L'ex presidente alla vigilia del congresso: "Condivido il posizionamento del partito, ma mancano alcune decisioni coraggiose..."
Fulvio Pelli, come giudica i primi 4 anni di presidenza di Alessandro Speziali?
"Speziali ha posizionato il partito un po’ a destra del Centro. Io condivido quel posizionamento, che corrisponde alla posizione classica di un’elettrice o elettore liberale radicale. Ma mi mancano alcune decisioni coraggiose volte alla lotta contro la burocratizzazione dello Stato, non solo sempre più caro, ma soprattutto sempre più invadente, con le sue leggi fastidiosamente puntigliose, costruite sulla base di una latente sfiducia verso le competenze e le qualità della cittadinanza. Regole inutili e inutili permessi per spostare un muro o modificare il contenuto di un locale; regole esagerate e inutili permessi per aprire e svolgere un’attività economica: troppa è la disattenzione nell’esecutivo e nel legislativo sulle conseguenze del legiferare sempre e solo sulla base dei suggerimenti interessati dell’amministrazione, costosa e pericolosamente dominante. Nel suo prossimo periodo di presidenza Speziali deve dare una svolta a favore del liberalissimo principio che della cittadinanza ci si può fidare e non si deve invece sistematicamente diffidare. Ad esempio rilanciando l’offensiva che vuole ridare ai Comuni, molto più vicini alla cittadinanza, molte competenze che il Cantone ha loro sottratto".
Una delle principali critiche che viene mossa al PLR è quella di essere troppo ‘statalista’ e filogovernativo. Condivide? E in cosa dovrebbe migliorare il Partito in vista della tornata elettorale?
"Il PLR non è né statalista né filogovernativo. È un partito che si muove secondo i principi che il nostro sistema costituzionale ha istituito, che spinge chi lavora nelle autorità a collaborare anche con chi la pensa diversamente, alla ricerca di un consenso produttivo. Lo fa coerentemente da più di 175 anni, da quando è stata promulgata la geniale costituzione federale del 1848, che ha ridimensionato il ruolo di ogni maggioranza autoritaria, anche di quella liberale. Oggi però, in un sistema molto polarizzato e ricco di reciproche intransigenze, nel quale il comunicare è più importante del fare, domina nei media classici e moderni, e quindi influenza la popolazione, soprattutto chi non discute ma preme, afferma e ambisce ad un potere più assoluto. L’operazione di potere non riesce quasi mai, ma illude. La scarsa predisposizione al dialogo produce invece compromessi fragili e di scarsa qualità. A questo tipo di compromessi il PLR non deve più cedere, se necessario restando anche da solo: ma con idee, progetti e proposte molto chiare".
Dopo 12 anni di Christian Vitta al Governo è auspicabile un cambiamento? E ritiene che il PLR dovrebbe lasciare il DFE?
"Invertiamo la domanda: se Vitta chiedesse al PLR di poter lasciare il seggio in governo per affrontare nuove sfide, cosa dovrebbe fare il PLR? Secondo me offrirgli una nuova interessante sfida: gli uomini e le donne di valore sono utili anche se cambiano funzione. Quello delle finanze e dell’economia è un Dipartimento ingrato, perché le finanze è estremamente difficile gestirle e un po’ tutti vogliono farlo al tuo posto, senza rispettare le regole della prudenza. Se i conti vanno bene, non si guadagnano consensi, perché è normale. Ma se vanno invece male, non si raccolgono che critiche. Ma è il Dipartimento più importante ed è giusto ringraziare chi lo dirige e chi ci lavora con dedizione".