LUGANO - Ha aperto la cerimonia funebre Roberto Mazza, responsabile del Dicastero sport di Lugano. Poi ha preso la parola il consigliere federale Ignazio Cassis. "Caro Marco - ha detto commosso -, non ci saremmo mai potuti immaginare questo momento quando frequentavamo insieme il liceo. La vita era tutta da vivere perché quando la fine è tanto lontana è come se non ci fosse". Il ministro ha poi ricordato brevemente le tappe politiche di Borradori. "C'eri sempre, per chiunque, con cortesia e disponibilità. Sei sempre andato per la tua strada. Come lo scorso 10 agosto, quando correvi e sei stato strappato alla vita. Ecco il momento che non potevamo immaginare. Te ne sei andato mentre facevi ciò che amavi e i ticinesi amavano ciò che facevi. Ma se tu fossi qui con noi diresti che anche questo fa parte della vita, con un disarmante sorriso. Caro Marco, ci mancherai".
Ha poi preso la parola il consigliere di Stato Norman Gobbi. "Ho condiviso con Marco tutti gli anni del mio percorso politico. Per un giovane che si affacciava alla politica – non solo se impegnato nel movimento della Lega dei Ticinesi – Marco rappresentava un esempio, un modello. Ma pure un “unicum”, perché come lui non c’era nessuno! Ho avuto la fortuna di vivere assieme a lui i miei primi due anni di lavoro in Consiglio di Stato dal 2011 al 2013. Grazie alla sua esperienza, anche il mio inserimento all’interno dell’Esecutivo cantonale è stato più facile. Eravamo amici, eravamo colleghi. Eravamo anche diversi. A cominciare dai gusti musicali, con Marco che spaziava dalla classica, sino ai Pooh, a testimonianza anche del suo côté romantico. Lui, uomo pubblico al cento per cento, e nello stesso tempo capace di preservare e proteggere la sfera privata, quella più intima, personale, quella degli affetti famigliari. L’ho già ricordato nei giorni passati. In Governo – ma anche verso il pubblico - lui faceva il “poliziotto buono”, io quello “cattivo” o militaresco. E si lavorava bene, anche per costruire un buon clima all’interno del collegio governativo.
In questi giorni di profonda tristezza per un distacco così improvviso e inimmaginabile, ci sono state tante testimonianze, tanti racconti personali e commenti sulla persona di Marco. Il suo tratto gentile e la sua disponibilità – che ne facevano un uomo buono – sono stati sottolineati da tutte e da tutti. Marco era realmente così. Ma allo stesso tempo aveva sempre una tensione nel voler fare, nel voler incontrare, nel voler conoscere e nel voler partecipare alla costruzione del bene comune per le persone che vivono in questa nostra comunità ticinese".
Il ministro ha ricordato le molte realizzazioni di Borradori alla testa del Dipartimento del territorio e in seguito in veste di sindaco di Lugano.
È un abbraccio incredibile quello che i ticinesi stanno dando a Marco. È stato umile, prezioso per tutti noi nel suo impegno politico. Deve essere un esempio per noi, ma non per emularlo, perché come lui non ci sarà più nessuno". Gobbi ha chiuso il suo intervento citando una frase del cantante Ricky Nelson: "Le lacrime di oggi sono gli arcobaleni di domani".
Dopo un intermezzo musicale eseguito dall'Orchesta della Svizzera italiana ha parlato il vicesindaco Michele Foletti.
"Vorrei fosse in mio potere riavvolgere l filo della storia, che oggi fosse un martedì normale, con il sindaco impegnato nel suo ufficio. Ma nemmeno vendendo l'anima al diavolo ci riuscirei. Una cosa mi dà forza: la partecipazione della gente, che ha inviato centinaia di messaggi, giunti anche da tutta la Svizzera e dall'estero, o lasciato un fiore davanti al Municipio, e non da ultimo mi conforta la vostra presenza qui oggi".
