L'avvocato chiassese interviene duro sulla Regione contro il presidente uscente del PLR e torna a proporre la sua soluzione per uscire dal caos giustizia
di Renzo Galfetti*
Accetto volentieri il dibattito proposto da Natalia Ferrara sulla Regione di sabato scorso sul caso del Ministero Pubblico. Natalia ha una bella penna e molte delle considerazioni che esprime sono condivisibili (leggi qui).
Dal suo articolo traspare però un certo riserbo, un freno, forse dovuto alla gara in corso per la presidenza del Plr. Freno che il presidente uscente non ha avuto con le sue esternazioni maldestre, sbrigative e superficiali, da arrogante nostalgia del regime, esposte al recente convivio di quel partito. Il primo impatto positivo dell’articolo di Natalia è quindi quello di aver rimesso il campanile al centro del villaggio e di aver implicitamente indicato le esternazioni di Caprara quali opinioni personali. Il Plr è infatti un partito serio, con indubbi meriti e non gli appartengono atteggiamenti intolleranti palesemente a difesa di qualche roccaforte conquistata per un pelo e di nulla importanza politica. Roccaforte che, se vi fosse, o fosse pretesa, sarebbe assai preoccupante.
Il secondo, ben più importante tema positivo indicato da Natalia riguarda la necessità urgente di una riforma strutturale e organizzativa, con eventuale potenziamento, del Ministero Pubblico. Se ne parla da decenni.
E qui purtroppo si impongono due critiche a Natalia: innanzitutto il suo attacco a Norman Gobbi è fuori posto, giustificabile solo dal condizionamento del comizio latente e incombente. La colpa del ritardo nella riforma del MP non è infatti di Gobbi, avversario politico di Natalia, o almeno non solo sua: il progetto di riforma, con diverse alternative, era infatti stato informalmente messo in consultazione già nel 2017, quindi in tempo utile prima della scadenza del periodo di nomina dei procuratori di fine 2020, ma è stato affossato pressoché da tutti gli interpellati, refrattari per diverse, spesso poco nobili ragioni, a qualsivoglia cambiamento.
Si dice che in ogni crisi c’è un’opportunità. È verissimo: la crisi attuale del MP cancella tutte le resistenze egoistiche e indolenti che hanno sinora affossato ogni progetto di riforma. La politica ne approfitti.
E qui mi aspettavo che Natalia si esprimesse, come fra l’altro aveva chiaramente fatto intendere in un recente dibattito a Matrioska. Natalia è infatti perfettamente consapevole che se si procedesse subito con le nomine dei 20 procuratori e del PG per altri 10 anni, per altri 10 anni almeno dovremo convivere con la situazione attuale, nessuna riforma essendo fattibile e applicabile prima dell’anno 2031.
Chi sostenesse il contrario mostrerebbe ingenuità o nanismo politico.
Certo, siamo a 5 minuti a mezzanotte, l’attuale periodo decennale di nomina dei PP scade il prossimo 31 dicembre. Come uscirne quindi? Se ne esce evitando pastrocchi, non schivando l’oliva e senza paura delle soluzioni semplici. Semplice sarebbe infatti darsi un anno di tempo (12 mesi, non di più, con scadenza fissa) per riformare radicalmente struttura e organizzazione del MP con effetto dal primo gennaio 2022. Ovviamente prorogando di 12 mesi l’attuale periodo di nomina di tutti i procuratori e sostituendo gli eventuali partenti solo per il periodo di nomina in corso.
Con lo scontato applauso della nostra Costituzione che fissa a 10 anni la nomina a garanzia dell’indipendenza dei Magistrati ma che si compiacerebbe di vedersi assecondata, una tantum, in misura abbondanziale.
*Avvocato - Articolo apparso sull'edizione odierna della Regione