Il domenicale mette in luce la figura del direttore del DGE, Claudio Chiapparino e la sua appartenenza a Comunione e Liberazione. Mentre sul giornale leghista Quadri conferma la sua linea: "Quei 42 dimoranti rispettavano i criteri"
LUGANO – Nella bufera sul Progetto Lavoro, il piano occupazionale della Città di Lugano al centro da giorni dell’attenzione politica e mediatica, si innesta un nuovo elemento: il movimento Comunione e Liberazione. Lo evidenzia oggi il domenicale il Caffè.
“Le polemiche sul " Progetto lavoro" di Lugano e la contestata nomina, poi annullata, di Claudia Burgarella, a responsabile eventi del Lac, ha portato alla luce una ramificazione rimasta sinora sottotraccia nella mappa ticinese del potere ciellino: il dicastero Giovani ed eventi, diretto da Claudio Chiapparino, esponente di primo piano di Cl”, scrive il Caffè.
Famiglia di origini pugliese, nato a Schmerikon, Canton San Gallo, ricostruisce il Caffè, Chiapparino ha studiato nella Friborgo di Eugenio Corecco, nel 1993 Chiapparino viene assunto come coordinatore del nuovo Ufficio delle attività giovanili, nel 2000 è tra i fondatori del Dicastero giovani ed Eventi di cui diventa direttore.
“Sono gli anni del trio di ferro Giorgio Giudici, Giuliano Bignsca e Giorgio Salvadè, della Lega emergente e di Cl che di poltrona in poltrona estende la sua rete – annota il domenicale -. Si consolida così un potere che connoterà anche negli anni a venire la politica luganese. Dello scomparso Salvadè, medico ed icona del leghismo ticinese, Chiapparino è il pupillo e il continuatore ideale della Sotell, la cooperativa per l'organizzazione di eventi e l'occupazione giovanile che lavorerà molto per il Comune”.
Chiapparino riesce con successo ad animare la scena culturale e giovanile, scrive il Caffè, ma osserva un artista luganese citato dal giornale, "Trasferendo in città con anni di ritardo quell'effimero delle estati romane dell'assessore Nicolini, che non ha sedimentato né cultura né creatività locale".
Chiapparino moltiplica gli eventi creando opportunità di occupazione per i tanti ragazzi del "Progetto lavoro" gestito dal suo dicastero, “aprendo pure per molti di essi sicure passerelle verso un'assunzione in pianta stabile nel Comune. Più eventi organizzati più ragazzi del Progetto lavoro occupati, mirabile sinergia, anche se i maligni sostengono che Chiapparino abbia avuto sempre un occhio di particolare di riguardo per i ragazzi di Cl senza lavoro, non importa se ticinesi o italiani magari senza il permesso giusto. Ma si sa, Comunione e liberazione ha un forte senso della comunità al di là delle frontiere”.
Questo il quadro messo il luce dal Caffè.
Anche il Mattino della domenica torna oggi sul caso del Progetto Lavoro. “Da due settimane si monta la panna contro il progetto lavoro della Città di Lugano. L’obbiettivo, evidentemente, è quello di fare politica partitica contro la Lega, visto che il dicastero che ge¬stiva il progetto lavoro, il DGE (Dica¬stero giovani ed eventi), è stato del Nano fino alla sua prematura scom¬parsa. Mentre da aprile 2013 è passato a Lorenzo Quadri”.
È lo stesso Quadri a ribadire che nella scelta dei partecipanti al Progetto Lavoro non vi sono state anomalie.
“Vi hanno partecipato 444 persone. Di queste, 323 erano cit-tadini svizzeri, ovvero circa il 73%. Gli stranieri sono stati 121, di cui 79 con permesso C e 42 con permesso B. I dimoranti sono dunque stati il 9.46% del totale, una percentuale piccola. Oltre il 90% dei partecipanti al progetto lavoro erano svizzeri o domiciliati. Da notare che di questi 42 permessi B, la stragrande maggioranza viveva sul territorio da svariati anni; alcuni anche da due decenni. Solo quattro casi si trovavano in città da un periodo compreso tra 6 mesi ed un anno: si trattava di persone giunte per ricongiungimento familiare e a forte rischio di caduta in assistenza”.
Il caso scoppiato dopo la nomina, poi annullata dal Municipio, di Claudia Burgarella al LAC, ha suscitato parecchi interrogativi e anche diverse interrogazioni e prese di posizione da parte dei gruppi in Consiglio comunale. Le cifre fornite giovedì scorso dal Municipio, di per sé, non dicono molto, al di là della percentuale del 10% di partecipanti al Progetto Lavoro in possesso di un semplice permesso di dimora, che Quadri ritiene “piccola”.
Il Municipio ha chiesto un rapporto anche al servizio del personale della Città, che si attende per la prossima seduta. Ora la vicenda si ingarbuglia a causa del “fattore Cl” sollevato dal Caffè. Probabilmente la cosa giusta - e dovuta - da fare è verificare esattamente il percorso – precedente e successivo alla partecipazione al Progetto Lavoro – di quei 42 titolari di un semplice permesso di dimora. Bisogna capire chi erano, come sono arrivati e da quanto risiedevano a Lugano –ricongiungimenti famigliari? rischio di assistenza? -, e qual è stato il loro successivo sbocco professionale.
emmebi