Intervista a tutto campo al presidente del PPD: "Imputare le difficoltà del PPD alle polemiche su Argo degli scorsi mesi è miope"
Nelle prossime settimane il Partito popolare democratico dovrà calare le carte. La Commissione cerca, coordinata dal vicepresidente Marco Passalia, sta cercando di comporre i tasselli che formeranno la lista per il Consiglio di Stato per le elezioni dell’aprile 2019. Poi gli organi del partito dovranno decidere e ratificare. E sulla ‘formazione’ che giocherà la partita per il Governo c’è molta attesa e, come accade in questi casi, un po’ tutti si sentono allenatori.
Se ormai appare come scontata la ricandidatura del ministro uscente, Paolo Beltraminelli, di nomi se ne sono fatti diversi nel corso dell’estate: l’economista Michele Rossi, il dottor Angelo Pelloni, il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni, il vice presidente Giorgio Fonio, il direttore di TicinoTurismo Elia Frapolli… Ma anche quello del presidente, Fiorenzo Dadò, o di Fabio Bacchetta-Cattori, deputato di lungo corso ed ex presidente del partito…
Proprio quest’ultimo oggi su La Regione ha ribadito la propria disponibilità a scendere in campo.
“La grave situazione di difficoltà nella quale si ritrova il Ppd alla vigilia delle elezioni cantonali che non va sottovalutata – in ogni singolo distretto – specie da chi è chiamato a decidere la lista per il Consiglio di Stato – ha detto -. Quello che è accaduto in questo ultimo anno e mezzo (il caso Argo1, ndr], ha messo molto in difficoltà il Ppd. E così, mentre stavo pensando di concludere il mio impegno politico e avevo già annunciato la rinuncia a ricandidarmi in Gran Consiglio, mi è stato chiesto di non lasciare il campo”.
E ancora: “Negli ultimi anni ci siamo elettoralmente indeboliti, ma negli ultimi due abbiamo pure subito un indebolimento istituzionale, dentro il governo e dentro il parlamento, mai vissuti in precedenza. Occorre dunque rafforzarci di nuovo, nell’interesse del Cantone stesso”.
Forenzo Dadò, condivide questa analisi? Il PPD è un partito in difficoltà?
Bacchetta-Cattori ha esposto il suo punto di vista, che è senz’altro legittimo. A mio modesto parere è un giudizio interessante ma timoroso, oltre che limitato al piccolo Ticino. In tutta Europa i partiti storici vivono momenti di grossa difficoltà, pressati dall’ondata populista e sovranista che ha sconquassato lo scacchiere politico. Tornando al Ticino, imputare le difficoltà del PPD alle polemiche su Argo degli scorsi mesi è miope: da parecchi anni il nostro partito vive una crisi legata all’indebolimento dell’elettorato di riferimento, senza che nessuno sia riuscito a trovare un rimedio o una proposta convincente. Ma guardiamoci attorno. La perdita di consenso vale anche per l’altro partito di centro, il PLR, che negli ultimi anni ha perso la maggioranza in Governo con un consigliere di Stato e le poltrone di sindaco a Lugano e Bellinzona, le due città più importanti del Cantone. Il tema di fondo non cambia: anche in Ticino i partiti storici soffrono del vento che soffia sull’Europa e del quale beneficiano a piene mani forze politiche come la Lega e l’UDC.
Che fare, quindi?
Il nostro obiettivo a corto termine è confermare il seggio in Governo e mantenere i seggi in Gran Consiglio. Se lavoriamo bene e uniti potremo farcela. In questo senso, è chiaro che il PPD dovrà presentare per il Consiglio di Stato una lista con candidature che generino una forte competizione e discussione, sia interna che esterna. Una mia eventuale candidatura rientrerebbe semmai in questo discorso: se il cambiamento che abbiamo bisogno passa anche dal mettersi a disposizione in una contesa elettorale particolare come questa, lo si fa e non ci si deve tirare indietro. Occorre anche dire che chi ha paura dei confronti democratici non è idoneo a ricoprire cariche dirigenziali in un partito e tantomeno a dirigere un Dipartimento in Governo. La lista che proporremo mi auguro sappia consentire agli elettori di decidere che linea desiderano seguire in futuro.
Lei parlava dei partiti di centro che hanno perso consensi… Ma mentre Lega e UDC hanno stretto un patto di collaborazione, che sfocerà quasi certamente in una lista unica per il Consiglio di Stato, voi e il PLR ve le suonate di santa ragione…
Le dico una cosa: i liberali hanno sprecato un’occasione d’oro, perché un’alleanza strategica con il PPD, avrebbe forse consentito al PLR di tornare ad essere il partito di maggioranza in Governo. Ma le collaborazioni non le costruisci a cinque minuti dalla mezzanotte, si fanno giorno dopo giorno con i fatti, non con le parole. L’obiettivo logico di partiti come i nostri è quello di costruire insieme un progetto comune per ridare una prospettiva positiva a questo Paese.
Discorso chiuso, dunque, quello di un’alleanza al centro?
Non lo so, nulla può essere escluso a priori anche se attualmente la vedo difficile nel clima attuale. Di sicuro nella prossima legislatura dovremo comunque valutare se ci saranno le premesse o meno di costruire un’alleanza concreta con le forze di centro. Così come avviene oggi non si può sperare di governare bene il Paese.
