"Non può esistere una legge che obblighi a rinviare in patria, o anche solo a mantenere nel limbo dell'incertezza, una ragazza che per dieci anni, ha frequentato con successo una nostra scuola"
LUGANO - La Caritas esprime la sua opinione sulla vicenda di India, la giovane etiope che sta rischiando l'espulsione dalla Svizzera e che è sostenuta dalla sua ex docente delle medie, da molti amici e conoscenti e anche dalla Fondazione Azione Posti Liberi, la quale ha rivolto una petizione a Raffaele De Rosa, a Ignazio Cassis e a Monsignor Valerio Lazzeri.
Proprio il Vescovo ha preso posizione esprimendo la necessità di trovare una soluzione, ritenendo che "l’assistenza e l’accoglienza non solo rispondono a un’esigenza evangelica, ma appartengono alla parte migliore della nostra tradizione culturale nazionale".
"La Svizzera si è enormemente impegnata per ridurre la durata delle procedure di asilo, cosciente del fatto che più dura la permanenza nel nostro paese, più è difficile che una persona rientri nel suo o che si trasferisca altrove, ma anche che, più dura la procedura d'asilo, più si spreca del tempo per l'integrazione nel nostro paese", scrive Caritas.
"Questo e altri casi simili dimostrano però che qualcosa non funziona ancora. In questi casi se non è possibile trovare una soluzione di sistema, occorre allora trovare delle soluzioni umanitarie caso per caso, che evitino decisioni stridenti e insopportabili, crediamo, per ogni svizzero e per ogni essere umano". E in riferimento alla vicenda specifica: "Quali che siano le ragioni che hanno portato a una procedura così lunga, non può esistere una legge che obblighi a rinviare in patria, o anche solo a mantenere nel limbo dell'incertezza, una ragazza che per dieci anni, ha frequentato, e per di più con successo, una nostra scuola. Siamo certi che l'Ufficio delle migrazioni e la SEM e i loro referenti politici sapranno farlo, utilizzando gli strumenti che la legge mette a disposizione. È giusto ed è nell'interesse di tutti".