È stato presentato oggi uno studio della SUPSI che analizza la struttura della finanza pubblica e del sistema fiscale ticinesi
LUGANO - È stato presentato oggi uno studio della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI), commissionato dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), che analizza la struttura della finanza pubblica e del sistema fiscale ticinesi.
Si tratta del primo studio di questo genere per il Ticino, ispirato a un lavoro che la Camera di commercio, dell’industria e dei servizi di Ginevra svolge da anni. “Lo scopo del lavoro – si legge in un comunicato stampa della Camera di commercio - è soprattutto di fotografare la situazione della finanza pubblica con dati oggettivi, per avere uno strumento attendibile anche quando si tratta di discutere di fiscalità e del margine di manovra del Cantone”.
Il presidente della Cc-Ti, Andrea Gehri, “ha ribadito che una fiscalità attrattiva incoraggia lo sviluppo economico, perché le aziende, se dispongono di maggiori risorse finanziarie, possono investire e creare impieghi. Con innegabili benefici anche per le finanze pubbliche che permettono quindi anche al cantone di migliorare la propria competitività.
Il Responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI, professor Samuele Vorpe, e l’avvocato Francesca Amaddeo, docente-ricercatrice presso lo stesso Centro, hanno illustrato le due parti dello studio. È ad esempio emerso che il gettito fiscale nell’ultimo decennio è aumentato e, malgrado il difficile periodo pandemico, è rimasto sostanzialmente stabile. In questo senso, la situazione della finanza pubblica può essere inquadrata bene con l’indice di sfruttamento fiscale, che mostra come il Ticino, benché Cantone finanziariamente debole, abbia una crescita delle entrate fiscali rispetto al proprio potenziale di risorse. Dato che va rapportato alla costante crescita della spesa pubblica negli ultimi venti anni, che ha più motivi. Sulla struttura fiscale, lo studio ha valutato in particolare il rapporto tra PIL, gettito fiscale ed entrate, gli aspetti di concorrenza intercantonale e intercomunale, l’imposizione delle persone facoltose e dei cosiddetti “globalisti”, come pure su quella dei frontalieri, oltre ovviamente all’imposizione delle persone giuridiche”.
Il direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni (nella foto), prosegue la nota stampa, “ha rilevato come il tessuto economico estremamente dinamico e resistente alle varie crisi degli ultimi anni abbia garantito un’importante stabilità delle entrate fiscali, ma insufficiente per rispondere a una spesa pubblica che sembra crescere in maniera incontrollata. Per la finanza pubblica emerge quindi soprattutto un problema sul fronte delle uscite e del conseguente indebitamento. Questione che potrebbe essere acuita a causa dell’evoluzione demografica che porta verso una popolazione più anziana e necessitante di maggiori cure e quindi di spese in materia sanitaria, a fronte di una diminuzione dei contribuenti. Anche i nuovi modelli di lavoro, con la crescente richiesta di modelli di occupazione a tempo parziale, vanno monitorati in relazione a possibili effetti fiscali”.
Lo studio avrà una cadenza regolare e sarà costantemente aggiornato, in modo da contribuire costruttivamente al sempre vivace dibattito sulla finanza pubblica e sulla fiscalità.