Ecco il rapporto stilato dai servizi comunali: cosa fa la Fondazione ESASO, chi ne fa parte e i dettagli dell'accordo. Intanto il Comune litiga con la Fondazione culture della pace
LUGANO - Villa Saroli, che sorge al centro di un ampio parco in viale Stefano Franscini, di fronte all’ex Banca del Gottardo, è senza dubbio una delle più belle testimonianze dell’architettura borghese di inizio Novecento a Lugano. Di proprietà del Comune, è stata finora sede del Dicastero attività culturali, che però sta traslocando in altre strutture.
Ora, nell’attività di censimento dei beni pubblici, voluto dal Municipio anche alla luce delle difficoltà finanziarie dalla Città, è emerso un accordo che vincola Villa Saroli alla Fondazione Scuola europea di studi avanzati di oftalmologia (ESASO), nata a Lugano nel 2008. Ed è emerso, soprattutto, che la Fondazione occupa, e occuperà fino al 2016, gli spazi di Villa Saroli senza versare un solo franco d’affitto. Nemmeno simbolico. La qual cosa ha fatto storcere il naso al sindaco Marco Borradori e non solo.
Il Municipio ha così chiesto un rapporto dettagliato sulla situazione ai servizi della Città. Nel Consiglio di fondazione, presieduto dal dottor Giuseppe Guarnaccia, oftalmologo di Reggio Calabria, fanno parte, oltre ad alcuni medici italiani, anche il presidente dell’Università della Svizzera italiana, Piero Martinoli, e l’ex sindaco Giorgio Giudici, che creò il contatto tra l’ESASO e il Comune.
“La Fondazione – si legge nel rapporto stilato all’attenzione del Municipio – ha lo scopo di fornire ausilio e contributi a tutte le iniziative della Scuola europea di studi avanzati di oftalmologia realizzate in Europa e nel mondo per la formazione e il perfezionamento di medici e personale ausiliario in oftalmologia (…), Il valore aggiunto di ESASO è quello di organizzare corsi di formazione in tutto il mondo sfruttando l’esperienza di professori provenienti da vari paesi, potendo contare sulla collaborazione di professori di fama mondiale e sul supporto di svariate università e di centri di eccellenza”.
Inizialmente, si legge sempre nel rapporto, ESASO ha contato sul supporto logistico dell’USI, che ha messo a disposizione spazi e aule, consentendole di organizzare lezioni teoriche e pratiche.
Ma “gli spazi messi a disposizione per l’attività decisionale e amministrativa (riunioni del Consiglio di fondazione e segretariato permanente) erano tuttavia insufficienti. La disponibilità di locali di un certo prestigio era indispensabile per poter mantenere a Lugano la sede e le attività di carattere scientifico”.
In effetti, la Fondazione in questi anni si è data da fare: ha organizzato diversi moduli formativi richiamando a Lugano alcune centinaia di partecipanti.
Inizialmente, l’ESASO avrebbe dovuto trovare spazio nei locali dell’ex casa comunale di Breganzona, assegnati nel 2008 a un’altra fondazione, quella “per le culture della pace”. Non si riuscì però a convincere la presidente di quest’ultima, la professoressa Amy Diana Colin, a cedere all’ESASO parte dei locali che le erano stati assegnati. Inoltre, “le aspettative riposte nella Fondazione per le culture della pace erano state ampiamente disattese. L’onorevole Giudici era profondamente deluso, tant’è vero che, assieme agli altri membri ticinesi (l’editore Giampiero Casagrande e l’avvocato Giorgio Foppa) aveva dimissionato dal Consiglio di fondazione”.
Così, scartata la possibilità di utilizzare alcuni uffici dell’ex casa comunale di Viganello, non sufficientemente rappresentativi, “all’onorevole Giudici venne l’idea di utilizzare Villa Saroli, che sarebbe stata presto liberata dal personale del DAC e del LAC. Venne elaborata una convenzione, poi sottoposta al Municipio, che l’ha approvata il 9 gennaio 2013”. In base a tale convenzione, l’ESASO ha a disposizione un ufficio al primo piano di Villa Saroli e da giungo di quest’anno disporrà di altri uffici, oltre alla sala riunioni al secondo piano (ma non in esclusiva). A carico della Fondazione restano le spese di arredamento, telefoniche e di pulizia.
Questo è quanto e ovviamente gli interrogativi non mancano soprattutto sulla gratuità dell’operazione. Anche perchè poco comprensibile oggi, alla luce delle note difficoltà finanziarie della Città.
Sull’altro versante, quello della Fondazione delle culture della pace, i rapporti tra Città e professoressa Colin si sono nel frattempo degradati: la signora si è finora rifiutata di sgomberare i locali di Breganzona tanto che i servizi comunali hanno proposto al Municipio di procedere all’esecuzione forzata dello sfratto, con sostituzione delle serrature.
emmebi