Il capogruppo UDC in Gran Consiglio: "Il salario minimo diventerà a medio-lungo termine il salario massimo di riferimento per 80/100mila lavoratori residenti"
BELLINZONA – “Il salario minimo senza l’applicazione dell’articolo Costituzionale “Prima i nostri” sarà un disastro per il Ticino”. A dichiararlo è il capogruppo UDC in Gran Consiglio Sergio Morisoli tramite una breve nota pubblicata sul proprio profilo Facebook.
“Il salario minimo – continua –, cura a breve termine per 12mila lavoratori di cui circa 7mila frontalieri, diventerà a medio e lungo termine il salario massimo di riferimento per circa 80mila/100mila lavoratori residenti (a parte quelli che lavorano per lo Stato e parastato). Salteranno i contratti collettivi diretti tra datori di lavoro e organizzazioni dei lavoratori, modello di successo svizzero”.
E ancora: “Le negoziazioni saranno inutili siccome sostituiti dal salario minimo di legge per i frontalieri ma di fatto massimo per i ticinesi. Non è il prezzo fisso del lavoro che ci proteggerà dal dumping e dall’effetto sostituzione, anzi, se pagar poco da immorale diventa legale...Solo la gestione intelligente della domanda e dell’offerta di lavoratori differenziando per settori economici ci può salvare da salari tendenti al basso, disoccupazione giovanile, emigrazione di cervelli e delocalizzazione di posti qualificati, fine della pace sociale tra categorie di lavoratori”.
“È la dinamica – conclude Morisoli – quantitativa di Domanda e Offerta di qua e di là dal Confine che va governata seriamente, cioè mettendo in pratica quello che il popolo ticinese ha voluto fissare nella costituzione. Il resto come dice una pubblicità è contorno, in questo caso: dannoso”.