CRONACA
Ma che combina Sgarbi? Il sottosegretario alla cultura nella bufera per laute consulenze e imposte non pagate. E il suo ministro lo scarica
Gennaro Sangiuliano: “Sono indignato dal suo comportamento e lo tengo a debita distanza. Ho segnalato il caso a Giorgia Meloni"

ROMA - Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura del Governo Meloni, è finito nella bufera per le consulenze che si fa lautamente pagare e per evasione fiscale. Il critico d’arte si difende affermando di avere in mano una lettera dell’Autorità Anticorruzione che giustifica le sue “attività divulgative”. Vale a dire i 300mila euro incassati dall’inizio dell’anno in consulenze, presentazioni e mostre. Non ci sarebbe alcuna incompatibilità con il suo ruolo istituzionale. “Sono illazioni che nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime – dice -. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal ministero per le missioni”.

Ma intanto, scrive Il Fatto Quotidiano, Sgarbi rio è indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Si parla di debiti non pagati per 715mila euro. E il suo ministro di riferimento, ovvero Gennaro Sangiuliano, lo scarica oggi in un’intervista: “Non sapevo nulla delle consulenze. Ho già avvertito Meloni. Del resto, non l’ho voluto io. Cerco di tenerlo a distanza e di rimediare ai suoi guai”.

La vicenda dei 300mila euro oggi viene dettagliata oggi dal Fatto quotidiano. Gli eventi a pagamento dall’inizio del 2023 sono stati 28 per 214 mila euro di compensi. Cinque sono ancora da confermare e valgono altri 41 mila euro. La legge stabilisce che “il titolare di cariche di governo non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati”. Ma l’avvocato del critico d’arte, Giampaolo Cicconi, replica anche che nessun rimborso è stato chiesto dai collaboratori di Sgarbi o da lui stesso per iniziative di carattere non istituzionale.

Però, ci sono alcune cose poco chiare. Per esempio, a Genova il presidente della Fondazione Pallavicino aveva un problema con le ruspe che scavavano parcheggi. Il 2 gennaio Sgarbi videodenuncia quel “cubo di cemento immondo” e i vertici della Sovrintendenza., senza precisare di essere il direttore artistico della Fondazione. E tra maggio e giugno riceve dall’amministratore del Fondazione  55mila euro con causale “regalia”. E ancora: la pittrice Barbara Pratesi viene selezionata a Venezia da Sgarbi, che fa parte della giuria. Le sue opere vengono esposte in maggio e un mese dopo la pittrice bonifica a Sgarbi 4.500 euro in diverse tranche…

Intanto, l’Agenzia delle entrate accusa Sgarbi di non aver pagato 715mila euro all’Agenzia delle Entrate in relazione a opere d’arte che la sua compagna, Sabrina Colle, avrebbe acquistato per lui. I magistrati gli contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ma il suo legale spiega che “il sottosegretario ha proceduto alla rottamazione delle cartelle esattoriali, sta pagando tutte le rate. Molte di queste cartelle derivano da multe. Altre indagini della Procura di Roma sono finite in un nulla di fatto.

Ma il ministro Sangiuliano scarica il suo sottosegretario: “Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose. Ho subito avvertito chi di dovere e segnalato di averlo fatto a Giorgia Meloni. Del resto, si sa, non l’ho voluto io e anzi: cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro. Io rispondo del mio comportamento, il compito di vigilanza non ce l’ho io ma la magistratura. E non posso certo sapere tutto quello che combina Sgarbi. Lo vedo una volta ogni tre mesi anche perché, dico la verità, lo tengo a distanza della mia persona, voglio averci a che fare il meno possibile”.

Il sottosegretario, secondo il suo stesso ministro, “va in giro a promettere cose irrealizzabili. Annuncia acquisti di palazzi e cose da parte del ministero che ha solo 20 milioni in bilancio per acquistare beni. E io poi dopo devo andare a spiegare ai giornali che questa cosa non esiste, che non si può fare, che c’è una procedura, che bisogna rispettare le leggi, che tutto va fatto con l’Agenzia del demanio. Se faccio l’elenco delle cose che lui dice che bisogna comprare tocca spendere 1 miliardo che lo Stato non ha. Comunque, ho scritto a chi di dovere. l’Antitrust dovrà verificare una volta per tutte se quell’attività a pagamento è contraria alla legge. A me sembra di sì”.

 

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