In questi giorni, ha detto Foletti trattenendo le lacrime, Palazzo civico non è più stato lo stesso. "Mai è stato così amato dalla cittadinanza, quel Palazzo che lui voleva sempre aperto, che voleva fosse la casa di tutti i cittadini". Il nostro sindaco, ha aggiunto, viveva di sogni e questi sogni ha cercato di realizzarli. "Le linee guida per il futuro della Città le avevamo discusse insieme, le approveremo senza di lui e ci impegneremo per realizzarle".
Borradori, ha concluso Foletti, era determinato a raggiungere gli obiettivi con quella sua innata capacità di mediare. "Oltre a essere stato il mio sindaco è stato per me un compagno di viaggio. Ora la mia avventura continua senza di lui, ma sono convinto che con l'aiuto di tutti voi Lugano avrà un futuro radioso, perché la forza di questa città sono le sue cittadine e i suoi cittadini. Vi chiedo dunque di continuare a farci sentire la vicinanza di una comunità unita, perché solo così riusciremo a portare a termine quello che lui ha iniziato".
È poi intervenuto il collega Andrea Leoni, amico di Borradori.
"Marco ha lasciato in un ognuno di noi almeno un ricordo personale, solo nostro. Ti abbiamo conosciuto tutti e da giorni tutti sentiamo un bisogno irrefrenabile di restituirti qualcosa, di parlare di te, di dirti che sei stata una persona meravigliosa e che ti vogliamo un mondo di bene. Ma come è stato possibile questo miracolo civile? Come hai potuto segnare, a uno a uno, i cuori di così tanti cittadini? Qual è il misterioso potere con cui riuscivi a magnetizzare attorno a te le persone e i loro sentimenti e che oggi ci riunisce in un unico grande abbraccio?".
Per la nostra comunità, ha proseguito, sei stato un dono. "Molti hanno detto che il tuo tratto distintivo fosse la gentilezza, il garbo, la cortesia. Quello era il tuo profumo, naturale, femminile, delicato come quello di un fiore. Un profumo che ti precedeva, t’accompagnava e ti lasciavi alle spalle, riempiendo strade, stanze, cuori. La generosità era la tua virtù principale. Donavi e basta, a chiunque chiedesse. Alla gente hai dato tutto te stesso. Dove una persona comune offriva un saluto, tu regalavi un’attenzione, il calore di uno sguardo, una carezza emotiva. Ogni persona che a te si rivolgeva, in quel momento, la facevi sentire il centro dei tuoi interessi. E poi quel sorriso… quel sorriso pieno di luce che si schioccava su chiunque t’incontrasse e che oggi ci strapazza il cuore".
"Qualcuno può legittimamente pensare che il politico che ha polverizzato ogni record elettorale, viaggiasse ormai con il pilota automatico di successo in successo, alimentandosi di luce propria. Nulla di più sbagliato. Di Marco si può dire tutto meno che fosse o si sentisse un superuomo, un invincibile. Non ho mai conosciuto un politico che chiedesse consiglio quanto Marco Borradori, che coltivasse il dubbio quanto Marco Borradori, che ammettesse gli errori e si scusasse ogni volta che sbagliava, che s’impegnasse nel preparare scrupolosamente ogni passaggio importante, che affrontasse ogni sfida con l’umiltà dell’esordiente. A questo sapeva aggiungere una determinazione e una tenacia, questa sì, fuori dal comune, che gli permetteva di focalizzarsi e di raggiungere l’obbiettivo che si era dato, sfrondando tutto il superfluo. Marco era affamato di vita e di curiosità. Era un uomo rinascimentale, che era attratto da ogni attività umana capace di produrre conoscenza, innovazione e bellezza. Bellezza, soprattutto. Da qui il suo amore sconfinato per ogni forma di arte e di cultura, soprattutto se potevano diventare un momento popolare, di condivisione con gli altri. Il teatro. I concerti. Le mostre. Le conferenze. Il film con il suo amatissimo Festival di Locarno. La lettura era l’unica cosa che giocoforza gli toccava fare da solo e secondo me un po’ gli seccava. Ultimamente era tornato alla carica chiedendomi consiglio su qualche serie televisiva particolarmente meritevole. “Marco guarda che per seguire una serie tv, poi ti tocca stare a casa”. “Ah già….magari un’altra volta allora”.
