Nell'attesa del Comitato cantonale di questa sera, la deputata non risparmia critiche al presidente: "La strategia l'ha proposta lui"
BELLINZONA - È fissato per questa sera alla Sopracenerina di Locarno il Comitato Cantonale del PLR. Sono passati una decina di giorni dal ballottaggio per il Consiglio degli Stati che ha escluso per la prima volta nella storia i liberali radicali dalla Camera alta. I liberali radicali si ritroveranno per analizzare la cocente sconfitta. C’è aria da resa dei conti. E inevitabilmente, come sempre accade in questi casi, sul banco degli imputati c’è l’Ufficio presidenziale con in testa Bixio Caprara.
Negli scorsi giorni il futuro del presidente è stato l’argomento principale nel dibattito interno al partito. Tra chi ne chiede la testa e chi è scettico su una sua sostituzione immediata. Anche perché tra pochi mesi ci sono le elezioni comunali e avviare un ricambio ai vertici in questa fase, viene visto da alcuni come una mossa azzardata.
Non la pensa così Natalia Ferrara che oggi sul Corriere del Ticino, non risparmia critiche a Caprara: “Proporre analisi, critiche e cambiamenti equivale a voler male al partito, comprometterne i prossimi risultati elettorali, o, peggio, regolare conti personali? Tutt’altro: è il conformismo semmai che danneggia. Le sezioni, ossia le donne e gli uomini impegnati nei Comuni, sapranno affrontare le prossime elezioni con esperienza, energia e attenzione ai temi locali. Sul piano cantonale, però, non si può far finta che non si sia già aperta una crisi, rimandando il tema al post elezioni comunali”.
“Alcuni esponenti del PLR - argomenta la deputata - hanno lamentato una conduzione ritenuta verticistica, muscolosa, «pilotata». Una formazione politica necessita certo di organizzazione e anche di gerarchia. Eppure, a maggior ragione in un partito ispirato dalla cultura liberale, occorre distinguere bene fra pilotare e indirizzare, imporre e ispirare. Che ci sia rigidità, peraltro, appare evidente già dalla reazione alle critiche, con il tentativo di spostare l’attenzione dal merito dell’azione liberale alla congiunzione con il PPD. Comodo, troppo, convogliare su questa unica e recente decisione la responsabilità dei risultati elettorali. In tutta onestà, seppur con evidenti criticità (già quella tempistica), credo che la congiunzione tecnica PLR-PPD non sia affatto il motivo principale della disfatta elettorale alle ultime federali. Devo ricordare che il PLR ha già perso alle elezioni cantonali dello scorso aprile?”
“Sulla congiunzione tecnica - sottolinea ancora Natalia Ferrara sul CdT - sono stati i vertici del partito, Ufficio presidenziale in primis, a sposarne la strategia e proporla agli organi di partito che l’hanno approvata. I medesimi vertici hanno deciso la composizione delle liste, poi ratificate come da statuto. Lo stesso vale per tutto il resto, dalla strategia di comunicazione decisa dall’Ufficio presidenziale e poi implementata dal segretariato, la natura degli eventi, l’attribuzione delle risorse, e via di seguito. Questo, peraltro, sia alle federali che alle cantonali, dove già non erano mancati scivoloni tanto verso la destra quanto verso la sinistra. Incomprensibile dunque la reazione del presidente PLR, apparentemente sorpreso che gli si chieda politicamente conto. La strategia politica è elaborata dall’Ufficio presidenziale: anche se approvata dagli organi di partito (e ci mancherebbe altro) ciò non significa che non sia più nella responsabilità di chi l’ha preparata, confezionata o, semplicemente, proposta”.
“Mi aspetto pertanto dal presidente - conclude la Gran Consigliera - che padroneggi la funzione definendo una linea chiara e dimostrando al contempo, ogni volta che è necessario, spirito critico, reattività, capacità di gestione dei conflitti e, non meno importante, riconoscimento degli errori. La figura apicale del partito non può rifuggire il confronto, anzi deve esserne il garante e promotore. Pensavo non fosse necessario doverlo precisare ma meglio farlo: non si tratta di giudicare l’uno o l’altro come persona, né di dispiacersi per uno o l’altro. Non si chiede la testa di nessuno ma di avere delle teste con cui parlare davvero, confrontarsi sul serio e, alla fine, anche decidere. Continuare con la stessa squadra oppure, per riaffermare il liberalismo nel panorama politico cantonale, occorre una forte discontinuità interna? La domanda, almeno da parte mia, non è retorica. Vorrei però una risposta vera e non di comodo. Normalmente, prima si fa l’analisi, e poi si può stabilire se e quale cambiamento sia necessario”.