Intervista ritratto con la deputata dei Verdi: "Come ero ingenua quando ho cominciato..."
BELLINZONA - Nelle ultime settimane è stata sotto i riflettori per una polemica senza esclusioni di colpi con Christa Rigozzi, prima, e Michele Fazioli, poi. Ma non è di questo che scriviamo, perché in questa intervista parliamo di lei, di Greta Gysin. Dopo Michele Bertini e Amanda Rückert (vedi articoli correlati qui sopra), la deputata dei Verdi è la terza protagonista delle interviste-ritratto con il "Futuro del Paese", ovvero con i giovani che cominciano a ritagliarsi uno spazio nell'arena politica. Greta Gysin è probabilmente la più nota, fra le ragazze e i ragazzi che partecipano alla gestione della cosa pubblica, quella che ha già un presente importante: ad aprile avrà infatti concluso il sesto anno di Gran Consiglio. E questo nonostante non abbia ancora trent'anni. Nel frattempo, come vedremo, ha accumulato esperienza, è diventata donna e certo non le mancano i progetti per il futuro, sia nella politica che nella vita privata.
Rispetto alla nouvelle vague dei politici cantonali, sei quella che ha più esperienza. Immagino che in questi anni sia cambiato molto il tuo rapporto con la politica.
“Sì, è vero. Rispetto a sei anni fa, come è normale, ho maturato una certa esperienza e le cose sono molto cambiate. Quando sono stata eletta in Gran Consiglio, a poco più di 20 anni, ero molto ingenua, questa è la verità. E la mia ingenuità politica mi ha portato in qualche occasione a farmi male. Poi le cose cambiano perché, non ce niente da fare, l’esperienza conta. Anche se non mi sento una veterana, ammetto che politicamente ho fatto più palestra istituzionale rispetto a tanti altri giovani. Ma ci sono parlamentari ben più allenati di me. E soprattutto non è cambiata una cosa in questi sei anni: non ho perso né il mio entusiasmo né la mia correttezza nei rapporti politici e umani, che è la cosa a cui tengo di più”.
Dici che la tua ingenuità ti ha portato qualche volta a farti del male. In che senso?
“Non voglio citare singoli episodi ma in passato mi è capitato di fidarmi un po’ troppo di alcune persone. Ho fatto confidenze che poi sono state strumentalizzate contro di me o contro le nostre posizioni politiche. Una cosa che io non ho mai fatto e non farei mai. Per carità, nulla di grave: si trattava di confidenze di poco conto, anche perché ho imparato in fretta…e poi con il tempo ho imparato anche a pormi nella maniera giusta nella comunicazione, per fare passare i messaggi in maniera corretta, senza essere fraintesa”.
Detto questo, hai ancora voglia di fare la parlamentare?
“Per intanto sì. Anche se è diventato più difficile conciliare l'attività politica con quella professionale. Da studente era un’altra cosa… Ma la voglia c'è ancora e penso anche le idee”.
Ti manca la vita da studente?
“No, perché la classica vita da studente l'ho vissuta poco proprio perché sono stata eletta giovanissima in Gran Consiglio e ho dovuto rinunciare a certi bagordi, dunque è difficile sentirne la mancanza”.
Cosa ti ricordi del tuo primo impatto con il Parlamento?
“Mi ricordo che mi aveva colpito che c'erano pochissime donne. È un fatto che all'inizio mi ha messo a disagio. E che ancora un po’ me ne crea, essendo una questione irrisolta”.
Entrando in Gran Consiglio, hai rivalutato qualche politico che prima, quando lo conoscevi solo attraverso i media, non apprezzavi?
“A dirti la verità non mi viene in mente un caso concreto, ma sicuramente essere i Gran Consiglio aiuta a conoscere meglio le persone. In particolare impari ad apprezzare chi affronta i temi approfondendoli con impegno. Ci sono deputati che fanno poco e finiscono regolarmente sul giornale, e deputati che fanno tanto e quasi nessuno li conosce”.
