CRONACA
Don Regazzi a cuore aperto: "Mi innamorai, ero già prete e vissi una profonda crisi. La castità può essere una tortura"
L'ex arciprete di Bellinzona riflette sul celibato dei preti, con cui non è mai stato d'accordo: "Per fare il prete cattolico una persona dovrebbe avere avuto prima almeno una relazione con qualcuno. Altrimenti non sa a cosa rinuncia"

BELLINZONA - Del celibato dei preti si parla da sempre, è un tema che torna, in modo ricorrente, nel dibattito pubblico, magari quando ci sono casi spiacevoli in cui sono coinvolti ecclesiastici. Permettere ai preti di sposarsi li renderebbe sacerdoti migliori o no? Una domanda su cui ci sono svariate opinioni. In una intervista rilasciata ai colleghi di tio.ch, don Pierangelo Regazzi, ex arciprete di Bellinzona, con enorme onestà racconta la sua storia e espone il suo punto di vista.

Non lo aveva mai nascosto, ma questa volta è stato forse aperto e trasparente come non aveva mai potuto esserlo in precedenza. 

A partire da quando, già prete, si innamorò di una donna. "Ogni persona ha diritto a vivere una vita affettiva aperta e senza nascondersi. Le dissi: o io smetto di fare il prete e mi espongo, oppure faccio un passo indietro". Una scelta sofferta e difficile: "Ho vissuto una crisi profonda. Come un vero innamorato appunto. E per questo come esperienza è stata anche costruttiva. Quando vedo una persona che si trova in crisi amorosa adesso la capisco. Quando finisce un amore si ha dentro una sofferenza indicibile. Io queste sensazioni le ho vissute".

Talmente tanto da arrivare a una convinzione: "Per fare il prete cattolico una persona dovrebbe avere avuto prima almeno una relazione con qualcuno. Altrimenti non sa a cosa rinuncia". Chiede: "Vi rendete conto di che tortura può essere la castità per un essere umano?".

E sollecitato sul capitolo legato al fatto che molti preti che fanno parlare l'opinione pubblica siano omosessuali, Don Regazzi non si sconvolge. "Il problema è l'opinione pubblica. E se scegli di andare via dalla parrocchia, la solitudine che resta è il dramma più grande".

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