I vertici del Dipartimento hanno incontrato i genitori degli allievi delle medie di Lugano. La Regione pubblica le testimonianze di due ragazze
LUGANO - Ieri sera i vertici del Dipartimento educazione, presente anche il ministro Manuele Bertoli, hanno incontrato i genitori degli allievi delle medie di Lugano per chiarire il caso dell’ormai ex direttore finito in carcere con l’accusa di atti sessuali con fanciulli.
Il trentanovenne, come abbiamo raccontato nelle cronache dei giorni scori, ha ammesso di aver avuto, nell’arco di un paio di mesi tra la primavera e l’estate di quest’anno, rapporti completi con una ragazza e dei toccamenti con un’altra. Entrambe le allieve hanno meno di 16 anni.
Ricordiamo anche, per inquadrare la vicenda, che nel 2017, quando insegnava latino in un’altra sede scolastica del Luganese, il docente aveva inserito nel programma un corso di educazione sessuale, basato sulla tesi elaborata nell’ambito della sua abilitazione all’insegnamento.
Successivamente è stato trasferito alla media di Lugano, sede della quale è stato in seguito nominato vicedirettore e, da quest’anno, direttore.
L’incontro di ieri sera, che si è svolto a porte chiuse, è stato organizzato proprio per rispondere alle domande di chi ha figli che frequentano l’istituto scolastico. Al termine, come riferiscono i quotidiani, molti genitori si sono detti delusi e indignati. “Abbiamo percepito poca empatia da parte del Consigliere di Stato”, scrive LaRegione riportando le critiche di un genitore.
Da parte della sala è emersa la richiesta che il sistema scuola protegga maggiormente gli allievi. I vertici del DECS hanno fatto notare che il rischio zero non esiste e sottolineato l’importanza di segnalare le situazioni sospette, a tutti i livelli.
All’incontro hanno partecipato, oltre a Bertoli, la vicedirettrice della sede, Federica Pedetti, i collaboratori di direzione, la caposezione dell’insegnamento medio Tiziana Zaninelli, il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger.
I genitori hanno chiesto se quanto accadde nel 2017 nell’ambito del corso di educazione sessuale organizzato dal docente di latino sia stato un campanello d’allarme ignorato.
Bertoli, Berger e Zaninelli hanno confermato che al Cantone non sono giunte segnalazioni recenti su comportamenti inappropriati da parte del 39enne. Si sono fermate alla direzione della sede cittadina e Bertoli ha confermato che al termine degli accertamenti penali il Governo farà luce sul caso tramite un’inchiesta amministrativa.
Dalla sala è emersa una certa sfiducia nella Scuola. Ma un tradimento lo ha subito anche la Scuola stessa, ha detto il direttore del DECS, come riferisce il Corriere del Ticino.
Diversi genitori hanno sollevato dubbi sull’agire delle istituzioni quando sono emersi quelli che avrebbero potuto essere dei campanelli d’allarme: il corso sulla sessualità tenuto durante le ore di latino e la chat su Whatsapp in cui si parlava di sesso. Una chat che, hanno ammesso i vertici del DECS, è stata un errore. Anche se non vi erano chiari segnali che il docente avrebbe potuto commettere il reato per cui è stato arrestato.
A margine dell’incontro di ieri sera, La Regione ha raccolto in forma anonima e con il consenso dei genitori, le testimonianze di due ragazze, un’ex e una attuale allieva dell’istituto.
Ecco alcuni stralci.
“Mi avevano detto di stare attenta al preside perché sapevano che aveva dei comportamenti sconvenienti con le ragazze. Mi hanno anche parlato di una festa di primavera durante la quale il direttore si era appartato con due ragazze. In quella scuola in molti lo sapevano... Aveva sempre uno sguardo un po’ ‘pesante’ sulle ragazze. Diverso dagli altri prof, la sua confidenza pareva al limite, eccessiva, era troppo gentile”.
E ancora, in riferimento all’arresto del direttore: “Ci sono rimasta un po’ così, ma sono anche arrabbiata perché quelle voci giravano da quando andavamo in prima media! Mi ha dato anche fastidio che i professori avessero in passato parlato di questo comportamento con l’ex direttore, alla sua presenza e che poi tutto si fosse fermato lì. Del resto, lui si era giustificato dicendo che era semplicemente fatto così”.
Le ragazze parlando anche di “quelle strane richieste, quando a diverse allieve chiedeva di fermarsi nell’aula di musica. Lo ha fatto anche con una mia amica, ma lei non c’è mai andata...”.
Questi comportamenti li abbiamo notati già in terza media, afferma l’ex allieva che si è confidata con LaRegione. “Era come se fosse ossessionato da determinati argomenti A scienze avevamo già un buon docente con il quale avevamo fatto le lezioni di educazione sessuale. Eppure, lui trattava di questi temi anche durante le lezioni di latino, in parallelo ai testi antichi. Era qualcosa di molto imbarazzante, che metteva a disagio. Noi non lo conoscevamo, anche se c’erano già voci che giravano sul suo conto fin dalla prima media”.
E alla domanda “che tipo di voci?”, risponde: “Non ricordo nel dettaglio. Ma cose strane, si diceva che avesse comportamenti strani, quasi come se importunasse le ragazze. Di solito, lo si diceva per scherzare, però erano voci molto insistenti, si diceva che fosse un po’ molesto. Giravano voci che alcuni anni fa fosse entrato nello spogliatoio delle ragazze durante le prove dello spettacolo di fine anno. Lui aveva un piccolo ufficio nel quale teneva dei colloqui individuali: sentendo di queste voci, c’era l’ansia per andare a parlarci”.
La ragazza cita anche una discussione fra compagne di terza in merito alla possibilità di segnalare i comportamenti del docente: “C’era chi aveva ‘paura’ perché si trattava di un adulto, un vicedirettore, aveva una posizione di potere. Poi c’era chi diceva che se c’era del disagio bisognava comunicarlo. Sentivamo che c’era qualcosa di non normale, ma alla fine non abbiamo segnalato nulla”.
Ma l’anno seguente l’uomo “si è fatto più molesto, facendo più spesso battutine e talvolta allungando le mani. A una ragazza ha messo la mano sul fianco durante una lezione, per esempio, ad altre sulla coscia. Oppure capitava che si avvicinasse in modo strano ad alcune ragazze, facendo battute di cattivo gusto sul loro modo di vestire. Cose che un docente non dovrebbe fare”.
Dato che in quarta media il disagio è aumentato, le ragazze hanno deciso di parlarne con alcuni insegnanti, fra i quali il docente di classe. “C’è chi ha avuto una reazione strana, quasi non credendoci e cercando di sminuire. Chi invece fin da subito si è preoccupato e ha detto che bisognava fare qualcosa. E a quanto sappiamo, almeno così ci è stato detto, in effetti la situazione è stata segnalata al direttore (precedente a quello arrestato, ndr) e a quanto pare si erano lamentate anche le ragazze di altre classi”.
In seguito, il docente, che allora era vicedirettore, ha parlato con le ragazze. “Si era giustificato dicendo che non pensava che certi suoi comportamenti ci avessero messo a disagio, che avevamo frainteso. Ricordo che alcune ragazze si erano sentite in colpa poi, dicevano che forse avevano esagerato nel segnalare il proprio disagio. Ripensandoci, io invece ho quasi l’impressione ora che fosse un tentativo di manipolarci”.