticinese di alcuni che lo sono davvero”.
Dopo aver militato nel Locarno per otto stagioni (93 presenze e 25 reti con le “Bianche casacche” ndr), Schönwetter ha intrapreso la carriera d’allenatore. Tre anni al Maggia per “fare gavetta”, poi la scalata verso palcoscenici di tutto rispetto: Locarno, Baden, Bellinzona, Chiasso, Lugano e poi Arbedo e ancora al Lido. Già, perché – come canta Antonello Venditti – “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
“Pauli” fa un tuffo nel passato e vede “una carriera soddisfacente”. “Credo – afferma – di aver fatto cose egregie, sia da calciatore che da allenatore”.
Cosa avrebbe fatto diversamente? “Mah, difficile dirlo. Però forse ho perso qualche treno pur di restare in Ticino. Ecco forse, col senno di poi, sarei dovuto essere meno fedele ai club in cui sono stato, ma purtroppo non fa parte di me”.
Di andare pazzo per il Ticino, Schönwetter l’ha scoperto “quando sono andato a Baden ad allenare”. “È come – ci racconta – se mancasse qualcosa dentro di me”.
Secondo l’ex allenatore di Bellinzona, Chiasso, Lugano e Locarno, “il calcio ticinese è cambiato parecchio”. “Quando arrivai a giocare a Locarno c’erano 5 (su 16) squadre in quella che ora è la Challenge League. Ora invece c’è una scala gerarchica abbastanza chiara”.
Paul Schönwetter ha dato tanto al calcio ticinese e viceversa. Ma è al Lido di Locarno che il 60enne tedesco ha lasciato un pezzo di cuore. “Il fallimento del Locarno è una storia triste, una disfatta incredibile. Ma voglio complimentarmi con chi si sta impegnando per farlo rinascere, non è un gioco da ragazzi”.
L’ex centrocampista ha un solo grande rammarico nella sua carriera. “Era il 2001 e fui incarico di guidare il Bellinzona. Eravamo senza giocatori, quindi aiutai la società a ingaggiare qualche giocatore che potesse aiutarci. Dopo poche settimane fui cacciato perché il club cambiò dirigenza. È una ferita che mi fa ancora male oggi perché reputo che mi sia stato tolto qualcosa di mio senza darmi il tempo per lavorare. Ecco, quello è stato uno dei pochi casi in cui ho pianto di rabbia”.
Paul ha espresso la sua opinione anche sulla diatriba tra Team Ticino e FC Lugano. “Non conosco perfettamente la situazione quindi non mi permetto di giudicare. Reputo, però, che Team Ticino, Lugano e Federazione Ticinese di Calcio debbano trovare una soluzione che possa permettere ai nostri giovani di crescere in modo sereno”.
Prima di congedarsi, Paul si scusa, ci saluta e ci ringrazia. Deve andare “ad allenare i ragazzi della Selezione cantonale U13”. In fin dei conti “senza calcio non so stare”.