Nel giorno dell'addio al leader maximo, l'autore di Gomorra fa a pezzi la figura dell'ex presidente di Cuba: "Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare"
L'AVANA - "La storia mi assolverà". È la frase simbolo della vita di Fidel Castro, scomparso ieri all'età di 90 anni. Il leader maximo la pronunciò in gioventù, quando subì il processo e la condanna per il primo tentativo di ribellione al dittatore Fulgencio Batista, che riuscì a rovesciare nel 1949.
Ma quelle parole ben riassumono, dal suo punto di vista, tutta l'esistenza di Fidel e dei suoi oltre 40 anni alla guida di Cuba. Una storia lunghissima e controversa che, certo, secondo i castristi, poteva subire la condanna della cronaca per i singoli atti dell'ex presidente, ma trovando poi l'assoluzione nel bilancio della storia.
Così, tuttavia, non la pensa Roberto Saviano. Lo scrittore in un post pubblicato su Facebook ha usato parole durissime per commentare la morte di Castro, in netta controtendenza con le opinioni in chiaroscuro giunte da tutto il mondo.
"Morto Fidel Castro, dittatore. Incarcerò qualsiasi oppositore, perseguitò gli omosessuali, scacciò un presidente corrotto sostituendolo con un regime militare", ha scritto Saviano.
"Fu amato per i suoi ideali che mai realizzò, mai. Giustificò ogni violenza dicendo che la sanità gratuita e l'educazione a Cuba erano all'avanguardia, eppure, per realizzarsi, i cubani hanno sempre dovuto lasciare Cuba non potendo, molto spesso, far ritorno", la chiosa dello scrittore.