Dadò, Fonio, Agustoni e Passalia chiedono che "il Consiglio di Stato preveda un importo adeguato per affrontare la situazione economica che si sta verificando in Canton Ticino". Circa 50 aziende hanno chiesto il lavoro ridotto
BELLINZONA – Il Consiglio di Stato dia una mano concretamente all’economia, forte anche dei 110 milioni ricevuti nella ripartizione degli utili della BNS, oltre ad istituire una task force.
Lo chiedono con una mozione urgente i popolari democratici Fiorenzo Dadò, Maurizio Agustoni, Giorgio Fonio, Marco Passalia.
“Ben lungi da noi voler ulteriormente drammatizzare una situazione già molto complessa, è evidente che se non si interverrà immediatamente ci saranno ripercussioni economiche e sociali molto pesanti, non da ultimo un aumento della sotto-occupazione. La politica ha quindi il dovere di reagire a queste avversità e adottare in tempi rapidissimi delle misure concrete a sostegno delle aziende e dei propri collaboratori, in particolare in quei settori che rischiano il collasso. Il Governo ticinese, come del resto già ventilato dall’on. Christian Vitta, oltre agli aspetti sanitari che sta affrontando con efficacia deve quindi tendere immediatamente una mano all’economia, alle associazioni e alla popolazione tutta in questa delicatissima fase. In considerazione di quanto precede il Gruppo PPD, con la presente mozione urgente, formula le seguenti proposte:
1. anche alla luce dell’importante versamento da 110 milioni di franchi da parte della BNS, il Consiglio di Stato preveda un importo adeguato per affrontare la situazione economica che si sta verificando in Canton Ticino a causa della diffusione del nuovo coronavirus;
2. il Consiglio di Stato istituisca rapidamente una Task force comprendente esperti,rappresentanti delle parti sociali (associazioni padronali, sindacati) e dell’autorità politica affinché, sulla base dell’analisi della situazione economica e del suo prevedibile sviluppo, propongano in tempi rapidi delle misure di contrasto alle conseguenze economiche negative della diffusione del coronavirus”, si legge.
Preoccupanti sono anche dei dati citati nel testo dai tre deputati. “Ad oggi sono già una cinquantina le aziende che in Ticino hanno chiesto di poter ricorrere allo strumento del lavoro ridotto. La cifra è stata fornita dal direttore della Divisione economia Stefano Rizzi. Per capire la gravità della situazione è sufficiente raccogliere i primi dati raccolti dalla Cassa Disoccupazione OCST, per numero di aziende che hanno presentato richiesta per il lavoro ridotto: nel settore industriale riguarda 12 aziende per circa 1’000/1'500 collaboratori; 3 le agenzie di viaggio legate al settore turistico che comprendono 600 collaboratori, 14 alberghi per 200/250 dipendenti e 2 pasticcerie comprendenti 12 lavoratori. Nel settore fieristico sono 8 i collaboratori coinvolti e un’azienda nell’ambito della progettazione che conta 7 dipendenti”. In pratica, almeno 2'300 sarebbero coinvolte dallo strumento del lavoro ridotto!
“Stando alle prime cifre ipotizzate dal Consiglio di Stato, le perdite per l’intera economia cantonale potrebbero aggirarsi attorno alle svariate decine di milioni di franchi. Settori molto importanti per l’intera regione come il turismo, la ristorazione, l’edilizia, il manifatturiero e l’ambito fieristico stanno subendo delle perdite molto gravi, tali da mettere in pericolo la continuità aziendale di diverse realtà”, scrivono ancora.
Dunque, dato che a quanto pare gli utili della BNS girati al Ticino saranno di 110 milioni, la richiesta popolare democratica è di metterne una parte a disposizione per combattere l’emergenza.