Davide Matteri racconta la sua avventura nella capitale del Taiwan: "Non dimenticherò mai lo stupore dei primi giorni e l'impatto con la scuola"
*Di Davide Matteri
Un’esperienza di studio all’estero è sempre arricchente e la scelta di affrontarla a Taipei - capitale di Taiwan – dove ho trascorso il quinto semestre del Corso di laurea in Ingegneria gestionale della SUPSI, è stata senza dubbio ripagata sotto ogni punto di vista. Scegliere di andare in Asia significa abbandonare completamente la propria comfort zone per confrontarsi con ritmi e stili di vita radicalmente diversi a quelli a cui si è abituati: mi rendo conto che per alcuni questa decisione risulta ancora oggi incomprensibile, ma sono dell’idea che nella vita, così come nello studio e nel lavoro, è importante mettersi costantemente in gioco.
Alla domanda “Perché Taiwan?” - mentre gli altri studenti argomentavano che la loro decisione dipendeva dalla passione per la cultura asiatica e le attività connesse a questa nazione (la bellezza dei paesaggi, il mare, l’hiking…) - io rispondevo che non avevo una ragione particolare. In realtà, la scelta era da ricondurre alla necessità che sentivo di “ritrovare me stesso” e per farlo, mi dicevo, non c’era soluzione migliore che allontanarmi dal mondo che ho sempre conosciuto per immergermi in una nuova dimensione, per crescere come persona e come uomo prima che come studente. La decisione di considerare una mobilità extra-europea tra quelle presentate dall’International Office della SUPSI era quindi scontata, la scelta di Taipei quasi casuale, il fatto che si tratti di un’isola in mezzo all’Oceano dall’altra parte del mondo ha probabilmente aiutato.
Ma era tempo di partire. Dopo alcune questioni burocratiche risolte dai due istituti universitari sono iniziati i preparativi: certificazioni mediche, vaccini, visti di soggiorno, biglietti aerei e alloggio a Taipei. Sistemati i dettagli organizzativi, non vedovo l’ora di atterrare dall’altra parte del mondo.
Non dimenticherò mai lo stupore dei primi giorni e l’impatto con la scuola: non sapevo dove sbattere la testa, l’inglese è parlato (poco) solo all’università, lo stile di vita completamente diverso, sapori, odori e cibo a cui ci si deve abituare e tutto un altro insieme di fattori hanno contribuito a rendere il mio primo mese di soggiorno taiwanese piuttosto complicato. D’altra parte me l’ero cercata, uello che volevo era proprio mettermi alla prova.
A Taipei frequentavo la National Taiwan University of Science and Technology (NTUST) - tra le migliori università di scienza e tecnologia di tutta l’Asia – dove ho seguito tutti corsi riferiti al management (Supply Chain Management, Cross Cultural Management, MultiNational Corporation Management e Modeling Analysis and Techniques).
Le lezioni, molto interattive, prevedevano che gli studenti arrivassero in università già preparati sul programma su cui era incentrata la lezione e anzi, erano gli studenti stessi a doversi preparare per spiegare alla classe l'argomento del giorno o presentare un determinato caso di studio. Il professore li coinvolgeva molto spesso e incentivava tutti a essere parte attiva della lezione: una parte del voto finale è infatti attribuita alla partecipazione in classe. Il fatto che i corsi di tenessero solo in lingua inglese mi ha permesso di migliorare la comprensione della lingua, che poi praticavo con la comunicazione con gli altri studenti internazionali all’interno del campus universitario.
Lo consiglierei? Difficile dirlo, come ogni cosa ci sono pro e contro. Le difficoltà da affrontare non sono poche. Di sicuro, se una persona vuole provare qualcosa di diverso e mettersi in gioco, questa opzione non è da scartare.
*Studente SUPSI