IL FEDERALISTA
Scuola e ideologia gender: domande e risposte dal DECS (con qualche commento)
Dopo le critiche del professor Filippo Ciceri, il Federalista torna sui corsi di formazione per i docenti delle medie nell'ambito dell'educazione sessuale
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Corso di aggiornamento o propaganda gender? Un docente delle medie: "Ci hanno detto che il binarismo sessuale è un costrutto sociale”

02 GIUGNO 2024
IL FEDERALISTA

Corso di aggiornamento o propaganda gender? Un docente delle medie: "Ci hanno detto che il binarismo sessuale è un costrutto sociale”

02 GIUGNO 2024

di Claudio Mésoniat - articolo pubblicato su ilfederalista.ch

Come qualcuno ricorderà, un docente delle nostre scuole medie, il professor Filippo Ciceri (vedi articolo correlato), lamentava il carattere ideologico delle lezioni formative impartite ai docenti delle medie cantonali nell’ambito dell’educazione sessuale. Il riferimento, in particolare, era a un corso tenuto, sotto l’egida del CEAS (Commissione per l’educazione affettiva e sessuale nella scuola, emanazione del DECS), da esponenti dell’associazione ZonaProtetta sul tema del binarismo sessuale (ovvero la comune distinzione tra sesso maschile e femminile).

L’affermazione emblematica che il professor Ciceri contestava vigorosamente, e pour cause, era quella che caratterizzava l’impianto del corso (e che noi si era posta a titolo dell’edizione): “Il binarismo sessuale? È una costruzione culturale”. 

Insorgeva il professor Ciceri: “Trovo che tale affermazione passi il limite, perché il binarismo sessuale a livello biologico è un dato lampante. Chi lo nega o gioca con le parole oppure ha delle mire precise. Un’affermazione come quella non può che sorgere da un humus ideologico. Basta infatti la biologia che si studia alla scuola media per capire che il binarismo sessuale è una pietra miliare dell'evoluzione dei viventi. Il modello sessuale binario è tra le cose più chiare che si possono cogliere in natura, e non solo nei mammiferi. Non accettare questo fatto è espressione di tracotanza intellettuale. O di una gran confusione”.

È di lunedì la notizia (su laRegione) di una interrogazione che il PLR, per la penna di Diana Tenconi e Alessandro Speziali, rivolge al Consiglio di Stato prendendo spunto dalle parole infiammate del professor Ciceri. “Il Governo”, chiedono i due granconsiglieri liberali “chiarisca la sua posizione per evitare fughe in avanti nell’attivismo da parte di funzionari e insegnanti”.

Frattanto, il Federalista si era attivato settimane fa ponendo ai responsabili del DECS (Dipartimento educazione, cultura e sport, casa madre del CEAS) alcune domande di chiarimento. Dopo lunga attesa, ci sono infine giunte le risposte, sottoscritte da colui che presiede lo stesso CEAS, Nicolò Osterwalder. Ve le proponiamo di seguito, arricchite man mano di qualche nostra osservazione a modo, prima ancora che di replica, di interpretazione di un linguaggio che ci è parso suggestivamente simile a quello per il quale i francesi hanno coniato l’espressione langue de bois (“lingua di legno”; dal dizionario Larousse: “La langue de bois è un modo rigido di esprimersi che utilizza stereotipi e formule fisse e che riflette una posizione dogmatica”. Buona lettura.

Professor Osterwalder, l’affermazione “il binarismo sessuale è una costruzione culturale” è una delle "verità scientifiche" presentate durante il corso. Non è invece un assunto ideologico?
"In Ticino in ambito scolastico vengono promosse le buone pratiche pedagogico-didattiche relative a un’educazione affettiva e sessuale di tipo olistico – il termine, tradotto dall’inglese "comprehensive sexuality education", si riferisce a un modello educativo che fornisce ai giovani e alle giovani informazioni accurate e adatte all’età rispetto alla sessualità e alla salute sessuale e riproduttiva –, attuando quanto contenuto nelle linee guida e nelle raccomandazioni operative approvate dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) ispirate agli “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Per il tramite dei corsi di formazione continua si vuole sensibilizzare il corpo docente sui temi principali dell’educazione all’affettività e alla sessualità, così da rendere il personale insegnante maggiormente attento alla tematica, permettendogli di essere in grado di riconoscere e accogliere le problematiche in tale ambito. È infine un dato di fatto sociologico che nella realtà odierna vi sono persone che non riconoscono più, o non soltanto, un concetto strettamente binario di sessualità".

