CRONACA
Cartoline dal Vaticano... Il comandante Matteo Cocchi racconta l'impegno della Polizia per le Guardie del Papa
Il comandante: "Pur non costituendo un corridoio preferenziale, l’esperienza acquisita nella Guardia Svizzera Pontificia, è sicuramente un valore aggiunto alle qualità richieste ad un agente di Polizia"
Foto: TiPress

BELLNZONA – Lunedì scorso, 6 maggio, anniversario del Sacco di Roma, avvenuto il 6 maggio del 1527, il comandante della Polizia cantonale, Matteo Cocchi, ha partecipato, insieme a una delegazione di politici e rappresentanti delle istituzioni ticinesi, alla cerimonia di giuramento delle nuove Guardie Svizzere Pontificie.

Comandante, immaginiamo che il viaggio al Vaticano sia stato un’occasione per rinsaldare ulteriormente la collaborazione tra Polizia cantonale e Guardie Svizzere avviata nel 2016…

 

Certo, la cornice dell’edizione 2019 del Giuramento, della quale il Ticino era Cantone ospite, ha rivestito una particolare valenza anche alla luce dell’attività di collaborazione tra la nostra Polizia cantonale e la Guardia Pontificia Svizzera, collaborazione che oggi si può definire consolidata. I differenti moduli di formazione che si sono svolti negli ultimi anni in Ticino, sotto la direzione e la supervisione di istruttori del nostro Corpo, è riconosciuta come altamente professionale. Un fattore sottolineato in modo ufficiale da parte del Comandante della Guardia, Christoph Graf, nel corso dei festeggiamenti, e che sicuramente costituisce per noi un motivo di soddisfazione. Un ringraziamento va a coloro che negli anni hanno creduto in questo progetto, che grazie allo spirito propositivo che ci contraddistingue, ha raggiunto lo scopo di ulteriormente affinare talune attività nell’ambito della sicurezza del Santo Padre.

 

Una collaborazione che coinvolge anche il comando della Forze Speciali dell’Esercito. Come vi coordinate?

 

La collaborazione con l’Esercito e in particolare il Comando delle Forze Speciali di stanza al Monte Ceneri, ci permette di poter effettuare tutte le attività di addestramento sulla piazza d’armi di Isone. Luogo ideale per i contenuti che vengono trattati sull’arco delle 4 settimane di corso. Ma la collaborazione non è legata solo a questa attività: si estende ad altri ambiti formativi a conferma gli ottimi rapporti affinati negli anni tra Esercito e Polizia. Questo gioco di squadra ci permette di poter usufruire di infrastrutture moderne e funzionali.

 

Chi segue la carriera di Guardia pontificia può trovare sbocchi futuri nella Polizia cantonale?

 

Certo, nei nostri ranghi ci sono diversi agenti che hanno prestato servizio in Vaticano. Pur non costituendo un corridoio preferenziale, l’esperienza acquisita nella Guardia Svizzera Pontificia, è sicuramente un valore aggiunto alle qualità richieste ad un agente di Polizia. Disciplina, valori, senso del dovere e predisposizione particolare ad attività fuori dal comune, sono alcuni degli elementi che possono ben rientrare nel profilo di un gendarme.

 

Ci sono altri progetti futuri nell’ambito della collaborazione?

 

Per quanto riguarda la formazione di base, si può affermare che quanto messo in campo è da considerarsi come un caposaldo della formazione delle future Guardie Pontificie. A conferma di ciò, attualmente il Comando di Roma sta affinando un ulteriore progetto in collaborazione con la Sezione formazione della Polizia cantonale allo scopo di allineare i concetti formativi, erogati in Ticino, anche al resto degli alabardieri. Attività questa che si può indentificare come “continua” e che permetterà quindi in futuro di introdurre novità tecniche e tattiche relative all’impiego di Polizia. Accorgimenti che potranno essere aggiornati proprio in ragione dell’evoluzione che si rileva anche in questo importante ambito. 

Nella gallery, oltre agli gli alabardieri ticinesi Crivelli, Gianoni e Curkovic, Cocchi insieme al sergente istruttore Guillaume Favre, che annualmente segue le reclute durante i corsi svolti in Ticino.

 

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