CRONACA
Lugano, i Molinari replicano al Municipio sulla manifestazione di domani: "Politica della paura e della menzogna"
Gli autogestiti: "Il ripetitivo e abituale valzer di bugie e luoghi comuni trova il suo culmine con la creazione di un’improponibile zona rossa"
TiPress/Pablo Gianinazzi
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LUGANO – Sale la tensione in vista della manifestazione indetta domani a Lugano dagli autogestiti del Molino. Ieri, il Municipio ha dettato le regole e definito una ‘linea rossa’: “Il corteo del CSOA non potrà accedere al perimetro delimitato da: Via Balestra - Viale Cassarate - Viale Cattaneo (compreso il Parco Ciani) – Riva Albertolli – Riva Vela – rotonda LAC - Via Adamini - Via Maraini – Tunnel di Besso - Via S. Gottardo - Via Pelli – Via Balestra”.

 

Oggi la replica del Molino: Le zone rosse ci riportano a inizio anni duemila. Genova, Davos, Praga. Città blindate, polizia che spara (Götebrog), polizia che uccide (Genova) e arresti, torture, traumi e repressioni. L’8 agosto 2019 a Rochefort en Terre in Bretagna, viene arrestato Vincenzo, dove viveva da anni dopo essersi sottratto a una pesante condanna per il reato di «devastazione e saccheggio» (introdotto durante il ventennio fascista in Italia) - più di dodici anni di carcere – per aver partecipato alle giornate di lotta del g8 a Genova nel 2001.


Le zone rosse vengono riproposte oggi, anno 2019, nella città vetrina impaurita di Lugano.


Nonostante i propositi dichiarati e la natura stessa della manifestazione lanciata a inizio giugno con un corteo allargato, partecipato e rivendicativo, nel quale tutte e tutti potranno trovare il proprio spazio e che - come già detto - non andrà a interferire con altre manifestazioni previste quel giorno, il ripetitivo e abituale valzer di bugie e luoghi comuni trova il suo culmine con la creazione di un’improponibile zona rossa.

Un pretesto fomentato ad arte per creare paura e strade vuote. Una chiara volontà politica volta a creare un clima di tensione, per scoraggiare le persone, i/le solidali e le famiglie a scendere in
piazza e per non permettere nessun contatto tra la parte «ufficiale» e le «devianze molinare».

Ma sabato quello che invece faremo sarà scendere nelle strade per rivendicare pratiche e culture autogestite, per l’autodeterminazione di corpi, dei generi, degli ecosistemi, dei popoli in resistenza.

Per difendere un luogo di libertà che vive da ormai 23 anni. Con l’intenzione di attraversare quei quartieri che la “grande lugano” vorrebbe trasformare o che sta già trasformando in non luoghi,
securizzati, elitari e puramente rivolti al consumo.


Perché sabato la politica della paura e della menzogna non troverà spazio. Perché il loro timore non è tanto quello della «devastazione e del saccheggio» - reato con cui vennero incarcerate 10 persone dopo il g8 di Genova con condanne per un totale di 98 anni e 9 mesi di carcere – ma la paura della contaminazione e della forza delle idee: quella di territori altri, liberi, degni, solidali, meticci, aperti.

 

Perché non ci stancheremo mai di ribadire che, in un mondo in cui un confine, una legge o un conto in banca valgono più della vita di un essere umano o di una foresta millenaria, chi realmente devasta e saccheggia sono lo stato e il capitale”.

Rinvitiamo per tanto tutte e tutti a raggiungerci sabato 14 settembre, conclude il comunicato degli autogestiti, “all’ex termica, lato fiume, dalle ore 13.30 per una giornata di lotta,
di solidarietà, di sorrisi, di musica, di cibo, di condivisione”.

 

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