La corposa risposta non risponde alla domanda se non nella frase conclusiva: “… nella realtà odierna vi sono persone che non riconoscono più, o non soltanto, un concetto strettamente binario di sessualità”. Questo basta, cari amici del DECS, per spacciare come “verità scientifica” che “il binarismo sessuale è una costruzione culturale”?

ll lettore si armi di un briciolo di pazienza e ci conceda di fornire qualche dato utile alla decifrazione del testo governativo. “Olistico”. Dalla Treccani: “Olismo: teoria biologica generale derivata dal vitalismo, proposta negli anni Venti in contrapposizione al meccanicismo. (…) In generale, va molto – per darsi una patente di sapienza vagamente ispirata al mondo delle filosofie orientali – l’approccio olistico a qualunque faccenda umana che si ritiene di dovere prendere in considerazione nelle sue relazioni con il complesso (l’insieme) di cui fa parte, pena l’impossibilità di comprenderla e affrontarla in modo corretto ed efficace”.

 Quanto alla “Bibbia” che supporterebbe l’impianto del CEAS-DECS, ovvero i citati “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ci torneremo tra poco.

Come mai durante il corso di formazione non era presente una controparte? Intesa come la presenza di un relatore di diverso parere.
"Le iniziative di formazione continua facoltative, alle quali i docenti e le docenti si iscrivono volontariamente, sono in sé concepite per fornire elementi scientifici sui quali gli e le insegnanti possano riflettere. Non si tratta di un confronto ideologico o politico su opinioni diverse".

Concetto chiaro: nella circostanza sarebbero stati presentati dati scientifici di tale solidità da non sopportare di essere messi in discussione. Ma di che scienza si parla? Di biologia, per cui il dato palese del binarismo sessuale può essere negato in forza dell’osservazione psico sociologica che “vi sono persone che non riconoscono più…”? Non ammettere nemmeno a posteriori che sarebbe stata opportuna la presenza di una voce discordante su un tema tanto controverso non è la riprova di una poco scientifica autoreferenzialità?

"ZonaProtetta, organizzatrice del corso sul binarismo, è una associazione di attivisti animati da un legittimo quanto preciso orientamento ideologico, cui vengono affidati incontri formativi su educazione sessuale e affettiva per gli allievi delle nostre scuole. Le sembra adeguato?
"La Commissione per l’educazione affettiva e sessuale nella scuola, entità di riferimento a livello cantonale, accoglie al suo interno diversi enti presenti sul territorio – ZonaProtetta, la Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'Infanzia (ASPI), i Consultori di Salute Sessuale EOC e Radix Svizzera italiana –, enti riconosciuti come partner formativi".

Tra le “entità di riferimento” ufficialmente elencate nel Forum dei collaboratori del CEAS vi è, per fare un esempio, anche la Chiesa cattolica. In quale forma eserciti questa collaborazione non ci è dato sapere. Perché non chiamare in causa anche suoi formatori, in circostanze simili a quella in esame?

Quanto a ZonaProtetta, ve ne avevamo parlato qualche settimana fa, proprio in quanto l’associazione figura tra i partner privilegiati della CEAS nell’ambito dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole.

Riferivamo –ed è utile ricordarlo- di una mostra portata in Ticino da ZonaProtetta e circolante da un paio di anni nelle scuole e biblioteche del Cantone: NOI GENDER. Un’esposizione che “Dai peli ai baci, dai cliché alla moda, dagli organi sessuali alla giustizia: senza giri di parole (…) ti mette a confronto con i grandi interrogativi della vita” -citando il dépliant che la presenta. Gli interrogativi? “Quali parti del corpo depili?”, “Come sono ripartiti i ruoli?” “Saresti un’altra persona se il tuo genere fosse diverso?”. E via filosofeggiando secondo l’ottica antropologica dell’associazione.

Una visione del sesso legittima ma forse troppo profilata per assurgere a punto di riferimento in una scuola laica, ovvero rispettosa, se non altro, del principio secondo il quale il primato nell’educazione spetterebbe ai genitori.

