Stasera si chiude la 77esima edizione del Pardo. Il vicepresidente della kermesse parla a tutto campo con il Corriere del Ticino
LOCARNO - Questa sera chiuderà i battenti la 77esima edizione del Festival del Film di Locarno. Un’edizione di successo, come attestano i numeri in crescita del pubblico, ma anche la prima di Maja Hoffmann alla presidenza dopo l’era di Marco Solari. Il Corriere del Ticino propone questa mattina un bilancio attraverso un’intervista a Luigi Pedrazzini, vicepresidente del Pardo, che offre diversi spunti interessanti sul presente e sul futuro della manifestazione.
Inevitabile partire da Maja Hoffmann: “Senza nulla togliere ai presidenti e al loro ruolo fondamentale - dice l’ex Consigliere di Stato - non mi piace parlare del Festival dell’uno o dell’altro. Il Festival è un grande processo in divenire in cui conta il rispetto dei valori condivisi, la competenza delle persone che vi lavorano, la qualità delle infrastrutture, l’attrattività e la sostanza delle proposte programmatiche portate avanti dalla direzione artistica. È un processo che non produce cambiamenti in pochi mesi; le prime edizioni del “Festival di Solari” erano oggettivamente assai simili a quelle del “Festival di Rezzonico”. Mi sento di dire che coglieremo le novità della presidenza Hoffmann soprattutto negli indirizzi artistici e culturali”.
“È stato un anno - prosegue Pedrazzini nel ragionamento - nel quale la presidente ha voluto capire cosa sia Locarno. E, come l’ho vista io, è venuta con la mentalità giusta, tesa all’ascolto e determinata a vivere questa realtà. Ma non forzatamente quella degli eventi. Hoffmann è una persona di sostanza. Per carità, gli eventi le interessano, ma non è la prima cosa che cerca. In primis, tiene al colloquio con i professionisti, so che ha partecipato volentieri agli incontri con i registi e questo è il segnale di una presidenza che è attenta al contenuto”.
Inevitabilmente un passaggio dell’intervista è dedicato all’ipotesi di un cambiamento delle date della kermesse, ipotizzato da Hoffmann prima dell’inizio del Festival, non senza suscitare polemiche: “In ottobre - spiega il vicepresidente del Parco - ci sarà un’assemblea straordinaria per procedere a una modifica degli statuti necessaria per adattare le strutture organizzative. La questione del calendario, ammesso che maturi un consenso, non produrrà effetti prima del 2028”.
Pedrazzini tocca anche un tema evergreen del Festival, ovvero la programmazione dei film in Piazza Grande. Ci sarà spazio in futuro per pellicole più pop, in grado di catturare un pubblico più generalista? “Penso che la riflessione ci stia. È una questione che ho motivo di ritenere sarà discussa dal CdA, pur nel rispetto dell’autonomia del direttore artistico. Si può parlare di una strategia della piazza Grande che è un po’ la nostra vetrina. Posso immaginare che ci chineremo sulla questione perché si avverte questa richiesta. Ma non sarà mai il CdA a scegliere le pellicole da proiettare sul grande schermo, semmai darà alcune indicazioni strategiche”.
Infine le questioni finanziarie. L’anno prossimo scadrà il credito quadro cantonale pari a 3,4 milioni in quattro anni. “Abbiamo già avviato i contatti. Prima dell’estate abbiamo incontrato la direttrice del DECS Marina Carobbio, definendo una road map. La palla è nelle mani del Governo, presumo che se ne parlerà nella primavera del 2025. Da parte nostra, non ci sarà una richiesta di aumento per il successivo quadriennio. Chiederemo la conferma dell’importo attuale, in considerazione delle sinergie generate dal progetto Festival che lascia molto nel Paese e ha un effetto leva importante”.