POLITICA E POTERE
Dopo il voto, il PC pensa ad agire: "Sinistra, fai così. Quei caccia saranno sotto controllo della NATO"
Secondo i comunisti, l'iniziativa UDC non era la soluzione contro il dumping: toccherà alla sinistra unirsi e rinnovarsi, difendendo la sovranità, diminuendo la dipendenza dall'UE e rinnovando l'azione sindacale

BELLINZONA - Il Partito Comunista, in fase di commento al voto, si sofferma su due temi: il no all'inziativa UDC e il sì all'acquisto dei caccia, provando a portare avanti misure concrete.

"Chi ha votato contro l’iniziativa popolare “per la limitazione” pensando di contrastare la xenofobia rischia di essersi illuso: il dumping salariale e la sostituzione di manodopera non diminuiranno e crescerà così la guerra fra poveri che alimenta il razzismo. Invitiamo a tal proposito i vertici nazionali dei sindacati che continuano a confidare nelle misure accompagnatorie e nella concertazione a cambiare strategia", scrivono i comunisti. "Chi invece ha votato a favore di questa iniziativa fidandosi dell’UDC come nuova paladina dei diritti degli operai, resterà deluso nel sapere che questi campioni di nazionalismo hanno in realtà sempre votato a favore delle liberalizzazioni economiche che hanno spalancato le frontiere ai capitalisti e ai manager europei che hanno contribuito a distruggere ad esempio il nostro servizio pubblico".

Sono parole dure: "Della recente campagna ricorderemo due cose: la detestabile retorica xenofoba degli iniziativisti, ma anche l’inaccettabile propaganda catastrofista degli europeisti. La bocciatura dell’iniziativa, se da un lato permette di tirare un po’ il fiato alla parte sindacale (che temeva la fine delle seppure deboli misure di accompagnamento), sarà purtroppo ben presto strumentalizzata dalla parte padronale per ottenere di più in termini di liberalizzazione economica e di integrazione nell’UE delle banche e delle multinazionali, intensificando lo sfruttamento dei lavoratori". 

Per il PC, la sinistra, "se vuole tornare in sintonia con i lavoratori, deve ora svegliarsi e - unita - porre al centro della propria azione quelli che secondo i comunisti sono tre elementi strategici. La difesa della nostra sovranità rispetto all'intenzione governativa e padronale di siglare l’Accordo quadro fra Svizzera e Unione Europea, che ci imporrà il recepimento passivo del diritto europeo a tutto svantaggio dei lavoratori, ma anche delle PMI e in generale del nostro sistema democratico. La necessità di una diversificazione dei partner commerciali della Svizzera: occorre diminuire la nostra dipendenza dall’UE per aprire maggiormente ai paesi emergenti soprattutto nell’area economica euroasiatica così da garantire la nostra stessa neutralità. Se non lo si farà il nostro Paese rischia non solo di unirsi al declino irreversibile del campo euro-atlantico, ma di finire invischiato nella nuova “guerra fredda” che USA e UE stanno lanciando contro Cina e Russia, che danneggerà la nostra economia. Il rinnovamento dell’azione sindacale slegata dai dogmi della pace del lavoro. Oltre a rilanciare la lotta per il salario minimo, occorre spingere per una maggiore protezione dai licenziamenti e la fine delle agenzie interinali che fomentano il precariato. Si rende necessario poi perseguire almeno il rispetto effettivo delle condizioni di lavoro vigenti in Svizzera, un aumento del termine di notifica e il deposito di un’adeguata cauzione per le aziende che distaccano lavoratori".

Per quanto invece concerne i caccia, si sottolinea come "l'esercito ha vinto, ma per soli 8'000 voti di scarto! E ciò, nonostante una campagna massiccia giocata su un sentimento di paura verso minacce vaghe, sul principio della difesa aerea e su una mitizzazione irrazionale delle forze armate. Il che corrisponde - piaccia o non piaccia - a una sconfitta politica per lo Stato Maggiore Generale e il Consiglio federale. Se nel 2014 l'analoga campagna relativa ai velivoli “Gripen” aveva visto 1'542'761 aventi diritto di voto esprimersi contro l'acquisto, quest'anno sul principio dell'aviazione militare i contrari sono stati 1'595'156 cittadini. Non solo registriamo quindi un aumento di persone che si pongono criticamente verso queste spese folli e di subalternità alla NATO, ma non ha funzionato nemmeno la vergognosa strumentalizzazione sessista della questione femminile da parte della propaganda governativa".

L'opinione del PC è chiara. "Questa sconfitta di misura impone anche al fronte pacifista e alla sinistra una riflessione. Oltre a chi già non era particolarmente amico dell’esercito, era importante provare a dividere il monolitismo borghese e militarista. Non a caso il Partito Comunista e il consigliere nazionale Bruno Storni hanno insistito sul fatto che gli aerei che il governo svizzero acquisterà avranno un vincolo tecnologico e informatico: la loro reale operatività sarà quindi decisa non a Berna ma presso la NATO, sottomettendo la nostra sicurezza nazionale e la nostra neutralità alle decisioni strategiche di un ben preciso campo geopolitico.  La lotta politica quindi per ristabilire la nostra neutralità militare non deve arretrare d’un passo, oggi più che mai dove vediamo gli USA e l'UE soffiare su una nuova "guerra fredda" bisogna agire e rilanciare il movimento per la pace".

Secondo il PC, ora bisogna cercare "il rimpatrio dei nostri soldati dal Kosovo e la fine di ogni missione militare all'estero sotto il controllo della NATO; impedire l’uso del nostro spazio aereo nazionale per azioni di ostilità contro paesi sovrani terzi da parte di qualsiasi aviazione militare straniera e sciogliere i recentissimi accordi bilaterali per la cooperazione bellica con l’esercito di Estonia e USA siglati in aprile approfittando della pandemia."

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