CRONACA
Ice Gate: altre testimonianze sulle vessazioni in pista a Lugano. La RSI interrompe la collaborazione con l'istruttrice finita nella bufera
Parlano un'altra mamma e una persona che in passato è stata vicina al Club Pattinaggio Lugano

di Marco Bazzi

LUGANO - “Mia figlia ha smesso nell’ottobre dell’anno scorso dopo diversi problemi avuti con i due allenatori, dopo essere stata ripetutamente denigrata in pista con frasi tipo: ‘Cosa continui a pattinare che fai cag…”. Spuntano nuove testimonianze che confermano le vessazioni nei confronti di alcune giovanissime atlete da parte di due allenatori. In particolare dell’allenatrice finita nella bufera e per la quale il Tribunale Arbitrale di Swiss Ice Skating ha raccomandato almeno un’ammonimento scritto. Cosa che il Club, seppure soltanto alla luce delle notizie pubblicate da liberatv intende fare. È un po’ un effetto “me-too”: una denuncia, una segnalazione, apre la strada ad altre. E ora che il vaso di Pandora si è scoperchiato, le testimonianze si moltiplicano. Intanto, va segnalato che la RSI ha sospeso con effetto immediato l’allenatrice in questione, che collaborava in qualità di commentatrice delle gare di pattinaggio alle Olimpiadi in corso a Pechino.

Ma torniamo alla nuova testimonianza. A parlare, in questo caso é la mamma di una giovane che fino a qualche mese fa era iscritta al Club luganese. Un’altra che l’ha lasciato a causa del comportamento dei due istruttori.

“In settembre dopo diverse situazioni inaccettabili ho chiesto di parlare con l’istruttore sulla situazione di mia figlia in pista. Lei si sentiva sminuita e non sufficientemente valorizzata. Lui ha iniziato a urlarmi addosso di fronte a mia figlia di 14 anni. Frasi come: cosa vuoi che ti dica che tua figlia fa cag… sul ghiaccio? Avete rotto i cogl... Io volevo solo capire perché mia figlia venisse trattata in questo modo rispetto ad altre compagne che avevano il suo stesso livello. Era presente anche l’istruttrice, che alla fine se n’è andata sbattendomi in faccia la porta dello spogliatoio. Il giorno ho chiamato la presidente del Club, che era già stata informata dell’accaduto. Al telefono mi ha dato ragione dicendo che avrebbe organizzato una riunione con l’istruttore per chiarire l’episodio. All’incontro ho portato anche mio marito e c’era pure l’istruttrice, anche se non c’entrava nulla nel caso specifico. Alla fine la presidente ha dato ragione all’istruttore, dal quale non ho ricevuto le scuse che gli avevo chiesto. Il mese successivo, dopo 8 anni, mia figlia ha deciso di smettere di pattinare. Mi sento presa in giro quando sento dire che il Comitato del Club non sapeva quello che accadeva. Anni di paolacce e di insulti, urla in allenamento, continuamente e verso chiunque. Ma alla fine finiva tutto a tarallucci e vino. Oggi mia figlia ha il rigetto per il pattinaggio, non vuole nemmeno più vedere le sue foto e i suoi video”.

Un’altra persona ha deciso di parlare. Una persona che per anni è stata vicina al Club. “Era un ambiente orrendo – racconta a liberatv -. E tutti sapevano. Ho visto e assistito a tanti insulti alle ragazze, anche da parte di altri istruttori. E sono loro che hanno pagato sulla loro pelle quello che hanno subito. Una volta ho visto una ragazzina tirata per i capelli e sbattuta fuori dalla pista. C’erano testimoni, ma in quell’ambiente regnano purtroppo l’omertà e la paura. E poi l’istruttrice di cui si parla in questi giorni è protetta ed è una manipolatrice”.

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