La perizia che accusava l'uomo diceva che aveva applicato l'acetone per occultare il fatto che l'animale stesse allattando. Ha chieso una controperizia che ha per contro determinato che l'acetone è il risultato del processo di decomposizione
BELLINZONA - L'ex capo dei guardiacaccia accusato di aver manomesso il cadavere di una capriola che aveva ucciso per nascondere il fatto che stesse allattando (è proibito uccidere animali che stanno nutrendo i cuccioli) è stato assolto. Non ci fu, secondo il giudice, alcuna manomissione.
Sul corpo dell'animale era stato trovato dell'acetone, che secondo i due guardiacaccia che hanno segnalato il loro ex capo, sarebbe servito per cancellare le tracce del latte. Addirittura, l'aspetto delle mammelle avrebbe fatto pensare a un intervento dell'uomo. Ma l'acetone era il risultato del processo di decomposizione del cadavere, dunque del tutto naturale. A determinarlo la controperizia chiesta dall'accusato: e l'avvocato Garzoli ha chiesto in aula: "Se non fosse stato certo di aver ragione, il mio assistito l'avrebbe chiesta?".
Se davvero la capriola stesse allattanto, nonostante l'acetone sarebbe dovuto uscire del latte. Che invece c'era solo in minima parte, per cui si ipotizza che la bestiola avesse sì allattato ma mesi prima della sua uccisione: dunque averla uccisa in quel momento non era reato. "Si è voluta sdoganare una presunta malafede dell’imputato, con un’accusa grave e diffamatoria per la sua persona e la sua famiglia", ha accusato Garzoli.
Il giudice, di fronte alle due perizie contrastanti, ha fatto valere il principio del in dubio pro reo, assolvendo l'ex capo dei guardicaccia, che ora otterrà dallo Stato un risarcimento di oltre 5mila franchi (e riavrà la patente venatoria che gli era stata ritirata).