I consigli dello psichiatra bellinzonese dopo l'intervista di Ivo Durisch: "Ci possono essere ricadute, ma dalla malattia si può guarire"
BELLINZONA - “È un’ombra che ti cammina sempre accanto”. Il capogruppo del PS in Gran Consiglio Ivo Durisch ha utilizzato questa metafora per definire la depressione, una malattia con la quale è stato più volte confrontato nella sua vita (clicca qui). Un tema, quello della depressione, sempre più di attualità nella società contemporanea, sia per gli adulti che per i giovani. Ne abbiamo parlato con lo psichiatra Orlando Del Don.
Quando una persona dovrebbe allarmarsi e prendere contatto con un professionista?
“Tutta le persone affrontano malumori o passano da un periodo di profonda tristezza, ad esempio dopo la perdita di una persona vicina. Si tratta di sintomi che assomigliano a una depressione, ma non devono essere confusi con una patologia che necessita cure medico-psicologiche speciali. La tristezza è di solito transitoria, mentre le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di costante malumore per periodi lunghi di più settimane o mesi. In una depressione la tristezza non si presenta mai da sola. Ci sono diversi sintomi che la accompagnano e che dovrebbero allarmare una persona e spingerla a rivolgersi al più presto a uno specialista. I più comuni sono: la perdita dell’interesse e del piacere a svolgere cose che si svolgevano nel passato con piacere e facilità. La perdita dell’energia per poter compiere i lavori quotidiani, che non raramente si accompagna con l’aumento del nervosismo. La difficoltà di concertazione e di memoria. Disinteresse di vivere, perdita di speranza nel futuro. Questi sintomi perdurano nel tempo e portano delle ripercussioni negative sulla vita quotidiana. Accanto a questi sintomi compaiano spesso dei sintomi fisici di varia natura, cosiddetti “vegetativi”, che provocano un aumento o diminuzione del sonno e dell’appetito, difficoltà digestive, dolori vari, calo del desiderio sessuale. Tutti questi sintomi possono essere più o meno gravi. Spesso dipende dalla personalità della persona colpita, quando decide di rivolgersi dallo specialista. Comunque sia, è importante allarmarsi. Meglio farsi controllare presto piuttosto tardi, per poter prevenire l’aggravamento dei sintomi”.
Quanto può aiutare parlarne pubblicamente?
“Ogni persona è diversa. Non tutti possono parlarne pubblicamente dei loro sintomi, o della loro diagnosi, una volta che questa è stata fatta. L’ importante però è non vergognarsi e non nascondersi. Sapendo che secondo studi internazionali degli ultimi anni, si considera che ogni seconda persona sarà affetta almeno una volta nella sua vita da una fase depressiva di gravita diversa, ci si rende conto che si tratta di una malattia sociale che per fortuna però può essere ben curata. Parlarne pubblicamente può comunque aiutare ad affrontare la malattia stessa ed in più aiutare le persone vicine: familiari, colleghi ed altri a capire una differenza del comportamento che non era stata correttamente interpretata”.
Quante persone colpisce in media in Ticino?
“Non ci sono statistiche per il Ticino. Gli studi internazionali mostrano che, come detto, ogni persona sarà affetta almeno una volta da una fase depressiva di diversa gravità”.
Come si affronta la depressione?
“Parlando con uno specialista si può concordare una terapia personalizzata. La terapia può essere farmacologica, accompagnata da una psicoterapia e ad interventi psicoeducativi in cui il paziente impara a capire i meccanismi responsabili della sua depressione e nello stesso tempo a sviluppare dei meccanismi di autoprotezione per prevenire possibili ricadute”.
Durisch l’ha definita “un’ ombra che ti cammina accanto”. Si può mai dirsi “guariti”? E come si affrontano le ricadute?
“Sicuramente ci si può dire “guariti” da una depressione, anche se non si può escludere una ricaduta. Per esempio le depressioni stagionali, che sfioriscono in periodi invernali, è probabile che ritornino. Mentre altri tipi di depressione dovuti per esempio a fattori ambientali, dopo una psicoterapia ed interventi psicoeducativi, hanno una buona prognosi. Per questo motivo non sarebbe corretto generalizzare il percorso e la prognosi di una depressione”.
Giovani e depressione. Con l’avanzare della tecnologia aumenta il rischio?
“Dai primi studi internazionali sembra che la tecnologia aumenti la presenza dei disturbi del sonno e dell'umore e della regolazione delle emozioni. Generalmente l’avanzare della tecnologia si considera come un grande rischio per lo sviluppo dei disturbi psichici, tra i quali la depressione, specialmente per i giovani che non hanno ancora sviluppato meccanismi di controllo".
RIVA