La popolazione locale è presa d'assalto: "Accoglienza trasformata in un pornoturismo senza regole"
DOLOMITI – Le Dolomiti, patrimonio UNESCO, sono ogni anno prese d'assalto da milioni di turisti. Movimenti di massa che generano ricchezza, ma che stanno anche mettendo a dura prova la qualità della vita dei residenti.
Gli ultimi messaggi nei centri urbani suonano come una richiesta d’aiuto. “Too much”, “Turists go home”, i messaggi scritti in rosso sulla neve delle piste da sci dell’Alpe di Siusi. Dure anche le parole dell’albergatore Michil Costa: “Il limite è stato superato. Abbiamo trasformato l’accoglienza in un pornoturismo senza regole. Il nostro territorio è al collasso: troppa gente, troppi costi, troppe auto. La politica deve intervenire prima che sia troppo tardi”.
Anche in Val Badia, Val Gardena e Bressanone sono spuntati messaggi sulle piste: “Stop. No more tourist. Make tourist pay”. I pendolari dell’Altopiano del Renon, esasperati dal traffico, hanno improvvisato una corsia preferenziale per la funivia, mentre le autorità locali stanno adottando misure drastiche: sul modello del Lago di Braies, anche per le Tre Cime di Lavaredo si pensa a ingressi contingentati e pedaggi per limitare l’assalto ai sentieri.
Il portavoce dei Verdi altoatesini: “Qui non si tratta solo di difendere l’ambiente. È in gioco la nostra qualità di vita”. I dati parlano chiaro: in un territorio con 537mila residenti si contano 260mila posti letto e solo l’anno scorso le Dolomiti hanno registrato 8,7 milioni di visitatori e 37 milioni di pernottamenti.
Di altro avviso la sindaca di Castelrotto Cristina Pallanch: “Le scritte sulla neve sono pericolose. L’80% dell’economia locale dipende dal turismo. Durante il Covid, con gli hotel chiusi, la gente era nel panico.