La Gran Bretagna, proprio in questi giorni, sul tema dell'educazione sessuale nelle scuole ha emanato nuove e chiare direttive: sotto i 18 anni il sesso è quello biologico e sotto i 10 lo si studia a scienze (non in corsi di educazione sessuale): Cosa pensa di questa linea? In Ticino si sta riflettendo sui passi indietro fatti da Paesi nei quali sui temi di identità e orientamento di genere si era premuto l'acceleratore nei decenni scorsi?
"La Commissione per l’educazione affettiva e sessuale nella scuola, nell’ambito dell’approccio fondato su evidenze scientifiche adottato a livello cantonale, segue le riflessioni in corso a livello internazionale, anche, ad esempio, rispetto agli approfondimenti fatti in seno a consessi quali l’OMS o l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO)".

Diamo allora un’occhiata agli “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa” suggeriti dall’OMS (le preoccupazioni di UNESCO sono principalmente di natura preventiva –di malattie e gravidanze indesiderate- e spaziano al di là del continente europeo).

Il documento elenca “gli argomenti che deve affrontare l’educazione sessuale a seconda della fascia di età degli allievi”. Partendo dai più piccoli, ovvero dai bambini tra 0 e 4 anni, si legge che occorre trasmettere loro informazioni “sulla gioia e il piacere nel toccare il proprio corpo, sulla masturbazione della prima infanzia e sul diritto di esplorare le identità di genere”.

Quando saranno più grandicelli, tra i 4 e i 6 anni, andranno fornite loro informazioni su “relazioni con persone dello stesso sesso”, mentre poi, tra i 6 e i 9 anni, ragguagli su tutto quanto occorre sapere a proposito di contraccezione e diversi metodi contraccettivi, nonché sulla gioia e il piacere nel toccare il proprio corpo (masturbazione/auto- stimolazione). Tra i 9 e i 12 anni i ragazzi vanno poi messi nella condizione non solo di conoscere, ma di saper anche usare i contraccettivi, e dai 12 innanzi –sempre nelle medie- dovranno sapere come procurarseli. È questa, infine, l’età a partire dalla quale andrebbero incentivati anche i “coming out”.

In Francia, la minuziosa precettistica educativa dell’OMS, solo parzialmente ottemperata dal Ministero, è stata definita una “deriva ideologica distruttiva e destrutturante per i nostri bambini”

Quale dovrebbe essere, secondo lei, lo scopo di un'educazione sessuale e/o affettiva nelle scuole? E come evitare gli scogli dell’ideologia gender?
"Il Ticino, come accennato, ha adottato un approccio all’educazione sessuale olistico, ovvero un approccio che mira a fornire informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità e dell’affettività, aiutando contemporaneamente a sviluppare le competenze necessarie per agire in base a tali informazioni. L’obiettivo è promuovere atteggiamenti rispettosi, favorire il rispetto stesso dei diritti (compresi quelli sessuali), evitare discriminazioni, promuovendo la realizzazione delle finalità espresse nella Legge della scuola. Si distingue da altri approcci per il suo focus sulla crescita personale e l’“empowerment”, piuttosto che solo sui rischi della sessualità".

Tutto giusto e indiscutibile, ci mancherebbe, soprattutto se si tratta di sviluppare le magiche “competenze trasversali”, espressione chiave del pedagogichese made by OCSE. Andiamo a concludere, affidandoci a qualche auctoritas (di pensiero, non di ruolo gerarchico o di dottrina religiosa).

Cosa intendiamo parlando di “ideologia”? Nel suo “Le origini del totalitarismo” Hannah Arendt rileva che il nucleo di ogni pensiero ideologico nella volontà d’imporre coercitivamente una lettura parziale della realtà. Assolutizzare il dato culturale a detrimento di quello naturale –come tipicamente accade nel pensiero gender che informa l’impianto concettuale del corso pedagogico in esame- è una forma di ideologia. In un ambito delicato come quello dell’educazione sessuale e affettiva è importante che lo Stato non imposti la formazione sulla base di un pensiero unico ma sia aperto alla libertà di espressione e di educazione.

Ha scritto Camille Paglia, filosofa statunitense, docente universitaria, lesbica dichiarata: “L’inserimento di attivisti militanti gay nelle scuole primarie fa più male che bene incoraggiando gli adolescenti a definirsi prematuramente come gay, quando in realtà molti sono dilaniati da instabilità, insicurezza e dubbio”.

 

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