CRONACA
Primo maggio, 1500 in piazza, tra orari dei negozi e conciliabilità lavoro-famiglia
Tutti i discorsi sono stati tenuti da donne. Chiara Landi: "Il progetto di liberalizzare gli orari parte dal commercio ma poi investirà altri settori". Ha parlato anche la postina licenziata perchè voleva un adattamento dei turni

BELLINZONA - Il corteo del primo maggio, appuntamento tradizionale della festa dei lavoratori, con i consueti interventi di diversi oratori, ha coinvolto 1'500 persone. Sul palco si sono susseguite diverse donne, che hanno portato rivendicazioni di ispirazione femminista, dalla parità e il rispetto per le donne alla difesa del potere d’acquisto, dalla conciliabilità tra lavoro e vita privata alla tutela dei diritti sindacali. 

Chiara Landi, responsabile del settore terziario di Unia Ticino ha citato la battaglia contro l’ulteriore liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi e del lavoro domenicale, su cui si voterà a metà giugno. A suo avviso si tratta di una misura volta solo a incrementare il profitto dei grandi magazzini, a scapito di lavoratori e lavoratrici. "Un affronto e un inganno", ha concluso, leggendo la lettera di una donna che lavora nel settore e racconta quanto sia massacrante. "Si tratta di un progetto che parte dal commercio per poi arrivare anche ad altri settori", ha avvertito Landi.

Flavia Koral, lavoratrice presso l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale e militante VPOP, ha ricordato l'importanza dello sciopero femminista del 14 giugno. "Bisogna battersi contro i nuovi tentativi di peggioramento del sistema pensionistico e gli attacchi alle pensioni dei dipendenti cantonali", ha affermato, "oltre che contro i tagli previsti dal decreto Morisoli". Ha preannunciato un possibile sciopero generale in autunno del settore pubblico e sociosanitario contro i tagli.

In merito alla conciliabilità ha parlato l'ex postina che ha perso il posto dopo aver chiesto degli orari più agevoli per poter andare a prendere la figlia all'asilo, una vicenda che tanto aveva fatto discutere. "Si trattava semplicemente di rivedere i giri di recapito. A livello organizzativo non vi erano problemi, ma la Posta non ha mai voluto entrare nel merito per non creare un precedente", ha spiegato. "Quello che è capitato a me non deve più succedere".

Sull'argomento della vita privata e della vita lavorativa è intervenuta anche Veronica Galster del sindacato del personale dei trasporti pubblici SEV. "Si tratta di una delle problematiche principali per tutte le lavoratrici e i lavoratori, ma in particolare per coloro che, come la maggior parte di chi opera nei trasporti pubblici, lavorano a turni. Per chi ha famiglia, l’organizzazione irregolare del lavoro rappresenta una vera e propria sfida: gli orari irregolari e atipici, la sera e nei fine settimana, sono difficili da conciliare con le responsabilità familiari, soprattutto se si hanno figli in età scolastica o più piccoli". 

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