Il 44enne, da dicembre dietro le sbarre, ha scritto al Caffè e si dice distrutto dalla detenzione e dagli psicofarmaci
MENDRISIO - Non ho ucciso nessun paziente. A parlare, per la prima volta, è l’ex infermiere dell’OBV in carcere dallo scorso dicembre con l’accusa di omicidio intenzionale. L’uomo, 44 anni e per 22 impiegato presso l’ospedale di Mendrisio, ha scritto una lettera al Caffè per spiegare la sua posizione rispetto alle accuse mossegli dalla Procura e non solo.
Il domenicale lo definisce, infatti, “uno sfogo”, poiché l’ex infermiere introduce nella sua lettera anche elementi di carattere personale, come vedremo. Degli elementi dell’inchiesta, condotta dal Procuratore Nicola Respini, evidentemente non può dir molto, essendo tuttora in corsa. Un’indagine, ricordiamo, partita con l’accusa di lesioni semplici reiterate in vie di fatto e tentate lesioni gravi a tre pazienti. E poi, qualche settimana dopo, sconfinata nell’omicidio intenzionale: il 44enne infatti è sospettato di aver provocato la morte di tre, forse cinque, pazienti in fase terminale, alterando la dose dei farmaci.
L’ex infermiere, nella lettera al Caffè, dice di essere distrutto psicologicamente, di aver perso tutto. Oltre alla casa, amicizie e affetti. L’uomo ha parzialmente ritrattato le sue iniziali ammissioni, sostenendo di non essere stato completamente lucido perché sotto psicofarmaci. Il 44enne scrive altresì di aver segnalato alla Procura metodi di interrogatorio da parte della polizia inaccettabili dal suo punto di vista. Vere e proprie minacce che hanno invaso, così lui ritiene, la sua sfera più intima.
L’uomo ammette soltanto di essere stato almeno in un episodio un po’ brusco nei confronti di un’anziana paziente. Ma non ha né picchiato né ucciso nessuno, ribadisce.