Scoppia una durissima polemica tra il direttore del Mattino e l'alto funzionario federale dopo l'articolo di quest'ultimo dedicato al fenomeno delle migrazioni: "Perché non scrive dei fallimentari investimenti di AET quando lui era presidente?"
Ma andiamo con ordine. Nell’articolo pubblicato su OL il Segretario di Stato, ha sganciato una serie di siluri chiamando in causa politici di destra e di sinistra: da Norman Gobbi a Lisa Bosia Mirra. E, come si diceva, anche il Consigliere Nazionale leghista. Con queste parole: “Tutto sta nella quantità tollerabile (di migranti, ndr.), e le opinioni su di essa possono divergere moltissimo. Non solo a dipendenza della sensibilità personale, ma anche della contingenza. Anche al biondino che pontifica sul Mattino risulterebbe difficile non tirare a bordo chi sta annegando sotto i suoi occhi. Gli è più facile rinfacciare ogni Domenica alla consigliera federale Sommaruga di volere le frontiere aperte. Che è una balla”.
“Da un lato considerazioni che non hanno nulla di originale, dall'altro fregnacce”, esordisce Quadri nella sua replica. “Si salva un po' verso la fine (ma come: non erano i leghisti populisti e razzisti a dire che chi vuole far entrare i finti rifugiati li deve anche mantenere a proprie spese?)”.
“Quando Blocher dirigeva l'attuale Dipartimento Sommaruga - entra quindi nel merito il direttore del Mattino - una qualche differenza rispetto alla conduzione odierna c'era. Ed infatti il PS, assieme al PPD, ha ordito il golpe per estromettere dal governo l'odiato "tribuno". Bel tentativo, da parte del signor quasi ex segretario di Stato, di sdoganare la teoria, molto PLR, del "margine di manovra nullo" (Sadis docet). Chissà perché, ma c'è come l'impressione che la verve dialettica di questo recordman delle cadreghe statali (grazie ex partitone) cominci ad esaurirsi. Diversamente dalla sua boria”.
Quindi, l’affondo finale: “Visto che l'alto funzionario federale ha la penna facile, in una prossima puntata potrebbe magari illuminarci con qualche considerazione a proposito dei fallimentari investimenti all'estero dell'Azienda elettrica ticinese (AET) quando lui ne era il presidente”.