9 febbraio: l'Italia boccia il modello ticinese per applicare l'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa". Gentiloni lo ha detto a Burkhalter. E adesso si fa più dura
E il motivo è facilmente intuibile: con i 60'000 frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per venire a lavorare nel nostro Cantone, un'applicazione della clausola di salvaguardia su base cantonale e non nazionale, come propone il modello ticinese, colpirebbe soprattutto i cittadini italiani rispetto a quelli degli altri lavoratori europei confinanti con la Svizzera
BERNA – Prevedibile: all'Italia non piace la soluzione elaborata dal Ticino per applicare l'iniziativa del 9 febbraio. E il motivo è facilmente intuibile: con i 60'000 frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per venire a lavorare nel nostro Cantone, un'applicazione della clausola di salvaguardia su base cantonale e non nazionale, come propone il modello ticinese, colpirebbe soprattutto i cittadini italiani rispetto a quelli degli altri lavoratori europei confinanti con la Svizzera.
Secondo quanto riferisce il il "Tages-Anzeiger", nel corso del recente incontro tra i ministri degli esteri dei due Paesi, Didier Burkhalter e Paolo Gentiloni, Roma avrebbe fatto chiaramente intendere di non gradire la soluzione ticinese, il così detto bottom up elaborato su incarico del nostro Consiglio di Stato dal professor Michael Ambühl, preferendo una soluzione che sia standard per tutto il Paese.
È chiaro che in vista dei futuri negoziati tra la Svizzera e l'Unione Europea, l'opposizione di un Paese come l'Italia rischia di essere un ostacolo insormontabile nella già complessa trattativa.
Insomma la matassa si fa sempre più intricata da sbrigliare. Anche perché, sul fronte interno, l'idea della clausola di salvaguardia su base cantonale trova sempre più consenso.