Il sindaco Sala invoca ordine, Salvini parla di emergenza nazionale. Il futuro delle periferie è in bilico, tra violenza e integrazione fallita. Il governatore della Lombardia Fontana: “Certe parti del nostro territorio rischiano di sfuggirci di mano
MILANO - Dopo giorni di tensione, la prima notte di relativa calma al Corvetto, nella periferia sud-est di Milano, segna solo una tregua apparente. L’incidente che ha provocato la morte di Ramy Elgaml, 19enne di origine egiziana inseguito dai carabinieri in scooter, continua a scuotere Milano. Non solo per la rabbia esplosa nelle strade, ma per il dibattito politico che ne è seguito.
Il segretario della Lega Matteo Salvini ha definito la situazione una “emergenza nazionale”, puntando il dito contro le baby gang delle seconde generazioni non integrate. Una posizione che ha trovato repliche accese, tra cui quella di monsignor Gian Carlo Perego della Fondazione Migrantes, che ha denunciato un approccio poliziesco come vera radice del problema. Il coro di preoccupazione è comunque unanime, dalle istituzioni locali al governo. Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, non usa mezzi termini: “Certe parti del nostro territorio rischiano di sfuggirci di mano”. E aggiunge: “La rabbia dei giovani di seconda e terza generazione, esclusi dai processi di integrazione, è un problema reale. Se non agiamo subito, il futuro potrebbe riservarci scenari ancora più drammatici”. Anche il sindaco Giuseppe Sala condivide la preoccupazione, pur mantenendo una linea più sfumata: “Viviamo in un mondo complesso, dove le migrazioni sono una costante. Tuttavia, il rispetto delle regole deve essere un punto fermo. Serve più presenza delle forze dell’ordine nei quartieri critici”.
La Prefettura ha convocato un comitato straordinario per l’ordine e la sicurezza, seguito da una riunione focalizzata sul quartiere Corvetto. L’impegno è quello di monitorare attentamente la situazione e di intensificare la vigilanza. Nei prossimi giorni è atteso il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, un segnale dell’urgenza percepita a livello nazionale. “La visita del ministro è un passo positivo. Affrontiamo questa crisi insieme”, ha dichiarato Sala, che intende incontrare anche la famiglia di Ramy Elgaml per ascoltarne le istanze. Nel frattempo, Yehia Elgaml, padre del giovane, ha ribadito la sua fiducia nella magistratura italiana, chiedendo chiarezza e giustizia sull’accaduto. Anche gli amici di Ramy, distanti dalle violenze che hanno devastato il Corvetto, si stanno organizzando per una manifestazione pacifica e progettano di intitolargli un’associazione.
Le indagini sulla dinamica dell’incidente proseguono, con accertamenti tecnici e l’analisi approfondita delle telecamere. Nel registro degli indagati compaiono il 22enne che guidava lo scooter e il carabiniere che lo inseguiva. Sul fronte dei disordini, un giovane montenegrino di 21 anni è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e attende l’interrogatorio del giudice.
La tragedia solleva interrogativi sul cosiddetto “modello Milano”, spesso citato come esempio di gestione delle sfide metropolitane. Ma questa volta le periferie sembrano gridare più forte. La saldatura tra gruppi antagonisti, giovani migranti non integrati e facinorosi di varia provenienza preoccupa. Milano si trova a un bivio: riuscirà a rafforzare il tessuto sociale o scivolerà verso una deriva incontrollabile? In questo clima teso, il Corvetto diventa simbolo di una sfida più ampia, che tocca l’intero paese. Una sfida che richiede risposte concrete, lontane dalle sole polemiche.