Dura presa di posizione dell'assemblea del CSOA il Molino: "Vogliamo continuare a sperimentare, a sostenere e a praticare autogestione, solidarietà, conflitto, culture dal basso e dignità per tutte e tutti"
LUGANO – “Non è arrivata la disdetta promessa. Al suo posto, il 27 maggio scorso è giunto invece, tramite letterina non intestata e titolata “Un gruppo di lavoro per la ricerca di una sede al centro sociale”, l'invito a incontrare un “puntuale gruppo di lavoro”, designato da Cantone e Comune, “per iniziare a valutare la situazione ex Macello e di riflesso la vostra posizione”.
È una presa di posizione chiara e dura quella dell’ assemblea del CSOA il Molino in merito alla proposta del Comune di Lugano e del Cantone che i molinari definiscono “l’ennesima proposta senza senso”.
“Se non si conoscesse la storia e il passato – si legge nel comunicato – potrebbe sembrare una parvenza di apertura. Conoscendola e avendola vissuta intensamente e ripetutamente sulla nostra pelle, nient'altro, invece, che una chiara provocazione. O altresì detto: l'ennesima proposta senza senso”.
“I mandanti della missiva – continua la nota – precisano che, per partire con il “giusto approccio”, ritengono fondamentale incontrare una nostra “delegazione di 2-3 elementi»”(tanto per stabilire loro le loro regole del gioco) per “un coinvolgimento inteso a capire le nostre riflessioni sulla situazione”, convocandoci a un primo appuntamento che “avverrà giovedì 13 giugno presso il grottino (!) comunale di Viganello””.
E ancora: “Si dicono inoltre “certi della nostra partecipazione” (non vi è altra opzione d'altronde, vero?) per poi confondere le acque, in un'intervista rilasciata al quotidiano laRegione dal firmatario della missiva Fabio Schnellmann, nella quale - ribadendo che sembrava loro “un passo dovuto e che sarebbe stato fuori luogo decidere o proporre soluzioni senza interpellare l'interlocutore per capire le sue esigenze» (ah già, improvvisamente esistiamo pure noi..) - indicano la data del 14 giugno come proposta dell'incontro (svista giornalistica? Altro?). Ossia un giorno dopo la data indicata nella suddetta letterina”.
“A tutto questo, l'Assemblea del CSOA il Molino ribadisce quanto segue:
– per eventuali dubbi sulle nostre intenzioni rimandiamo, se mai se ne fossero dimenticati, al comunicato del 16 maggio 2019 "Con i soldi si risolve tutto, o quasi..."
– a scanso di equivoci, il 14 giugno, saremo e parteciperemo allo sciopero femminista, con il quale solidarizziamo. Proporre tale data denota invece la chiara natura maschio-menefreghista dell'esecutivo cittadino. Di fatto una chiara proposta indecente.
– e tanto per ridondare sulla lunga serie di «proposte indecenti» del municipio, come dimenticare il recente lancio di LuganoMarittima (chiaramente a pagamento!), o il comizio neofascista di lunedì 10 giugno, organizzato dal redivivo Roger Etter e ospitato, guarda caso ancora, sulle rive del Ceresio.
– ricordiamo per i/le più distratte a scanso di equivoci, che da ben 23 anni il Molino comunica, parla e descrive le proprie esigenze: sia nei numerosi incontri avvenuti con municipio e Governo, sia negli innumerevoli progetti, documenti e comunicati emessi e ben noti – si presume - sia al Signor Schnellmann (da anni il supposto “interlocutore” del CSOA) sia al sindaco Borradori (già rappresentante del CdS nel post sgombero del maglio) che al vicesceriffo Bertini.
– allo stesso modo ci permettiamo di ricordare che già 5 anni fa, a uno degli ultimi incontri avuti - con le tre astute “Old Fox” di cui sopra presenti – sviscerammo, su loro richiesta e per l'ennesima volta nel dettaglio, le nostre esigenze. Risultato? Di fronte al vuoto totale e alla presa in giro generale («non vi elenchiamo le proposte di sedi alternative perché non ce le vogliamo giocare»), decidemmo di uscire definitivamente dalle trattative e dall'inutile, stagnante e ridondante mancanza di serietà.
– infine proporre un incontro - ancora una volta tramite stampa per aumentare la pressione - senza indicare su quali temi e con quali entità ci dovremmo confrontare, non fa altro che confermare le nostre sensazioni di indecenza. Così come la presenza di un poliziotto come rappresentante del cantone dimostra che del processo d'autogestione, non hanno ancora capito niente (nel senso.. come si fa a “discutere” con un rappresentante delle forze dell'ordine, lo stesso esecutore dello stato securitario al quale da sempre ci opponiamo?).
Per tutto questo e altro ancora - ma a sto giro preferiamo non dilungarci che poi ci dicono che i nostri comunicati sono chilometrici – ci sentiamo, serenamente, di rimandare al mittente la provocazione e l'invito.
E per favore non diteci che "allora avevamo ragione, guardate come sono brutti e cattivi le molinare e i molinari che non vogliono dialogare". No, quello che non vogliamo è soprattutto essere presi in giro. E men che meno dai padri padroni di questa città! Quello che vogliamo è invece continuare a sperimentare, a sostenere e a praticare autogestione, solidarietà, conflitto, culture dal basso e dignità per tutte e tutti. E vogliamo continuare a farlo, nell'apertura, nel dialogo e nel confronto costante, negli spazi da noi al momento ritenuti più consoni e da noi occupati e ridati alla popolazione esclusa da Lugano, da ormai 17 anni.Ci rivediamo nelle strade di questa città, il “Molino non si tocca"".