Uno dei temi che ha tenuto banco negli ultimi mesi è stato quello dei rimborsi spese dei ministri – il caso ‘Rimborsolopoli’ -, ma adesso viene fuori che anche voi granconsiglieri avete percepito più del dovuto: 10 centesimi in più al chilometro per l’uso della vostra auto, 70 invece di 60…
Si, è vero, ci è stato comunicato settimana scorsa. È stato un errore contabile da parte dell’Amministrazione, che va immediatamente corretto. Se ai deputati è stato versato più di quanto gli spettava per legge, deve indiscutibilmente essere restituito. Se le verifiche in corso lo confermeranno, lo stesso vale anche per il Consiglio di Stato e per l’ex cancelliere dello Stato, Giampiero Gianella, il quale a quanto ci risulta non intende restituire i doppi stipendi di fine mandato e tantomeno i circa 30'000 franchi versatigli dalla Regio Insubrica per il ruolo che svolgeva in tempo di lavoro. In linea di principio, quanto è stato percepito in eccesso, anche in buona fede, ma senza base legale, va restituito.
Il caso ‘Rimborsopoli’ ha posto però un problema di controllo e di verifica da parte dell’Amministrazione…
Assolutamente sì: un problema di gestione generale del denaro pubblico. Quello che è emerso in questi mesi, e mi riferisco anche al caso Argo1 dove gli uffici contabili hanno pagato fatture senza i necessari controlli, è che non c’è o non c’è stato un sufficiente accertamento sulle modalità di utilizzo dei soldi pubblici. Dico di più: lo stesso Controllo cantonale delle finanze, organismo che dovrebbe garantire la sorveglianza, non è in condizione di svolgere efficacemente il suo lavoro. Bisogna quindi porre rimedio a queste lacune.
Come?
Credo che sia tempo di pensare ad un nuovo organismo totalmente indipendente, sul modello per esempio di una corte dei conti, che possa garantire la massima trasparenza e soprattutto una verifica efficace. Certe cose succedono non necessariamente in malafede ma per errori amministrativi o per superficialità, ma poi, per tutta una serie di alchimie politiche, si possono trasformare in scandali che riempiono le pagine dei giornali e i servizi alla TV, come si è visto in più occasioni negli ultimi anni. Dobbiamo evitare nel modo più assoluto che questo accada ancora, ma lasciando le cose come stanno secondo me verranno alla luce altri problemi di questo genere e ci saranno nuove polemiche.
Nei giorni scorsi, riferendosi alla vertenza tra Daniele Finzi Pasca e il LAC lei ha scritto su Facebook: “Ultimamente solo diatribe, colpi bassi, rapporti che si deteriorano tra le persone. Prima le schermaglie senza esclusione di colpi sul Cardiocentro, che hanno creato un muro sempre più alto e che sembra aver compromesso seriamente la possibilità di dialogo. Adesso si aggiungono quelle che stiamo vedendo al LAC, un'eccellenza che onora tutto il Ticino e che sarebbe da stolti incrinare”…
Guardi, quello tra Cardiocentro e EOC è una problematica che si conosceva da tempo. La mia impressione è che non sia stato gestito con sufficiente tempestività e che lo si sia sottovalutato, anche dal Governo. In questo momento i rapporti sono tali che la vertenza ha assunto una brutta piega. Prima delle elezioni conviene far calmare le acque, nell’interesse di tutti. Dopo l’aprile del prossimo anno bisognerà poi cercare una soluzione di compromesso, per salvaguardare l’unica cosa che interessa veramente ai cittadini e ai pazienti, ossia l’alta qualità delle cure e della ricerca in quest’ambito così importante.
Sempre oggi, sul Corriere del Ticino, l’ex presidente del PLR di Lugano, Giorgio Grandini, vi ha tirato una stilettata velenosa. Non solo a voi, ma anche ai vertici del suo partito. Ha scritto: “Neppure il volgare attacco dell’avversario storico, il PPD (che ha ‘invitato’, con toni arroganti e quasi fascisti, gli iniziativisti a ‘tornare a casa loro’, vuoi a prendere la via dei mari), ha risvegliato dal torpore quello che sempre più appare come una caricatura del glorioso Partito liberale radicale (ex partitone, come lo definisce la Lega), che ha fatto, in passato, le fortune del nostro cantone”.
Si può anche concordare sul fatto che i toni della nostra presa di posizione siano stati un tantino eccessivi, ma la sostanza non cambia. L’iniziativa ‘Ticino Laico’ è un attacco alle radici, ai valori e all’identità del nostro Paese e servirà solamente ad esacerbare il dibattito in un momento storico già molto delicato.
Secondo lei la politica ha perso fascino e potere nell’opinione pubblica?
La politica conta ancora e in un modo o nell’altro conterà sempre, ma le cose sono cambiate rispetto ad alcuni anni fa. Oggi fortunatamente i cittadini possono informarsi attraverso molti canali e tutti sanno tutto di tutti, quindi il politico se vuole fare bene il proprio lavoro deve impegnarsi molto ad approfondire i temi, soprattutto se parliamo di temi complessi, che non si possono liquidare solo con slogan e frasi fatte. Poi però non basta, li deve saper spiegare con termini chiari alla gente, se no non verrà compreso e tantomeno verrà seguito . Siamo in una fase di transizione epocale che se sappiamo affrontare con positività e coraggio potrà essere positiva anche per la democrazia.