Leoni ha poi parlato degli ultimi mesi, delle vicende che hanno amareggiato il sindaco. "La coscienza mi impone di non tacere che gli ultimi mesi di vita di Marco Borradori sono stati quelli di un uomo ferito. Qualcuno in questi giorni ha detto che Marco ne aveva vissute tante di battaglie politiche e che l’ultima era solo una di più. Non è vero: questa storia è stata completamente diversa, una storia dove tutti sono andati oltre. Marco avvertiva come una profonda ingiustizia il fatto che una parte della politica e della stampa gli negasse pregiudizialmente la buonafede. Per settimane è stato tratteggiato come un delinquente, un bugiardo, un disonesto. Presunto colpevole, per molti neppure presunto. Ne soffriva moltissimo. Credeva che in 30 anni di vita pubblica, non negandosi mai a nessuno e assumendosi sempre in prima persona ogni responsabilità, si fosse perlomeno meritato il beneficio del dubbio, di essere creduto fino a prova del contrario. Questo, sia ben chiaro, non significa che Marco non potesse aver commesso degli errori. Era pronto se del caso a farsene carico e a pagare fino in fondo. Ciò che lo tormentava era questa goccia acida di veleno quotidiano che sfregiava e offendeva i suoi valori più profondi, il suo sentirsi una persona pulita, onesta e perbene. “Credo proprio di non meritarmelo”, mi hai ripetuto per tutta l’estate. No, Marco, non te lo meritavi. Tutto questo stadio che te lo sta dicendo, ora.
Non dico queste parole per formulare improprie diagnosi, per instillare sciocchi sensi di colpa, e meno che mai per seminare rabbia, risentimento o frustrazione. Marco non lo vorrebbe e non ce lo perdonerebbe. Così come non vorrebbe che questi pensieri per tramutati in armi contro chicchessia. Dico queste parole per una questione di giustizia e perché questa riflessione possa trasformarsi in un’occasione di crescita, in un piccolo esame di coscienza collettivo che ci permetta di evolvere umanamente. Lo dico prima di tutto a me stesso, che ho tanto da imparare. Caro Marco, non ti credere, non mi arrenderò e continuerò a cercarti. Nei progetti e nei sogni che coltivavi per la tua città. Nelle notti di festa e negli aperitivi con il vino buono. Nelle albe, nei tramonti e negli squarci di Lugano che ti piaceva condividere. Nell’onestà intellettuale. Nel coltivare la gentilezza e nel combattere la prepotenza. In un pensiero intelligente. Nel prossimo libro da leggere. In un dipinto che toglie il fiato. Nella poesia che fa venire le farfalle allo stomaco. Tra le note di una canzone o nel brivido di uno spettacolo. E ne sono certo, ti troverò in tutto ciò che genera bellezza. Ci vediamo lì (con un quarto d’ora di ritardo, lo so già). Ciao Marco!".
Ha infine preso la parola Luca Borradori, cugino di Marco, che ha ricordato il sindaco attraverso i delicati pensieri che aveva consegnato al suo "diario" su Instagram. "Marco non temeva le sfide della vita. Ma sapeva bene come la vita é fragile e come il tempo fugge e ci invitava a cogliere sempre l'attimo". Entrambi eravamo consapevoli dell'importanza di impegnarsi per il prossimo, che le persone vanno trattate con rispetto e dignità. Tu combattevi per valori universali non quelli di un partito. E mai per fare il tuo tornaconto. Ed è forse per questo tuo approccio alla vita che tante persone sono oggi presenti. Spero che questo tuo modo di fare politica possa servire da ispirazione per i tuoi colleghi ma anche per le future generazioni. Per poter realizzare quei sogni che tu hai perseguito con tenacia. Grazie per tutto quello che hai fatto per i luganesi, per i ticinesi, per gli amici, per i famigliari, per la gente. Al mattino presto del 31 dicembre scorso scrivevi su Instagram: questa è l'ultima alba del 2020, ma l'alba di domani sarà più luminosa. Grazie Marco, grazie per tutto".