Il sindacato svizzero dei massmedia polemico contro i vertici della radiotelevisione pubblica per la mancata nomina del nuovo capo del Dipartimento "Cultura e societĂ "
COMANO - “Possibile che tra tutto il personale della RSI non vi fosse nessuno capace di assumere quel compito?”.
La sintesi della critica del sindacato svizzero dei massmedia (SSM) ai vertici della radiotelevisione pubblica, è tutta in questa frase estrapolata dalla presa di posizione inviata alla CORSI. Una presa di posizione che commenta con toni molto duri la mancata designazione del nuovo capo Dipartimento “Cultura e società ”. Un nuovo Dipartimento mammut che raggruppa sotto un unico cappello tutti i programmi di intrattenimento e di cultura prodotti dalla radiotelevisione pubblica.
Del caso vi avevamo riferito nelle scorse settimane (leggi articolo correlato), raccontando del concorso andato a vuoto per quel posto assai ambito. E della conseguente decisione da parte dei vertici della RSI e della CORSI di intraprendere la via della ricerca mirata per individuare finalmente il candidato ideale. Niente piĂą concorso, dunque. Una scelta che, come leggeremo, fa storcere il naso all’SSM. Ma andiamo con ordine.Â
Â
“Dopo oltre un anno dall’annuncio della creazione del nuovo super dipartimento - scrive il sindacato - in un momento nel quale il personale vive una situazione di grande inquietudine per l’avvenire dell’azienda al centro di un piano di ristrutturazione dagli obiettivi incerti, Direzione e CORSI lanciano così un nuovo messaggio contraddittorio e preoccupante. Fin dall’inizio il GCR ha criticato le modalità con le quali è stato elaborato il progetto di nuovo dipartimento e l’assenza di contenuti e di visione per il futuro che vi stanno alla base. A tutto questo ora si aggiunge il fatto che nonostante il lungo tempo passato dall’ideazione, e a fronte di un annunciato inizio previsto per il primo gennaio 2019, il nuovo dipartimento non ha ancora un responsabile”.
Â
“Questo - si legge ancora nella presa di posizione dell’SSM - non fa che aumentare il senso di precarietà che colleghi e colleghe vivono ogni giorno e solleva un interrogativo maggiore: possibile che tra tutto il personale della RSI non vi fosse nessuno capace di assumere questo compito? Ora il percorso che porterà alla scelta del nuovo responsabile verrà sottratto al meccanismo del concorso pubblico, rendendolo ancora meno trasparente e più sensibile alle dinamiche di carattere politico”.
“Un’altra occasione persa per ridare slancio a due dipartimenti in profonda crisi di identità ”, l’amara conclusione del sindacato.