Nel 2011 hai tentato la corsa al Consiglio Nazionale. Non ce l’hai fatta ma la votazione personale è stata ottima. È un capitolo chiuso la politica federale o ci riproverai?
“Non penso che sia un capitolo chiuso. La politica federale è molto importante e spesso questo viene dimenticato in Ticino. Tutte le grande decisioni sono prese a Berna, anche se a noi ticinesi piace pensare che non sia così, a volte. E poi, a parte questo dato fondamentale, anche per le mie origini svizzerotedesche, io sento molto questa dimensione federale. Dunque ne riparliamo nel 2015”.
Parlamentare a Bellinzona, forse domani parlamentare a Berna, non ti piacerebbe un giorno affrontare l’esperienza in un Esecutivo?
“Sì mi piacerebbe prima o poi, se ce ne sarà l’occasione, provare l'esperienza di Governo. Anche perché mi sembra un lavoro più concreto rispetto a quello del parlamentare. E io sono una persona estremamente pragmatica, non amo i massimi sistemi”.
In questi sei anni sei cresciuta come politica, ma anche come persona, immagino. Come sei cambiata?
“Adesso sono una donna, prima ero poco più che un adolescente. Negli anni ho smussato un po' gli spigoli del mio carattere in certe ambiti. Ma alla fine neanche troppo. La Greta è sempre la Greta. E la spontaneità non si è annacquata: magari in modo meno irruento ma dico sempre quello che penso”.
Dimmi della Greta in amore, oggi.
“L'amore è centrale. Per una persona come me piena di impegni politici e professionali, avere accanto una persona che comprende questo continuo trotterellare, è un punto fondamentale per avere stabilità ed equilibrio. L’amore è dunque il porto sicuro dove approdare dopo le mie lunghe giornate per mare”.
Stai pensando di mettere su famiglia?
“È chiaro che alla soglia dei 30 anni queste domande me le faccio eccome. Probabilmente, in questo momento, sarebbe difficilmente conciliabile con il resto della mia vita. Ma la prospettiva c’è di sicuro”.
E del dolore che mi dici?
“Ti dico che ho una soglia della resistenza molto alta. Mi capita di vivere dei grandi momenti no, ma ho la capacità di superarli in tempi relativamente brevi”.
Nel senso che sei di ferro? Non piangi mai?
“No, no, piango, piango tanto, e nemmeno troppo di nascosto. Ho pianto anche per questioni politiche. Mi ricordo, ad esempio, di averlo fatto al termine del dibattito in Gran Consiglio sulla centrale a carbone di Lünem. Mi faceva star male il modo con cui si era sorvolato su alcune nostre obbiezioni umanamente importanti come lo sfruttamento minorile in Colombia per l’estrazione del fossile che poi sarebbe stato bruciato in Germania. Quindi non sono di ferro, anzi. È che una volta che mi sono sfogata, riesco rapidamente a riprendere in mano la situazione”.
Dimmi una cosa che ti fa arrabbiare.
“È un po’ quello che è racchiuso nel caso di Lünen che ti ho appena raccontato: l'indifferenza rispetto ad alcune questioni che toccano la condizione e il destino delle persone. Mi fa male e mi fa arrabbiare tantissimo”.
E cosa fai quando ti arrabbi?
“Vado a correre”.
Dimmi invece una cosa che ti fa felice.
“Poter passare del tempo con i miei amici della prima ora, quelli di sempre. Loro mi vedono ancora come Greta e non come la deputata Gysin. E quando sto con loro posso essere me stessa fino in fondo senza dovermi giustificare”.
E una cosa che ti fa paura?
“Tendo a vivere alla giornata e se si vivi così non si ha tempo di avere paura. Ma, pensandoci bene, una risposta c’è: mi spaventa l’universo e l’idea dell’infinito che ti porta a riflettere su temi come la presenza della vita sulla Terra oppure sulla nostra dimensione di esseri umani, sulle nostre vite, sulla nostra quotidianità, così minuscole rispetto all’immensità del cosmo. E da quel percorso si spalancano sempre grandi domane difficili e ansiose. Ecco, questo è un pensiero che cerco di non fare ”.
