Dalle prime ricostruzioni emerge che "probabilmente il killer ha applicato del nastro adesivo sulla bocca per impedirle di urlare"
ITALIA – Giulia Cecchettin è stata accoltellata già a pochi metri dalla sua abitazione, quando era salita in macchina del suo ex fidanzato e omicida Filippo Turetta. Sono le prime ricostruzioni svolte dai Carabinieri, in cerca di ulteriori elementi e dettagli su un caso ancora ricco di punti di domanda. Punti di domanda che, per la maggior parte, si risolveranno solo con l'estradizione in Italia di Turetta (attesa a giorni).
Secondo la gip di Venezia, Giulia sarebbe stata aggredita dall'ex anche con uno scotch sulla bocca. Probabilmente "per impedirle di urlare", scrive nel rapporto Benedetta Vitolo nell'ordinanza di custodia cautelare.
L'ipotesi premeditazione
Tra le tante ombre da risolvere c'è anche quella della premeditazione. Turetta si è presentato all'appuntamento con l'idea di uccidere Giulia o la violenza è scattata solo dopo un probabile diverbio? Sicuramente, nella Fiat Grande Punto nera sulla quale viaggiava Turetta c'era un coltello. Ne sono stati trovati due: uno in auto e uno a Fossò, dove è stata immortalata dalle telecamere di sorveglianza la prima aggressione. Si tratta di un coltello da cucina trovato con la lama spezzata, ma senza macchie di sangue. Gli inquirenti ragionano sul fatto che possa essere l'arma del delitto poi ripulita. O forse, ipotizzano gli inquirenti, di un coltello che Turetta teneva in macchina "in quanto appassionato di trekking e montagne".
C'è anche da chiarire perché sul proprio computer il killer avesse cercato "kit di sopravvivenza ad alta quota". Ma anche dove ha reperito e per quali motivi i sacchi neri con i quali ha coperto, vicino al lago di Barcis, il corpo di Giulia, nascondendolo sotto un grande masso per non catturare l'attenzione dei passanti.
I soldi
Ma anche i soldi che il killer aveva con sé giocano un ruolo importante. Circa 400 euro sono stati trovati nel borsellino. Non un capitale, ma nemmeno una consuetudine per uno studente. Aveva prelevato per assicurarsi qualche giorno di fuga e provvedere a benzina e viveri? L'inchiesta dovrà rispondere anche a questa domanda. Nei giorni della fuga, un benzinaio dove è stata avvistata la macchina del giovane ha riferito che ha "pagato con una banconota insanguinata".
"Mio figlio dovrà pagare"
Le famiglie della vittima e del killer si conoscevano. Si erano incontrate poche ore dopo la sparizione di entrambi. Si erano abbracciate, come se il calore trattenuto nell'abbraccio tra due padri potesse riportare a casa due giovani spariti nel nulla. Dopo il ritrovamento del cadavere di Giulia, il padre di Filippo ha partecipato da vicino alla fiaccolata in memoria di Giulia, "ma non ho avuto il coraggio di guardare in faccia Gino (il padre di Giulia). Quando avrò il coraggio, chiederò perdono di persona". Per ora, a parlare è uno stringato messaggio inviato da Nicola Turetta alla famiglia Cecchettin. "Massima partecipazione al dolore e una forte vicinanza. Perdono. Mio figlio dovrà pagare per quel che ha fatto".