Il caso del processo all'ex Ceo di Raiffeisen Pierin Vincenz, ha riaperto il dibattito sulla giustizia di classe: nel nostro Paese i top manager autori di reati finanziari la fanno sempre franca?
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La condanna al carcere di Pierin Vincenz, ex CEO di Raiffeisen, era stata vissuta in Svizzera come una sentenza simbolo: la prima che portava dietro le sbarre un top manager per reati finanziari. Ora, per gravi vizi procedurali, il processo andrà rifatto. La stampa oltre Gottardo ha giudicato l'annullamento di questa sentenza come un grave danno d'immagine per la Svizzera, sia sul piano interno che a livello internazionale. Un danno soprattutto per la fiducia che i cittadini dovrebbe nutrire verso la giustizia, soprattutto in un momento di turbolenze economiche. Come a dire: in qualche modo i ricchi la fanno sempre franca, quando si tratta di reati finanziari. È davvero così?
"Non so se i ricchi la fanno sempre franca, ma è indubbiamente vero che è tremendamente più complicato produrre in giudizio evidenze che li incastrino. I reati finanziari richiedono un lavoro di ricostruzione delle varie transazione che è sicuramente lungo e complicato e ancora più complicato che hanno degli addentellati all'estero. Inoltre, spesso si tratta di mettere in evidenza violazioni della legge bancaria e delle varie norme che regolano l'attività dei fiduciari, dei fondi di investimento, ecc. Dunque non è immediato raccogliere le prove e ricostruire i movimenti finanziari, spesso costruiti appositamente per nascondere la verità. Nel caso di Pierin Vincenz i problemi non sono stati quelli che ho indicato, ma errori procedurali, ossia problemi intrinsecamente giuridici".
Scrive Le Temps: "La giustizia svizzera non sembra ancora all’altezza delle sue ambizioni di potenza economica. Ciò non fa ben sperare per un caso completamente diverso, ad alto rischio, che metterà alla prova le competenze giuridiche del nostro Paese". Parliamo della causa intentata da migliaia di obbligazionisti per la liquidazione dei loro titoli nell'ambito dell'assorbimento di Credit Suisse nell'UBS. Anche tu hai le stesse preoccupazioni? La giustizia svizzera è all'altezza della sua piazza finanziaria?
"Non sono in grado di valutare la bontà della giustizia svizzera, ma nel caso delle obbligazioni convertibili in capitale del Credit Suisse (inventate dopo la crisi finanziaria del 2008 per favorire l'aumento di capitale delle banche reso impervio durante una crisi) sul banco degli imputati è la FINMA. Infatti l'autorità di sorveglianza ha dichiarato decadute queste obbligazioni. Evidentemente questa mossa è stata concordata con il Consiglio federale, la Banca Nazionale Svizzera per alleggerire il prezzo dell'acquisizione del CS da parte dell'UBS. Indubbiamente questa decisione ha fatto rizzare i capelli in tutti i centri finanziari del mondo, poiché dal punto di vista formale il Credit Suisse non era fallito, ma era stato acquisito a prezzi stracciati da UBS. In questo caso, ovunque, gli obbligazionisti avrebbero dovuto essere risarciti. Ma grazie all'aiuto del Dipartimento del Tesoro americano nella persona di Janet Yellen, che ha esercitato forti pressioni su Berna, affinché si evitasse un fallimento disordinato del CS che avrebbe potuto scatenare una nuova crisi finanziaria mondiale (proprio in quei giorni erano fallite due banche californiane di medie dimensioni) la reazione dei marcati e degli organi di stampa statunitensi non hanno lanciato strali contro il comportamento della Svizzera. Non si tratta di un mistero della finanza, ma della realtà che non bisogna mai dimenticare che la finanza ha Santi in paradiso e che questi ultimi vogliono evitare ad ogni costo una nuova crisi finanziaria".
Quando si parla di reati finanziari, vengono spesso citati ad esempio gli Stati Uniti: lì si, si dice, chi commette crimini finanziari finisce dietro le sbarre. È davvero così? Ti piacerebbe se la Svizzera copiasse la legislazione americana in ambito di crimini finanziari?
"Tra quello che dicono (e propagandano) e quello che fanno gli americani vi è sempre una grande differenza. Ad esempio nella più grande crisi finanziaria di questo dopoguerra non è andato in galera nessuno dei Grandi di Wall Street e nemmeno sono andati in carcere i "pesci medi e piccoli". L'unico che è stato condannato è stato Madoff, che aveva creato una catena di sant'Antonio, e che è fallita perché Goldman Sachs e Citigroup in lotta per la loro sopravvivenza non lo avevano aiutato (come avevano fatto fino ad allora) versandogli nuova liquidità. Persino il numero uno di Lehman Brothers, che (se ricordo bene) si chiamava Fould, non è stato nemmeno sottoposto ad un processo, sebbene avesse tarroccato il bilancio della sua banca di investimento. Il motivo era ed è semplice: se si fosse deciso di procedere contro uno dei boss di Wall Street, si sarebbe stati costretti a procedere anche contro i suoi colleghi decapitando Wall Street. La regola è sempre la medesima: si colpiscono solo i pesci piccoli o quelli grossi, quando la loro incriminazione non mette in pericolo l'intero sistema finanziario. È bene sempre ricordarsi che la finanza comanda l'economia mondiale e quindi anche le autorità politiche e giudiziarie. E gli Stati uniti non sono diversi dagli altri Paesi, ma sono sicuramente peggio".