POLITICA E POTERE
Barche e patente nautica, Regazzi denuncia l'ennesima disparità di trattamento. Ticinesi penalizzati sui laghi svizzeri rispetto agli italiani
Il consigliere nazionale interroga il Governo segnalando l'iniquità della deroga concessa da Berna: gli italiani possono pilotare senza patente barche fino a 40 cavalli, i ticinesi fino a 8

BERNA – I ticinesi che possiedono una barca con motore superiore agli 8 cavalli sono obbligati a fare la patente nautica per pilotarla sui laghi Verbano e Ceresio. Gli italiani no: possono tranquillamente entrare in territorio elvetico senza patente pilotando barche con una potenza fino a 40 cavalli, cinque volte superiore! Alla faccia della parità di trattamento.

Partendo da questa palese iniquità, il consigliere nazionale Fabio Regazzi ha presentato in questi giorni un’interrogazione al Consiglio federale.
Il problema tocca soprattutto chi possiede una piccola barca, e non motoscafi. Tocca in particolare moltissimi ticinesi appassionati di pesca. E suscita sacrosante proteste da alcuni anni, da quando cioè la Confederazione ha accettato (ma guarda un po’) la richiesta italiana di consentire ai propri cittadini di navigare senza patente sui laghi Verbano e Ceresio.

Chiede Regazzi: “Come giustifica il Consiglio federale la disparità di trattamento nell'obbligo di avere una patente nautica tra natanti svizzeri e italiani, sancita dalla Convenzione fra l’Italia e la Svizzera per la disciplina della navigazione sul Lago Maggiore e sul Lago di Lugano del 2010? Il Governo intende intervenire per ovviare a questa situazione discriminante?”.

Come sempre la Svizzera è molto disponibile a salvaguardare gli interessi degli stranieri e molto meno propensa a favorire quelli dei propri cittadini.

“Punto nodale dell'accordo italo-svizzero – scrive Regazzi - è costituito dall'impegno assunto dalla parte svizzera di riconoscere l'esenzione dall'obbligo di patente nautica per la conduzione dei natanti italiani con motore fino a 30 Kw (40 cavalli, ndr), e per le barche a vela, nelle acque svizzere, in cambio dell'adozione da parte italiana di un contrassegno che segnala la tipologia del natante. Le autorità svizzere non hanno per contro ritenuto di dover estendere le medesime disposizioni ai propri cittadini, mantenendo l'obbligo di patente nautica per i natanti a motore di potenza superiore a 6 Kw (8 cavalli). Si è così venuta a creare una disparità di trattamento”.

Orbene, per quale recondito motivo un italiano può navigare nelle nostre acque con un’imbarcazione fino a 40 cavalli di potenza (cosa che gli consente la legge italiana nelle acque italiane), mentre un ticinese deve forzatamente fare la patente, seguendo tra l’altro corsi che costano 100 e più franchi all’ora, senza dire di tutto il resto?

È un problema di sicurezza? Vogliamo che chi naviga sui laghi in territorio elvetico abbia la “certificazione” di essere in grado di pilotare correttamente una barca che raggiunge certe velocità? Ma perché questa regola non vale allora anche per gli italiani? Nascono forse piloti provetti?

Qualcuno dirà: la stessa cosa vale per le moto, per le quali in Italia non c’è obbligo di patente specifica mentre in Svizzera sì. Senonché qui si tratta di una regola che tocca solo i due laghi italo-svizzeri. Allora: o le regole valgono per tutti, oppure, se si fanno eccezioni, si adeguano le regole stesse e non si penalizzano i cittadini svizzeri rispetto agli stranieri.

La misura più logica sarebbe stata quella di aumentare l’esenzione dalla patente nautica per motori fino a 20 cavalli (non si vede la necessità di autorizzare potenze superiori), che bastano e avanzano per le piccole barche – applicando questa regola a tutti coloro che navigano in acque svizzere, senza creare disparità di trattamento -.

In più, si poteva approfittare dell’occasione per rendere obbligatorio almeno un esame teorico (su venti, regole di navigazione, ecc) per tutti coloro che guidano una qualsiasi barca a motore fino a quella potenza. Invece no: la burocrazia ha partorito l’ennesima disparità di trattamento.

La presunta reciprocità dell’accordo starebbe nel fatto che un ticinese che ha la barca, poniamo, a Cannobio può utilizzare senza patente un motore fino a 40 cavalli. Fantastico!

Oltre a quanto detto finora, il limite degli 8 cavalli pone seri problemi di sicurezza in caso di vento o di temporali improvvisi: diversi pescatori del Verbano non sono più riusciti a rientrare in porto e hanno dovuto lasciare la loro barca in attracchi di fortuna, proprio perché in caso di vento forte una barca con motore di 8 cavalli diventa ingovernabile. 

E Regazzi sottolinea anche questo aspetto: “Non ritiene il Consiglio federale che, già solo per ragioni di sicurezza, sarebbe opportuno adeguare la normativa?”.

emmebi

 

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