"Il nostro Paese, il nostro Cantone ha i mezzi per ridare umanità a una situazione divenuta disumana: accordare il permesso di dimora, per caso di rigore, a India, alla sua mamma e a suo fratello", scrive la Fondazione Azione Posti Liberi
BELLINZONA - Un appello per India, rivolto a Cassis, De Rosa e a Monsignor Lazzeri, ovvero a autorità federali, cantonali e della Chiesa, firmato da molte personalità illustri. Appare oggi a tutta pagina sul Corriere del Ticino, ad opera della Fondazione Azione Posti Liberi. Tra i firmatari, Chiara Simoneschi Cortesi, Dick Marty, Ivo Durisch, Mario Branda, Daniele Finzi Pasca, John Noseda, Matteo Quadranti, Nenad Stojanovic, Anna Biscossa e tanti altri, politici, artisti e cittadini comuni.
Il caso è quello della ragazza etiope di 19 anni, che dovrebbe essere espulsa dalla Svizzera assieme al fratello e alla madre. "India non esiste. India vive, ma non esiste. India vive da dieci anni in Ticino, ma per lo Stato non esiste: non è una sua cittadina. Punto", è il drammatico inizio. Eppure, è cresciuta qui, si è integrata, è stata ed è un'allieva brillante. Ma poi non potrà lavorare, come successo al fratello.
"Vi scriviamo dunque questa lettera aperta per appellarci a voi: una persona che vive qui in Ticino, con la madre e il fratello, è in pericolo e ha bisogno urgente di aiuto. Avviene dalle nostre parti, non possiamo voltare loro le spalle, non possiamo fare finta di niente", scrivono i firmatari. Peraltro, l'Etiopia sta vivendo fasi di conflitto che la rendono pericolosa e, dopo ave4r vissuto per anni in un limbo burocratico, la famiglia rischia di tornare in un paese dove non ha più contatti sociali, rischiando la vita. "Dov’è la colpa di tutto ciò? Qual è la colpa di India, Munaja e Nur? Se una persona subisce una tragedia, merita di essere aiutata e protetta, sempre: questo dovrebbe essere uno dei capisaldi indiscutibili delle nostre leggi, del nostro Paese, che ospita l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Alto Commissariato per i diritti umani", prosegue la missiva, citando anche Papa Francesco.
Ed ecco l'appello: "Il nostro Paese, il nostro Cantone, dunque, ha i mezzi per ridare umanità a una situazione divenuta disumana: accordare il permesso di dimora, per caso di rigore, a India, alla sua mamma Munaja e a suo fratello Nurhusien. Dare loro la possibilità, finalmente, per cominciare davvero a vivere la vita, senza più nessuna paura. Un gesto nei loro confronti che si iscrive nella nostra Storia e renderebbe realtà il principio fondante che “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri.” (Preambolo della Costituzione della Confederazione Svizzera)".