CRONACA
Il dramma, la promessa e le lacrime della vittoria: il pianto di Mohamed e la festa in cielo del piccolo Farid
Una storia bella e commovente per concludere il 2019 e per gettare gli auspici migliori per l'anno che verrà. Tanti auguri dalla redazione di Liberatv!

Quando una partita non è solo una partita. E quando una vittoria conta di più, molto di più, del titolo conquistato sul campo. Storie di calcio, capaci d’intrecciare la traiettoria di un pallone al destino di una vita. Romanzi popolari, sempre. Con lieto fine, spesso, all’ultimo respiro.

Questa storia arriva da oltre oceano, dal Messico. Protagonista  è Antonio Mohamed, allenatore del Monterrey. È una storia che comincia da una foto che ritrae il tecnico, seduto in panca, mentre scoppia in un pianto liberatorio, mentre tra le mani stringe un rosario. Un’immagine completamente diversa rispetto a quella di qualche giorno fa quando, durante la partita contro il Liverpool valida per il Mondiale per club, l’allenatore argentino si era preso a brutto muso con Klopp.

Torniamo alle lacrime. Nel momento in cui viene scattata quella foto il Monterrey ha appena vinto il campionato, all’ultimo rigore, nella partita di ritorno della tiratissima finale contro l’America.

Ma per capire il significato di quel pianto bisogna fare un salto all’indietro di 13 anni: al Mondiale in Germania del 2006. Antonio Mohamed è in Europa per seguire con la famiglia - la moglie e i quattro figli - le partite dell’Argentina, la squadra del suo Paese, con la quale ha vinto anche una Copa America da giocatore. Segue l’Albiceleste in tutti gli stadi tedeschi fino al quarto di finale, in cui la sua squadra del cuore dovrà sfidare proprio la Germania. Quella partita, infatti, non la vedrà mai.

Mohamed viene coinvolto in uno spaventoso incidente stradale. Lui rischia di perdere la gamba, mentre il figlio Farid, 9 anni, muore in ospedale dopo tre giorni. Prima che il figlio chiuda gli occhi per sempre, il padre gli fa una promessa: riporterà il Monterrey, squadra del cuore di Farid che è nato in Messico ed è stato un po’ la mascotte della squadra, a vincere il campionato. E lo farà da allenatore dopo averlo fatto da giocatore.

Da quell’estate del 2006 seguono anni duri per Antonio Mohamed, ma il calcio in qualche modo lo tiene legato alla vita. Si rimette in piedi, fisicamente e psicologicamente, e continua a fare il mestiere di tecnico che ha appena iniziato. La carriera in sudamerica è altalenante, mentre fallisce l’esperienza in Europa nel Celta Vigo, in Spagna.

Ma quest’anno, nel 2019, diventa finalmente allenatore del Monterrey. E qualche ora fa è riuscito ad onorare la promessa fatta a Farid, aggiudicandosi la vittoria del campionato. 

“Lassù ci deve essere una grande festa”, ha commentato il tecnico una volta rientrato negli spogliatoi. Perché questa partita non è stata solo una partita.

AELLE

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