Mi fai il nome di un politico che stimi particolarmente a livello internazionale?
“Te ne faccio due. Uno è banale: Barck Obama mi piace tantissimo sia per la sua oratoria e sia perché mi dà sempre la sensazione di essere una persona pulita. Il secondo nome è quello di Aung San Suu Kyi, la leader birmana premio nobel per la pace, per la sua tenacia e il suo coraggio”.
E invece in Ticino un politico di un altro schieramento che ti piace?
“Io apprezzo le persone che hanno il coraggio delle proprie opinioni, anche a costo di andare contro il pensiero comune e contro il proprio partito. Tra quelle attualmente con una carica istituzionale penso a Giovanna Viscardi. Anche se non si fa notare tanto, lavora tantissimo, porta sempre tesi ben argomentate, e anche lei ha il coraggio di andare contro il suo partito, quando è necessario. Credo che sia una virtù importante per un politico”.
Mi fai una fotografia del rapporto tra giovani e politica?
“Nei partiti storici anche se c'è qualche giovane, lo spazio è ancora troppo limitato. E forse, anche a causa di questo, nei ragazzi c'è un po' di disaffezione. Come vedi è un cane che si morde la coda. Di sicuro c’è una cosa: quando si discutono in Parlamento certi temi, si nota chiaramente come i giovani hanno una visione alternativa che spesso spalanca altre prospettive anche agli adulti. Il che dimostra che per la ricchezza del dibattito, e per assumere buone decisioni, il punto di vista dei giovani è fondamentale. E ce ne vorrebbero di più in Gran Consiglio”.
Il tuo libro preferito?
“Il mio libro preferito resta “Q”, il romanzo scritto a quattro mani sotto lo pseudonimo di Luther Blisset. Ultimamente ho amato tantissimo Shantaram, dello scrittore australiano Gregory David Roberts. Consiglio”.
Che musica ascolti?
“Leohnard Cohen è la passione musicale costante della mia vita. Per il resto ascolto di tutto, tranne la musica da discoteca che proprio non riesco ad apprezzare”.
E i film?
“Ecco una cosa che mi manca della mia vita da studente zurighese: vedere i film in lingua originale! Per rispondere alla domanda…adoro Tarantino e non vedo l’ora di vedere il suo ultimo film Django. È incredibile come riesce a sviluppare il suo splendido humor da sequenze spesso crudissime. E poi riesce sempre a scovare attori eccezionali”.
Per finire ancora due domande politiche. La prima: i Verdi, dopo la vittoria alle ultime cantonali, sono a un punto di svolta. Cosa devono fare secondo te per crescere ancora?
“Io credo che la nostra sfida principale nei prossimi mesi sarà quella di sganciarci da tutti gli stereotipi che abbiamo incollati addosso, anche per colpa nostra. I Verdi sono cambiati e sono un partito aperto e moderno a cui persone di vario orientamento ideologico potenzialmente potrebbero dare il voto. Dalla capacità di far passare questo messaggio dipenderà il nostro successo in futuro. Essendo giovani e non avendo legami con vari poteri parastatali e sindacali, abbiamo in questo senso un grande vantaggio che altri partiti non hanno”.
Tra tanti anni, quando terminerà la tua carriera politica, cosa ti piacerebbe lasciare al futuro del Paese?
“Il Ticino senza un secondo tubo nel Gottardo. Può sembrare propaganda ma non lo è. Da quella decisione, che verosimilmente prenderemo nei prossimi due anni, dipenderà tantissimo il futuro di questo Paese, sia da un punto di vista della qualità della vita, che della mobilità, che dell’economia. Darò tutta me stessa affinché il Ticino eviti di intraprendere una via demenziale e suicida come quella del raddoppio del Gottardo”.
AELLE