POLITICA E POTERE
Concessione di permessi, il PS (ri)attacca Gobbi e chiede "l'alta vigilanza sul Consiglio di Stato"
Lettera e interrogazione al Governo da Sirica e Durisch: "L’obiettivo è fare chiarezza sulle procedure e le prassi adottate dall’esecutivo e dal direttore del Dipartimento delle istituzioni"
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Il PS attacca Gobbi: "La legge va rispettata e non interpretata"

05 SETTEMBRE 2020
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Il PS attacca Gobbi: "La legge va rispettata e non interpretata"

05 SETTEMBRE 2020

BELLINZONA – Il Partito Socialista vuole vederci chiaro in merito al servizio di Falò del 3 settembre ‘La vita degli altri’. Dai socialisti è arrivato nei giorni scorsi un attacco frontale al direttore del DI Norman Gobbi chiedendo che “venga fatta chiarezza sulle sue responsabilità”.

Fabrizio Sirica e Ivo Durisch sono passati all’attacco e hanno chiesto l’attivazione dell’Alta vigilanza sul Consiglio di Stato

“Conformemente all’art. 57 cpv 2 della Costituzione cantonale – si legge nella lettera –, con la presente missiva chiediamo di attivare l’alta vigilanza sul Consiglio di Stato in relazione ai fatti emersi nel servizio di Falò (RSI) del 3 settembre “La vita degli altri”. Durante l’inchiesta giornalistica son stati messi in luce una serie di elementi estremamente preoccupanti, come controlli di polizia sproporzionati e gravemente invasivi della sfera privata ai danni di cittadini intenti a rinnovare il permesso di domicilio o per la concessione del permesso di dimora”.

O ancora “il non rispetto della giurisprudenza dei tribunali relativa ai criteri per rifiutare un permesso. Quel che è grave è che durante il servizio il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi abbia parlato di precisa scelta politica nel non rispetto delle indicazioni del tribunale. Richiediamo dunque l’attivazione dell’Alta vigilanza e della determinazione delle relative modalità. L’obiettivo è fare chiarezza sulle procedure e le prassi adottate dall’esecutivo e dal direttore del Dipartimento delle istituzioni, attribuendo le relative responsabilità politiche”.

Separatamente, i due deputati socialisti hanno inoltrato anche un’interrogazione per chiarire “la prassi del DI per stabilire il centro di interessi di cittadini dimoranti e domiciliati”

Di seguito le domande sottoposte al Governo

1.Quanti sono stati gli incarti evasi negli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 dall’Ufficio della migrazione/Sezione della popolazione conclusi con una revoca, mancata conferma o constatazione di decadenza di un permesso a persone straniere motivato dal fatto che il centro degli interessi personali non sarebbe stato in Svizzera?

2. Quante di queste decisioni sono state oggetto di ricorso al Consiglio di Stato?

3.Quanti ricorsi sono stati respinti e quanti accolti dal Governo?

4.Quante decisioni negative del Consiglio di Stato sono state oggetto di ricorso al Tribunale cantonale amministrativo?

5.Quanti ricorsi sono stati respinti e quanti accolti dal tribunale?

6.Che tipo di verifiche vengono condotte per arrivare a decidere se il

centro degli interessi personali di uno straniero è o non è in Svizzera?

7. Concretamente quanti atti di “indagine” vengono mediamente condotti dalla polizia cantonale e comunale per arrivare a decidere se il centro degli interessi personali di uno straniero è o non è in Svizzera?

8. Quanti atti di indagine sono stati svolti nel 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 (dati differenziati per anno)? Esistono prassi di “indagine” diverse a dipendenza del Comune di residenza?

9. Sulla base di quali norme giuridiche vengono svolti questi atti di “indagine”?

10. In che misura si ritiene ragionevole giungere alla conclusione che il centro degli interessi personali non sia in Svizzera di fronte a persone che vivono sole e lavorano tutto il giorno solo perché hanno un basso consumo elettrico o di acqua?

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