CRONACA
Meneguzzi: "Caro Killa, non puoi mandare il tuo popolo allo sfascio"
Il cantante replica al rapper, parlando del ruolo di un idolo: "Come tale, diventi più influente di una madre e hai delle responsabilità. C'è gente annebbiata dai personaggi di successo, dei genitori mi avrebbero buttato la figlia in camera da letto"
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di Paolo Meneguzzi*

Ciao Emis Killa, grazie del commento e di darmi modo di replica.

Sembra che tu abbia un approccio decisamente diverso da certi rapper o trapper che mi scrivono con cui sembra di parlare con dei 15 enni incalliti, tali uguali ai ragazzini che li seguono che peró non hanno 40 o 50 anni.

Vorrei provare a farti capire la mia visione sperando che tu non te la prenda sul personale. Perché non è personale e non è mia intenzione. Non con te.

Anche la tua partecipazione in “bandito”, che è una di quelle che ho letto, ad esempio, ha un linguaggio molto aggressivo, pur avendo un risultato artistico interessante e anche giudicabile geniale da alcuni. E lo posso capire. Ma sentir parlare in maniera così esplicita un idolo è, secondo me, rischioso. Credimi non ne hai bisogno, ho letto cose di te, davvero molto interessanti, le cose più volgari, per me, le puoi evitare. Puoi vincere lo stesso. Perchè tu hai vissuto le cose che dici, sai dentro come si sta, e cosa succede, vai oltre le parole e sai come hai superato o no certe cose a livello psicologico. Immagino almeno.

Migliaia di ragazzini che fanno musica o che ti seguono non sanno nemmeno lontanamente di cosa parli, come ci si sente, ma visto che lo fa Emis Killa allora fa figo. Quindi diventa un modo di atteggiarsi di sentirsi come te. Creano crew simili, si atteggiano in maniera simile, e magari non hanno per niente quel tipo di sofferenza o di situazione in casa. Quindi non hanno nessun controllo ma solo un’idea che perché lo fai tu è giusto farlo.

Ho una scuola con 700 allievi, mi arrivano ragazzi di ogni età. Alcuni sparano parole e concetti rischiosi a caso perché lo vedono fatto da voi. A volte non ne capiscono l’ironia, o il senso metaforico. Per loro è quello che vedono e che sentono. Essere un idolo, e l’ho vissuto, significa avvolgersi di un’energia così forte per cui molte persone diventano succubi di ogni tua mossa, di ogni tuo messaggio. Sono cose che tu sai bene. Ancora di più se tu gli tocchi delle corde fragili. Diventa facile ottenere ogni cosa che vuoi. Di storie puoi averne quante ne vuoi, nessuno o pochi che ti dicono di no, per ogni cosa. Io avevo persino genitori che mi avrebbero buttato la figlia in camera, e perché credevano fosse giusto farlo. Completamente annebbiati dalla persona di successo. Il successo annebbia la gente e ti rende un Re per i tuoi fan. E così è. Non ne puoi nemmeno fare una colpa. Perché è un fattore psicologico a cui uno è soggetto o meno.

E tu dal momento in cui sei un idolo e un Re hai delle responsabilità.

Non puoi mandare il tuo popolo allo sfascio. Perché il tuo popolo è pronto a dare tutto per te, darebbero anche la vita, se sei tanto amato. Quindi la musica, l’ atteggiamento nei video, nella vita, diventa più influente di ogni madre e ancora di più tra i 10 e i 18 anni e non diventa più una questione di bravo genitore o non bravo genitore.

Il crash arriva nel momento in cui, ne fate del commercio con questo, diventando main stream, che non fa una grinza, nel ragionamento commerciale, ma dal profilo etico, per me, ne fa molta. Hai ragione che la musica rappresenta la società, ma questo succede per quella musica che si aggancia alle mode. Esattamente come i migliaia di ragazzini che vi imitano. E che imitano i loro idoli che invece, a differenza loro, le creano le mode. E non credo che tu ti senta uno che imita per atteggiarsi.

Quando fai un genere, come il rap, che è la musica della strada, quindi quella che ti parla la vita e non quella che ti canta la vita, tocchi ancora di più il cuore delle persone. Insegno ai miei ragazzi a parlare le canzoni prima di cantarle perché il messaggio vero è proprio lì, se tu canti alle persone non ascolta nessuno ciò che dici, forse ti diranno se sei bravo a cantare o meno, ma se gli parli invece ti ascoltano. Quindi se si parla di idoli che parlano alla gente i messaggi sono davvero importanti.

Altrimenti i personaggi più influenti della storia musicale che hanno cambiato e influenzato un’epoca non sarebbero esistiti. Erano cantanti che parlavano alla gente coi loro testi.
Parlo di di Bob Marley, dei Beatles, di David Bowie, Madonna. Questi lanciavano gli stili, le mode, i gusti, a volte anche le rivoluzioni. Non voglio neanche pensare chi nel rap abbia lanciato mode, creato movimenti, rivoluzioni per fare del bene o creato sommosse. John Lennon fu dichiarato personaggio pericoloso dalla CIA. perché predicando la pace in Vietnam, influenzava masse di gente e innescava un meccanismo che rischiava di far cadere il presidente americano. Ovviamente è il livello estremo ma è per ripetere a te e far capire al pubblico che la musica e le parole hanno un potere incredibile.

Se John Lennon al posto di imagine avesse cantato “i Miss you” non avrebbe avuto lo stesso impatto. Sei d’accordo?

Quindi io credo che la giusta via non sia certo la censura, ma prima di tutto un bel pensiero etico di tutti voi, a cui certe volte potete anche dire di no, per eventualmente darvi un limite personale, oppure ho proposto un limite dettato da un ente, per certe canzoni, se sentite l’esigenza di farle, ci sta, ma come esiste nel cinema, come esiste alla tv, come esiste nei video dei social, ma non ancora nelle parole. Ripeto non una censura. Ma di partecipare a un campionato diverso, settoriale, per certe canzoni. Magari togliendole anche dai concerti dove arrivano anche i bambini.

Io penso anche che i soggetti metaforici siano più artistici che le espressioni esplicite. Penso siano più interessanti. Ma è un mio pensiero. Puoi dire le stesse cose senza farle intendere ai bambini, ma solo ai più grandi e farle risultare un gioco per i bambini. Naturalmente non ti voglio insegnare niente. Lo Sai meglio di me. Ma solo per capirci. Cito yellow subMarine, cito bollicine di Vasco Rossi, cito anche Ohi Maria di Jax. Per i bimbi un gioco, per i grandi lo sappiamo tutti… Concludo ricordando un’ intervista proprio di jax in cui gli fecero una domanda sui suoi doppi sensi delle canzoni che mi colpì molto ed è stato di insegnamento anche per me. Lui disse… lo faccio per tutelare i bambini, perché così i bambini non capiscono il concetto nelle canzoni e per loro è solo un gioco. Perció lo disse anche lui. E io ero molto d’accordo. Pensa te.

Quello di cui sono sicuro è che i discorsi che faccio, non possono portare a niente di male. Al limite a rifletterci un po’ su…
Ciao
Pablo

*cantante

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