Dietro la pistola con la quale un 42enne del Locarnese ha ucciso il custode del centro scolastico Ai Ronchini rispunta l’ombra di un personaggio già noto alle cronache giudiziarie
BELLINZONA – Dietro la pistola con la quale un 42enne del Locarnese ha ucciso il custode del centro scolastico Ai Ronchini di Aurigeno l’11 maggio scorso rispunta l’ombra di un personaggio di origine kosovara già noto alle cronache giudiziarie, un vero stinco di santo: il titolare della ditta Aliu Big Team di Bellinzona che nel 2017 finì al centro dallo scandalo dei permessi falsi, scandalo che coinvolse anche un funzionario dell’Ufficio cantonale della migrazione. L’uomo, che ha rubato la pistola, una Glock, in un appartamento del Locarnese, come ha rivelato la RSI, sostiene infatti di averla consegnata proprio all’impresario, 32 anni, che come lui è d’origine balcanica, il quale a sua volta l’avrebbe venduta all’omicida.
L’autore del furto è stato arrestato alla fine di maggio e soggiornava a Bellinzona, guarda caso, nell’appartamento dell’impresario, finito in manette nei giorni scorsi per una serie di furti. Ci si potrebbe chiedere cosa faccia ancora in Ticino e a piede libero un personaggio del genere, che per la terza volta è finito in carcere nel giro di pochi anni. Semplice: è stato naturalizzato. Ed è anche in assistenza! Ma gli ultimi mesi pare li abbia passati in Spagna, a suo dire alla ricerca di un lavoro. Ma revocargli la cittadinanza no?
Gli inquirenti, sempre secondo la RSI, gli hanno contestato anche la vicenda della pistola, ma lui ha detto, ovviamente, di non saperne nulla. Ma per il momento sarebbe accusato, al pari del killer 42enne, del reato di assassinio. Resta da stabilire se in qualità di complice, o addirittura di correo.
L’uomo, difeso dall’avvocato Gianluigi Della Santa, è stato arrestato un paio di settimane fa e dovrà rimanere in carcere almeno fino alla fine di settembre, come ha stabilito il giudice dei provvedimenti coercitivi Ares Bernasconi.
Dopo il caso dei permessi falsi l’uomo era già stato riarrestato nel 2019, anche in quel caso per avere dato alloggio a un ladro, che a due riprese aveva tentato di svaligiare il bancomat della Migros di Sant’Antonino. Adesso emerge il suo presunto coinvolgimento nel delitto di Aurigeno, presunto perché l’omicida, interrogato in proposito, ha preferito non parlare.