Nella notte è divenuto realtà il decreto che chiude la Lombardia e 14 Province. Incertezza su come dovranno comportarsi i lavoratori di oltre confine impiegati nel nostro Cantone: Mastromarino avrebbe avuto rassicurazioni da Fontana e Alfieri
ROMA – Ed ora? Cosa accadrà ai frontalieri, potranno venire in Ticino a lavorare oppure no? Secondo il sindaco di Lavena Ponte Tresa, sì.
Ma andiamo con ordine. Il decreto italiano che "chiude" la Lombardia, oltre ad altre 14 frontiere (i rumors parlavano di 11, invece sono Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli) è passato nella notte. Il premier Conte si è preso la responsabilità politica della decisione.
E intanto scatta l’incertezza. Hanno scatenato polemiche le persone che, appena saputo della possibile chiusura, si sono recate in massa alla stazione per raggiungere i familiari al Sud.
Per quanto riguarda il Ticino, la domanda che attanaglia imprenditori e economia è: e i frontalieri? Potranno venire in Ticino a lavorare oppure sino al 3 aprile saranno bloccati in Lombardia? Il decreto parla di eccezioni per motivi di lavoro inderogabili, però non è chiaro cosa accadrà.
Una possibile risposta è arrivata dal sindaco di Lavena Ponte Tresa, uno dei comuni che conta molti frontalieri, Massimo Mastromarino. Ha passato la notte in Municipio e tramite dirette sui social ha tenuto aggiornati i suoi concittadini. Infine ha detto di aver parlato col presidente Fontana e col senatore Alessandro Alfieri i quali gli hanno spiegato che i frontalieri possono andare a lavorare, tranne coloro che possono supplire all’assenza tramite il telelavoro.