POLITICA E POTERE
Salario minimo, l'UDC mette i paletti: "Solo se viene applicato 'Prima i nostri'"
L'UDC Ticino: "Un salario minimo senza vincoli sarebbe una cuccagna per gli italiani e un autogol per le lavoratrici e i lavoratori che devono sopravvivere in Svizzera"

BELLINZONA – “Introdurre un salario minimo in Ticino non ha nessun senso finché un numero crescente di datori di lavoro continuano a privileggiare i frontalieri e lasciano a casa i residenti”. L’UDC Ticino prende posizione e propone due emendamenti chiedendo di vincolare il salario minimo all’applicazione “Prima i nostri”.

“Un salario minimo – si legge nella nota – senza il vincolo del “Prima i nostri” sarebbe una cuccagna per gli Italiani e un autogol per le lavoratrici e i lavoratori che devono sopravvivere in Svizzera, sarebbe a medio termine un boomerang autolesionista. Perciò il gruppo UDC settimana prossima voterà contro il salario minimo in Gran Consiglio a meno che il Parlamento non obblighi il Governo ad applicare il “Prima i nostri””.

E ancora: “In questo senso l’UDC Ticino ha elaborato due emendamenti: il primo chiede al Governo di presentare un progetto di Legge per l’ applicazione del “Prima i nostri” entro la fine del 2020, e il secondo chiede che il Gran Consiglio lo voti entro la fine del 2021 per essere applicato”.

“Tre anni fa il popolo ticinese a larga maggioranza ha chiesto allo Stato di mettere un freno al dumping salariale dovuto all’afflusso sempre crescente di frontalieri, nel frattempo ancora aumentato. Il dumping salariale è una piaga e va combattuto. Ma combatterlo con il salario minimo senza vincoli vorrebbe dire “incendiare l’intero villaggio” per un effetto minimo, mentre che a medio termine penalizzerebbe i lavoratori ticinesi e residenti. Fatto sta che il salario minimo così proposto giova soprattutto ai frontalieri e sarà il salario massimo di domani per molti residenti”.

“Diventerà – continua il testo – il punto di riferimento (e la scusa) per abbassare i salari anche all’interno delle trattattive per i contratti collettivi o aziendali. Siamo convinti che dopo alcuni anni di riflessioni, oggi il Governo sia in grado di trovare e applicare delle misure per proteggere il mercato del lavoro indigeno a breve termine. La Confederazione ha dato luce verde al principio del “Prima i nostri”, dunque non c’è più nessuna ragione per non metterlo in pratica”.

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